Nell’analisi delle aspettative per l’appuntamento di domani con la Banca Centrale Europea, il Wall Street Journal scrive: la BCE manterrà allo 0.75% i tassi di interesse, ma bisognerà prestare particolare attenzione alle parole del governatore Mario Draghi, soprattutto se dovesse fare riferimento all’attuale aumento del valore dell’Euro sui mercati finanziari.
La BCE è da sempre poco propensa al taglio sui tassi di interesse, ma ci sono diverse questioni in Francia e in Germania che, come sottolineato dall’analisi che riportiamo di seguito, minacciano la fragilità della zona Euro e potrebbero far aumentare le pressioni sulla banca centrale.
Taglio ai tassi di interesse: l’approccio BCE
Questo giovedì il presidente della Banca Centrale Europea avrà la possibilità di rivolgersi alle crescenti preoccupazioni di alcuni politici riguardo al fatto che l’Euro stia diventando troppo forte, al punto di minacciare il pallido recupero economico previsto per i paesi dell’Eurozona.
L’anno scorso, Draghi è riuscito con successo a smuovere il sentiment negativo nei confronti dell’Euro quando fu costretto ad intervenire per arginare gli effetti della crisi in alcuni paesi dell’Eurozona, come la Grecia, che sembravano sul punto di dichiarare il default. Ad ogni modo, la Banca Centrale Europea segue da vicino il recente apprezzamento della moneta unica e, durante la conferenza stampa del mese scorso, Draghi ha espressamente detto che il tasso di cambio dell’Euro rimaneva nella media storica.
Alla prossima conferenza stampa, che si terrà domani, gli investitori presteranno particolare attenzione ad ogni possibile segno di cambiamento.
Marco Valli, economista UniCredit intervistato dal Wall Street Journal, dice: "qualsiasi uso di espressioni come "svalutazione competitiva" o "guerra di valute" indicheranno che la BCE sia più preoccupata dell’apprezzamento dell’Euro, di quanto in realtà ci aspettiamo".
Secondo gli analisti, storicamente la BCE preferisce gli interventi verbali in materia di valute, oppure interventi congiunti ad altre banche centrali piuttosto che i tagli ai tassi di interesse. Nel novembre del 2007, Jean-Claude Trichet, ex presidente BCE, spiegò che "interventi brutali" sui tassi di cambio non sono auspicabili, sottolineando la posizione di quelle che erano le autorità USA nei confronti del "dollaro forte", il cui mantenimento era "interesse degli Stati Uniti".
BCE sotto pressione? Il ruolo della Francia
Ciò che potrebbe mettere sotto pressione politica la BCE è il tasso di disoccupazione. Il panorama della Zona Euro mostra circa 26 milioni di disoccupati.
Dall’inizio dell’anno, l’euro è stato apprezzato dell’oltre 3.5% sulla base degli scambi, rendendo così più costose le esportazioni a livello mondiale, da parte dei molti paesi membri che nel frattempo vivono un periodo di recessione economica.
Al Parlamento Europeo, Hollande ha detto sostanzialmente che l’Eurozona dovrebbe ripensare alla propria posizione storica sui tassi di cambio, perché il valore della moneta unica non deve "fluttuare" in base ai cambiamenti d’umore del mercato.
La proposta di Hollande è quella di "avviare le necessarie riforme del sistema monetario internazionale, altrimenti stiamo chiedendo ai nostri paesi di compiere sforzi sulla competitività che sono annullati dal valore dell’Euro".
La politica francese è da tempo opposta all’idea che il mandato della BCE abbia come target soltanto l’inflazione. Alle istituzioni Europee è data poca influenza per combattere nell’arena delle valute, dove molti paesi difendono a spada tratta politiche monetarie sui tassi di cambio che spingano le economie a partire dalle performance sul mercato delle esportazioni.
