Banche popolari: pro e contro, favorevoli e contrari, correttivi possibili alla riforma

Simone Casavecchia

9 Febbraio 2015 - 10:39

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La riforma delle banche popolari riscuote l’apprezzamento di Ignazio Visco; meno entustiasti i rappresentanti delle popolari che hanno già elaborato degli strumenti operativi per correggere il testo di un decreto su cui il Governo non sembra voler fare retromarcia.

Banche popolari: pro e contro, favorevoli e contrari, correttivi possibili alla riforma

Le principali reazioni istituzionali alla riforma delle Banche Papolari sono emerse a margine del XXI° Congresso Assiom Forex, tenutosi a Milano nel fine settimana appena conclusosi: la trasformazione delle 10 maggiori banche popolari in Spa viene benedetta da Ignazio Visco mentre le posizioni delle figure apicali delle stesse banche interessate al provvedimento si muovono tra un tiepido apprezzamento e la necessità di compiere un percorso di riforma condiviso che preveda dei correttivi all’originale disegno di riforma del Governo che, dal canto suo, sembra sempre più intenzionato a tirar dritto con l’ennesimo decreto. Ecco chi sono i favorevoli e i contrari, chi ci guadagna e chi ci perde.

L’apprezzamento di Bankitalia
Accanto al Governo si è schierato nettamente Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia che ha fatto sua l’opinione espressa dal Ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan affermando che

"il sistema italiano deve adeguarsi al nuovo quadro internazionale (...) ciò non vuole dire soccombere a un non meglio definito capitale straniero ma accrescere e avere capacità organizzativa produttiva e patrimoniale in un contesto piu ampio di quello nazionale".

Le affermazioni di Ignazio Visco sembrano essere motivate dalla necessità di accrescere la solidità patrimoniale e organizzativa delle banche popolari italiane che, pur avendo fatto cospicui miglioramenti da quando sono state sottoposte al controllo della BCE (8 su 10) potrebbero ancora migliorare i propri bilanci attraverso una riforma che, limitando di molto il potere dei piccoli azionisti, attraverso l’eliminazione del voto capitario, favorirebbe manovre di razionalizzazione dei costi e del personale che verrebbero apprezzate non solo dalla Banca d’Italia ma anche dalla stessa BCE.

Le preoccupazioni delle Banche Popolari
Opinioni differenti, seppur nella consapevolezza che quella delle banche popolari è una riforma ormai segnata, sono emerse, sempre a margine del Congresso Assiom Forex, dai vertici delle maggiori banche popolari.
L’Ad di Banco Popolare, Francesco Saviotti, ha rilevato che, pur credendo che i 10 maggiori istituti di credito cooperativo tra 18 mesi diventeranno certamente delle Spa, è possibile introdurre dei necessari correttivi a questa riforma. Per questo Saviotti ha notato come, a suo modo di vedere, la scelta del decreto (per rendere operativa la riforma) sia del tutto improbabile, dal momento che tale riforma richiede un percoso condiviso.
Dello stesso parere Alessandro Vandelli, Ad di Banca Popolare dell’Emilia, secondo il quale la riforma, introdotta ex abrupto dal Governo, richiede necessariamente delle attenuazioni e dei correttivi che consentano di gestire il processo di trasformazione, in maniera condivisa.
Quel che preoccupa maggiormente l’Ad di Bper, come gli amministratori delle altre popolari, che hanno avanzato anche qualche dubbio sulla costituzionalità del provvedimento, è la possibilità che le popolari, una volta trasformate in Spa, risultino maggiormente esposte all’azione dei fondi speculativi che potrebbero arrivare a detenerne quote maggioritarie a dettarne le condizioni in modo molto più semplice che in passato (pericolo che, tra l’altro, potrebbe concretizzarsi molto facilmente, considerato l’acquisto di un numero molto elevato di azioni delle popolari, immediatamente prima della presentazione del decreto). La necessità maggiore, secondo i vertici delle popolari, è mettere in campo un disegno di riforma che individui figure che diano comunque (anche dopo la trasformazione in Spa) stabilità alla governance di istituti di credito che, precedentemente, potevano annoverare anche fino a 90000 soci.
Quel che occorre è conservare alcuni meccanismi e alcune caratteristiche del mondo del credito cooperativo anche con l’introduzione del nuovo modello societario della Spa, avvalendosi di processo di riforma lento (iter parlamentare e non decreto) che consenta di attenuare gli effetti della riforma decisa dal Governo Renzi.

Il progetto di Banca Popolare di Vicenza
E’ stato Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza ad annunciare un progetto che sarà presentato tra poche settimane e che introdurrà il modello della Spa Ibrida,

"per salvaguardare la storia del mondo cooperativo dell’istituto"

In base a questo modello, pur dando per assodata la cancellazione del principio del voto capitario, viene associato ad esso lo strumento delle azioni a voto multiplo per gli azionisti stabili e anche un limite al possesso azionario (si parla del 3-5% dall’attuale 1%).

In questo modo sarebbero introdotti, a livello operativo gli strumenti che consentirebbero di evitare la scomparsa dei piccoli azionisti-dipendenti e soci storici come associazioni e fondazioni e al tempo stesso favorire l’ingresso di investitori istituzionali.

Altro strumento che potrebbe essere proposto e, auspicabilmente, introdotto come correttivo è quello del doppio canale di voto: in questo caso sarebbe mantenuto il voto capitario (una testa un voto) e, accanto ad esso, sarebbe introdotta anche un’altra modalità di voto in cui il peso del voto sarebbe direttamente proporzionale alla quota di capitale detenuto. In tal modo si darebbe un’adeguata rappresentanza agli investitori istituzionali senza mortificare il voto di soci storici e piccoli azionisti.

Meno probabile, rimane, invece, la possibilità di mantenere la forma cooperativa che molti operatori del comparto delle popolari, ritengono ancora quella migliore.

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