Stupiscono le recenti manovre decise dalla BCE: tagliare i tassi dell’Eurozona di 10 punti base.
Così Mario Draghi è riuscito a sorprendere il mercato. Molte opinioni diverse sono circolate prima della riunione di giovedì della scorsa settimana, ma pochi si aspettavano che fosse così audace. I tassi non sono mai stati così bassi nella zona euro e il bilancio della BCE si è nuovamente messo al lavoro per combattere la bassa inflazione.
L’inflazione sì (non la crescita economica), si dovrebbe ricordare che l’unico mandato della BCE è quello di ancorare l’inflazione vicino al 2%.
Anche se l’Europa non è a rischio di scivolare in uno scenario deflazionistico come il Giappone (il contesto economico e strutturale semplicemente non è paragonabile), la bassa inflazione riflette l’eccesso di debito che continua a dominare il comportamento economico nella zona euro. Tassi ultra-bassi e l’espansione del bilancio della BCE da soli non possono riaccendere l’economia dell’Eurozona, solo lo stimolo fiscale nei paesi del Nord e la riforma strutturale in quelle meridionali possono farlo.
La BCE sta solo dando tempo ai politici in modo che possano attuare misure che sono politicamente sensibili, ma economicamente cruciali per lo sviluppo a medio termine dell’UE. I tedeschi (e gli olandesi) devono spendere di più e i francesi e gli italiani hanno bisogno di liberare il loro paese da un sovraccarico di burocrazia.
Forse alcuni venti in coda di un euro più debole potrebbe convincerli a giocare a palla. Meglio iniziare a giocare ora che avere in seguito la squadra del cuore squalificata e schiacciata dal prepotente mercato obbligazionario.
A cura di William de Vries, Head of Core Fixed Income, Kempen Capital Management
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