Taglio ai tassi di interesse: perché escluderlo
Secondo gli analisti UniCredit, ogni apprezzamento del 10% sull’Euro, riduce la crescita economica dello 0.7% su base annua, dopo un periodo di 9 mesi.
L’impatto di un Euro troppo forte nelle regioni economiche che sono ancora deboli "potrebbe riaprire la porta al taglio sui tassi di interesse", dice Carsten Brzeski, economista alla ING di Bruxelles. Tuttavia, questa porta al momento sembra essere ancora chiusa, soprattutto dopo che lo scorso mese Draghi ha detto come la decisione di lasciare invariati i tassi di interesse sia stata "unanime". La BCE sembra anche pronta ad accettare condizioni monetarie più strette, dopo che le banche hanno iniziato a ripagare i fondi monetari presi in prestito dalla BCE al momento peggiore della crisi del debito, circa un anno fa.
Tutti e 50 gli economisti intervistati dal Dow Jones Newswires ritengono che la BCE possa lasciare invariati i tassi di interesse al minimo storico dello 0.75% per il settimo mese consecutivo. Perché le condizioni dei mercati finanziari, per altro citate dallo stesso Draghi durante la scorsa conferenza stampa, hanno continuato a migliorare nelle ultime quattro settimane.
L’Euro forte fa bene all’economia, pare.
Questa situazione, sembra faccia bene all’economia e secondo alcuni, stanno già maturando i frutti. Ci sono segni evidenti che i miglioramenti sui mercati stanno filtrando verso l’economia reale. Gli indici PMI della zona Euro stanno migliorando, secondo i dati riportati da Markit. Allo stesso modo, il migliora la fiducia nei confronti dell’economia.
Tuttavia, il recupero sembra fragile e squilibrato tra i membri della zona Euro. Le vendite al dettaglio nell’Eurozona sono scese in maniera evidente a Dicembre, segnando il calo più profondo da aprile 2012.
Qualsiasi suggerimento da parte di Draghi che la ripresa possa essere ritardata oltre la seconda metà dell’anno, potrebbe indicare che la BCE si stia preparando ad operare un nuovo taglio ai tassi di interesse. Specie dopo che l’inflazione raggiunge il minimo di 26 mesi a gennaio, al di sotto del 2%, in linea con il target della BCE "vicino, ma al di sotto del 2%".
Un taglio ai tassi di interesse porterebbe probabilmente all’avvio di nuove tensioni con la Germania, proprio quando il rally della moneta unica contribuisce a rinforzare la fiducia nei confronti dell’economia. Christian Schulz, ex funzionario BCE ora economista alla Berenberg Bank, sostiene che la forza dell’Euro rifletta il calo dei timori verso la possibilità di rottura dell’Euro e contribuisce contemporaneamente al miglioramento della credibilità delle banche tedesche.
Anche alcuni funzionari tedeschi, consapevoli dell’importanza delle esportazioni per la Germania, hanno espresso un certo allarme nei confronti dell’attività del Governo Giapponese nell’indebolimento della propria valuta e sono allo stesso tempo preoccupati che la BCE possa essere trascinata nella corsa al ribasso. Il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha detto che la politica giapponese si basa su un’interpretazione falsa e sbagliata di ciò che sono gli scopi della politica economica.
La fragilità dell’Eurozona
I mercati possono portarsi via con un attimo tutto quello che hanno dato. L’aumento delle tensioni politiche in Spagna e in Italia, e il salvataggio della banca olandese SNS, sottolineano la fragilità del recente rally dell’Eurozona.
Conclude Brzeski:
"Dato l’alto rischio che ancora percorre la zona Euro, si tratta di un rally che difficilmente potrà durare a lungo. Tuttavia, l’intervento della Banca Centrale Europea, che sia verbale o meno, diverrà sempre più probabile se il rally dell’Euro dovesse continuare".
| Traduzione a cura di:
Federica Agostini |
Fonte: Wall Street Journal |
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