Aumento pensioni Forze armate: spettano anche gli arretrati, ecco da quando

Simone Micocci

10 Gennaio 2022 - 10:30

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Forze armate ed equiparate: entra ufficialmente in vigore la nuova interpretazione dell’articolo 54 del D.P.R. 1092/1973. Novità per le pensioni, anche quelle già liquidate.

Aumento pensioni Forze armate: spettano anche gli arretrati, ecco da quando

La Legge di Bilancio 2022 aumenta l’importo delle pensioni del personale militare e delle figure equiparate con meno di 15 anni di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 1995. Ne dà conferma l’INPS con la circolare n°199 del 29 dicembre scorso, con la quale viene messa la parola fine a un contenzioso che durava ormai da troppi anni.

Nel dettaglio, con la suddetta circolare l’INPS fa chiarezza sull’applicazione dell’articolo 54 del D.P.R. 1092/1973 nel calcolo della quota retributiva delle pensioni liquidate ai sensi dell’articolo 1, comma 12, della legge 335/1995 spettanti al personale appartenente al comparto difesa e per alcune figure a esso equiparate, uniformandosi all’interpretazione dello stesso fornita dalla sentenza della Corte dei Conti a sezioni Riunite n°12/2021.

Una notizia importante sia per coloro che devono andare in pensione nei prossimi anni che per chi ci è già: questa novità, infatti, comporterà delle modifiche anche per le pensioni già liquidate, con il riconoscimento dei dovuti arretrati agli aventi diritto.

Circolare INPS n°199 del 29 dicembre 2021
Clicca qui per la circolare 199/2021 con cui l’INPS dà informazioni sul ricalcolo della pensione per gli appartenenti alle Forze armate ed equiparate.

Aumento delle pensioni per Forze armate e di polizia: il contesto di riferimento

Dopo anni si chiude un contenzioso importante per quanto riguarda le pensioni del personale militare ed equiparati. La Corte dei Conti, con sentenza 12/2021, ha confermato quello che il personale in divisa sostiene da tempo, ossia che l’INPS ha calcolato la loro pensione con un sistema di calcolo meno favorevole rispetto a quello descritto dalla normativa.

Il problema è che la normativa in questione, ossia il già citato articolo 54 del D.P.R. 29 dicembre 1973, n. 1092, lasciava diverso spazio all’interpretazione.

Per chiarire ogni dubbio è intervenuta la Corte dei Conti, risolvendo qualsiasi tipo di contrasto stabilendo che per il personale militare ed equiparato con un’anzianità compresa tra i 15 e i 18 anni spetta un’aliquota di rendimento del 2,44% per ogni anno di anzianità contributiva antecedente al 31 dicembre 1995.

Con la stessa sentenza la Corte a sezioni riunite ha confermato che la medesima aliquota si applica anche per coloro che hanno meno di 15 anni di contributi entro la suddetta data. È su questi infatti che girava tutta la questione, in quanto esclusi dall’INPS dalla possibilità di godere di un’aliquota del 2,44%, applicandone una leggermente più bassa pari al 2,33%.

D’ora in avanti però anche l’INPS si adegua, vista anche la conferma arrivata con l’approvazione della Legge di Bilancio, e per questo ha dato comunicazione delle nuove regole di calcolo che si applicano anche nei confronti di coloro che sono già in pensione, ma con dei limiti.

Chi ha diritto all’aumento della pensione

Come anticipato, la suddetta novità si applica per il personale militare ed equiparato. Ciò significa che la nuova aliquota di rendimento si applica per coloro che appartengono, o comunque appartenevano, a uno dei seguenti corpi:

  • Esercito italiano;
  • Aeronautica militare;
  • Marina militare;
  • Arma dei Carabinieri;
  • Guardia di Finanza.

Per coloro che alla data del 31 dicembre 1995, che ricordiamo ha segnato il passaggio dal regime di calcolo retributivo a quello contributivo, hanno meno di 18 anni di contributi si applica dunque un’aliquota di rendimento pari al 2,44%.

Questo significa che per ogni anno di contributi spetta un 2,44% della media delle ultime retribuzioni. Ad esempio, con 10 anni di contributi vi è una quota di pensione pari al 24,4% delle migliori retribuzioni, mentre con il vecchio sistema utilizzato dall’INPS sarebbe stata del 23,3%.

Attenzione, non hanno diritto al ricalcolo tutti i soggetti che su questa questione hanno presentato ricorso e hanno avuto una sentenza già passata in giudicato.

Arretrati aumento della pensione: a chi spettano

La nuova aliquota di rendimento comporterà la riliquidazione d’ufficio - senza dunque necessità che gli interessati ne facciano richiesta - dei trattamenti pensionistici in parola, con il riconoscimento degli arretrati per i pensionati interessati dalla ricostituzione della rendita.

A questi spetteranno dunque le differenze sui ratei arretrati dovute a seguito della riliquidazione e gli interessi legali e/o rivalutazione monetaria. Attenzione, l’INPS terrà comunque conto dei limiti dettati dalla normativa sulla prescrizione: ciò significa che saranno riconosciuti gli arretrati esclusivamente per gli ultimi cinque anni, calcolati a ritroso dalla data della riliquidazione, fermi restando gli effetti di eventuali atti interruttivi anteriori.

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