BCE: i dati sulla disoccupazione non sono esaurienti, c’è molto di più. Ecco tutta la verità sul mercato del lavoro del blocco svelata dalla Banca Centrale Europea.
I dati sulla disoccupazione in Europa non dipingono in modo adeguato la situazione reale, secondo la BCE, e non rispecchiano per nulla il mercato del lavoro del blocco.
La rivelazione sulla disoccupazione arriva nientemeno che dalla Banca Centrale europea che domani pubblicherà un bollettino economico comprensivo di queste nuove verità sul mercato del lavoro dell’Eurozona che a quanto pare è meno in salute di quanto sembra.
Come abbiamo avuto modo di osservare grazie alle rilevazioni dell’Eurostat, il tasso di disoccupazione dell’Eurozona è ormai fermo al 9,5%, livello al quale è arrivato più velocemente di quanto stimato, il tutto in virtù della ripresa economica. Le rivelazioni della BCE sembrano però dipingere un quadro totalmente diverso e di certo meno positivo.
Secondo quanto affermato dalla Banca Centrale il dato sulla forza lavoro “sprecata” dovrebbe essere di circa il doppio rispetto all’attuale che non rispecchia per nulla il contesto lavorativo dell’Eurozona. Insomma, la situazione disoccupazione è peggiore di quanto si creda, parola di BCE.
BCE su disoccupazione: il quadro reale
Come accennato, insomma, il mercato del lavoro dell’Eurozona versa in condizioni peggiori rispetto a quelle mostrate dai dati. La BCE ha affermato che la mancata crescita dei salari, necessaria per raggiungere l’obiettivo di inflazione al 2%, è una diretta conseguenza di tali dati “irreali” sulla disoccupazione, ossia della discrepanza tra eccesso di forza lavoro e reali opportunità di impiego.
La Banca Centrale europea ha aggiunto che nonostante il tasso di disoccupazione sia sceso, altre stime mostrino un quadro peggiore. Ci sarebbe infatti un 3% della popolazione dell’Eurozona, parliamo di circa 7 milioni di individui, appartenente alla categoria relativa alla sottoccupazione, ossia quella costituita da tutte quelle persone che vorrebbero lavorare di più - si pensi soltanto alla crescita dei contratti part-time. Secondo quanto riportato dalla BCE, il problema dei sotto-occupati è particolarmente evidente in alcuni paesi tra cui la Francia e, ovviamente, l’Italia.
Ad un quadro sull’occupazione già piuttosto negativo si aggiunga poi un altro 3,5% della popolazione dell’Eurozona che si trova in età da lavoro ma in condizioni di inattività. In tal senso la BCE fa riferimento a coloro che non cercano più lavoro nonostante sia disponibile, i cosiddetti scoraggiati. Tutti questi elementi hanno portato la BCE a stimare un tasso di inutilizzo delle capacità lavorative dell’Eurozona al 18% (15% se si escludono i disoccupati di lunghissimo periodo e il lavoro svolto dai sotto-utilizzati).
BCE su disoccupazione giovanile
La disoccupazione giovanile, fa notare la BCE, rappresenta un problema piuttosto grave per diversi paesi, tra cui, ancora una volta l’Italia. Nel 2016 il tasso di disoccupazione giovanile dell’Eurozona è sceso al 21%, ma è comunque rimasto a +6% rispetto al 2007, dunque a prima della crisi.
La BCE ha messo in luce come nel resto dell’Eurozona i giovani rimangano disoccupati per meno tempo rispetto agli altri. Ciò, tuttavia, non è osservabile nel caso italiano: nel Belpaese il lasso di tempo in cui si rimane disoccupati è praticamente identico per giovani e meno giovani. Cosa fare, allora, per affrontare almeno il problema della disoccupazione giovanile? Secondo la BCE bisognerebbe prendere in considerazione 4 strade.
In primis bisognerebbe migliorare la qualità e l’importanza del mercato del lavoro nel campo dell’istruzione; si pensi ad esempio allo sviluppo dei sistemi di apprendistato. Poi bisognerebbe assicurare un sistema “responsabile” di fissazione dei salari, inclusi quelli minimi. Poi ancora per la BCE bisognerebbe sia rafforzare il ruolo dei servizi pubblici di inserimento, sia implementare politiche attive sull’occupazione. Il tutto sia fornendo supporto al disoccupato durante le fasi di transizione del mercato, sia accrescendo le possibilità di impiego.
Infine, per risolvere almeno il problema della disoccupazione giovanile, per la BCE sarebbe necessario aumentare la flessibilità degli orari di lavoro con lo scopo di facilitare la combinazione tra occupazione e istruzione e anche in modo da semplificare la transizione da una fase all’altra. È questo, insomma, il reale quadro della disoccupazione e del mercato del lavoro secondo la BCE.
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