Oggi è il giorno della BCE: Mario Draghi è pronto a schierare l’artigliera pesante per fronteggiare il rischio di deflazione. Schroders Italia si aspetta un piano di QE
Oggi la BCE è chiamata a rispondere in modo efficace al rischio di deflazione, soprattutto dopo la lettura preliminare di maggio del dato sull’indice dei prezzi al consumo nell’eurozona. Il tasso di inflazione è risultato pari allo 0,5%, più basso dello 0,7% di aprile (lo stesso risultato che si attendevano anche gli analisti finanziari). Ciò implica che Mario Draghi - alla luce delle dichiarazioni rilasciate nel corso del meeting dell’8 maggio scorso, quando preannunciò imminenti contromisure al rischio deflazionistico anche di natura non convenzionale – possa mettere a punto una strategia monetaria ultra-accomodante con una serie di strumenti volti a far rialzare la testa all’inflazione verso il target di medio periodo del 2%.
Il taglio dei tassi di interesse appare scontato, per cui il costo del denaro nell’eurozona dovrebbe scendere dall’attuale minimo storico dello 0,25% (si parla di un corridoio tra 0,25% e 0%). L’altra opzione più facilmente percorribile è il taglio del tasso sui depositi overnight presso la BCE dall’attuale 0% a valori negativi. In questo modo le banche europee sarebbero poco invogliate a mantenere fiumi di liquidità parcheggiati nei forzieri dell’Eurotower, in quanto dovrebbero pagare una commissione alla BCE. Gli istituti di credito potrebbero così liberare il denaro a favore del credito e degli altri settori dell’economia reale.
E’, invece, tutta da verificare l’opzione delle misure non convenzionali. Secondo Donatella Principe, responsabile Institutional Business di Schroders Italia, “la BCE dovrebbe implementare il quantitative easing per contrastare il rischio di deflazione”. L’esperta della banca d’affari britannica ritiene che Draghi potrebbe seguire una delle seguenti tre opzioni: acquistare titoli di stato, senza effettuare la sterilizzazione (cosa che è invece accaduta con il piano SMP); acquistare corporate bond; penalizzare le banche che non concedono credito. Secondo la specialista di Schroders Italia la prima opzione non sarà utilizzata, in quanto non esiste più il problema degli elevati spread sovrani.
Le altre due possibilità sono, invece, ritenute più adatte allo scenario corrente e per contrastare la disinflazione in corso. L’acquisto dei bond societari appare la scelta più complicata, soprattutto perché potrebbe esserci un concreto rischio bolla nel mercato europeo. L’ultima opzione riguarderebbe la messa a punto di un meccanismo ibrido, che penalizzerebbe le banche che non finanziano il sistema produttivo e quindi l’economia reale. Tuttavia anche questa ipotesi non è facile da attuare. Secondo la Principe, se la BCE deluderà i mercati l’euro potrebbe nuovamente apprezzarsi in qualità di “carry-currency”, anche se i deflussi di capitale in corso dall’eurozona dovrebbero frenare qualsiasi velleità di allungo oltre 1,38.
© RIPRODUZIONE RISERVATA