Allarme spesa: in oltre 1.250 alimenti c’è un conservante che può far male alla salute

Luna Luciano

26 Luglio 2021 - 21:51

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Un conservante spesso in uso nell’industria alimentare causerebbe un indebolimento delle difese immunitarie: uno studio americano spiega il perché.

Allarme spesa: in oltre 1.250 alimenti c’è un conservante che può far male alla salute

Un conservante alimentare in grado di danneggiare il nostro sistema immunitario a causa della propria tossicità è stato trovato in molti alimenti in commercio nei supermercati. Non è un mistero che le grandi industrie alimentari utilizzino agenti chimici per stabilizzare e garantire la lunga conservazione, ed è proprio uno di questi elementi a essere, in particolar modo, pericoloso.

Il conservante è il butilidrochinone terziario (Tbhq), indicato sulle etichette alimentari con la sigla E319; il suo unico compito è quello di allungare la shel-life la vita dell’alimento sugli scaffali.

Questo conservante lo ritroviamo spesso in cereali, merendine, fritti e salatini; in tutti quei prodotti, quindi, che appartengono al mondo dei cibi industrializzati.

Tbhq: il conservante tossico che indebolisce il sistema immunitario

Il Tbhq è stato utilizzato negli alimenti processati per decenni e soltanto adesso, grazie al rapporto di un gruppo di epidemiologi dell’Environment working group (Ewg), è emersa la correlazione tra indebolimento del sistema immunitario e il consumo di questo conservante, il cui unico scopo è preservare il gusto del cibo mentre si trova su di uno scaffale.

Se l’utilizzo può essere vantaggioso per gli industriali è del tutto svantaggioso per il consumatore il quale risentirà degli effetti immunotossici del Tbhq.

Il gruppo no-profit statunitense, Ewg, ha così rilevato e rivelato la presenza a diverse concentrazioni del conservante in oltre 1.250 prodotti alimentari. Nel suo mirino sono finite anche industrie molto famose come la Kellogg’s, la Nestlé e Knorr.

L’immunotossicità è stata comprovata da evidenze precliniche che mostrano come il Tbhq rallenti l’attivazione dei linfociti T, depotenziando quindi l’eliminazione dell’infezione virale dall’organismo. Il Tbhq potrebbe influenzare non solo il funzionamento dei vaccini antinfluenzali, ma potrebbe essere collegato all’aumento delle allergie alimentari. Un elemento allarmante, quello dei vaccini, specialmente in questo periodo.

È quindi necessario, per evitare questo alimento, controllare scrupolosamente le etichette, anche se questo non esclude che il Tbhq possa essere utilizzato negli imballaggi alimentari, specialmente in quelli in plastica e quindi non elencati nell’etichetta alimentare.

Lo studio americano: il conservante che può influire sul vaccino Covid

Oggetto dello studio non è stato solo il Tbhq ma anche i noti Pfas, sostanze perfluoroalchiliche, che giungono al cibo dal packaging o tramite terreni e acque, come il caso del Veneto. I Pfas potrebbero depotenziare la risposta anticorpale ai virus, in particolar modo quello dell’influenza, e dato ancor più preoccupante potrebbero ridurre l’efficacia dei vaccini.

Inoltre, secondo una recente ricerca ci potrebbe essere un legame tra alti livelli di Pfas nel sangue e la gravità del Covid-19.

Il conservante tossico: le agenzie usano i dati del 1998

All’interno dell’analisi presentata emerge un appello alle agenzie regolatorie per aggiornare le normative con limiti più rigidi di quelli attuali.

Il Tbhq è infatti autorizzato come additivo alimentare sia dall’agenzia statunitense Fda (Food and Drug Administration) che dall’agenzia europea Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare).

Essendo comunque nota la potenziale tossicità il livello è fissato in 0.7 mg/kg, ma i dati su cui si baserebbero sono al quanto “datati”: ricerche risalenti al 1998 quando non erano noti i legami tra Tbhq e indebolimento del sistema immunitario.

La denuncia: le agenzie internazionali facciano norme più dure

I produttori di alimenti non hanno alcun incentivo a cambiare le loro formule”. Sono state le parole di Scott Faber, vicepresidente per gli affari governativi di EWG, dichiarando quanto sia importante che le agenzie controllino questi elementi chimici in maniera più attenta alla salute.

Infatti, secondo lo studio, le agenzie internazionali non prestano sufficiente attenzione alle sostanze chimiche che possono indebolire le difese immunitarie contro le infezioni o il cancro. Lo studio, ricordando questi tempi duri della pandemia ha così concluso:

La pandemia sta facendo luce sui fattori ambientali che impattano sul sistema immunitario. Per salvaguardare la salute pubblica servono test d’immunotossicità più stringenti su questi cibi e normative in linea con la nuova letteratura scientifica

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