BCE: tassi di interesse bloccati, ma siamo ancora in crisi

Felice Di Maro

3 Ottobre 2013 - 12:44

BCE: tassi di interesse bloccati, ma siamo ancora in crisi

Il tasso di interesse di riferimento della Banca Centrale Europea è ancora allo 0.50% come Mario Draghi aveva lasciato intendere ed è quasi certo che resterà invariato anche nei prossimi mesi. Il Consiglio direttivo della Bce che si è tenuto a Parigi ha messo in evidenza che la crescita reale del PIL nell’area euro nel secondo trimestre è stato positivo e dopo sei trimestri che era stato negativo e gli indicatori di fiducia fino a settembre confermano il progressivo miglioramento dell’attività economica in generale. La nostra politica monetaria - ha dichiarato Draghi - continua ad essere orientata verso il mantenimento del grado di accomodamento monetario garantito dalla prospettive per la stabilità dei prezzi e la promozione di condizioni di mercato monetario stabile.

Ma ci sarà una graduale ripresa dell’attività economica? Il Consiglio direttivo conferma che le aspettative dei mercati finanziari sono quelle che i tassi di interesse di riferimento della BCE debbono restare fermi o addirittura inferiori per un periodo prolungato di tempo. Ok. Non è chiaro però come si possa avere una visione complessiva solo in funzione dell’inflazione anche se è stimata nel medio periodo. Si tenga conto che la debolezza ampiamente evidente a livello di base nei vari paesi dell’euro offre poteri di acquisto di salari, stipendi e pensioni con economie regionali fragili proprio in funzione di una dinamica monetaria molto lenta quale è quella dell’euro. La conseguenza ad esempio in Italia è che la disoccupazione giovanile ha superato il 40%.

Cosa significa che la politica monetaria è accomodante? Significa che la moneta unica che è l’euro funziona bene solo per i mercati finanziari. La sovranità monetaria è nelle mani dei poteri finanziari che non sono controllati e ne tanto meno verificati in funzione delle condizioni sociali delle economie locali e si hanno squilibri gravi che stanno modificando anche gli stili di vita che si stanno riconvertendo sempre più verso condizioni di povertà assoluta.
I miglioramenti complessivi nei mercati finanziari ben visti dalla scorsa estate sembrano progressivamente facendosi strada solo attraverso l’economia reale e questo significa che la crisi non interessa questi mercati. Dimostri Draghi il contrario! Tutto ciò è stato possibile per i progressi compiuti sulle leve fiscali nei vari stati e in particolare di quelli del Mediterraneo.

Chiaramente i redditi reali hanno beneficiato recentemente di inflazione generalmente inferiore? No! La disoccupazione nella zona euro rimane alta e gli adeguamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continuerà a pesare sull’attività economica. In pratica gli investimenti pubblici diminuiscono continuamente e di conseguenza anche quelli privati.

La Bce dice che i rischi al ribasso sono tali per i prezzi delle materie prime nel contesto delle rinnovate tensioni geopolitiche e questo è un problema mondiale però la domanda globale prevista dalla Bce non c’è stata. Al riguardo la Bce continua a dire che ci vogliono riforme strutturali nei paesi dell’area dell’euro proprio per incentivare gli investimenti e si mette in evidenza che la loro attuazione è lenta o insufficiente.

Vuole che si facciano ulteriori passi decisivi per stabilire un’unione bancaria ma questo contribuirà a raggiungere questo obiettivo? No. Per la Bce invece pare di sì. Riformare il sistema bancario servirà solo a creare nuovi disoccupati.

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