Affrancamento, cos’è e come funziona? Conviene? Ecco come salvarsi dall’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie

Vittoria Patanè

27/06/2014

27/06/2014 - 11:27

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Dal 1°luglio scatterà l’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Un modo per salvarsi dalla stangata c’è, ma non conviene a tutti. Affrancamento, che cos’è, come funziona e chi dovrebbe sceglierlo?

Affrancamento, cos’è e come funziona? Conviene? Ecco come salvarsi dall’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie

Negli ultimi giorni non si fa che parlare dell’aumento della tassazione sulle rendite finanziare. La stangata scatterà lunedì quando, come previsto dal decreto n.66 dell’aprile 2014, l’aliquota passerà dal 20% al 26%.

Per avere tutte le informazioni sull’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie cliccare qui.

Chi però ha titoli in guadagno, ha una possibilità per sfuggire al salasso fiscale imposto dal Governo Renzi. Questa possibilità si chiama «affrancamento». Cerchiamo dunque di capire che cos’è e come funziona.

Affrancamento: che cos’è e come funziona?
L’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziare al 26% colpirà quasi tutti i risparmiatori. Chi però possiede dei titoli in guadagno, ha l’opportunità di continuare a pagare seguendo le norme precedenti e cioè applicando ai propri guadagni l’aliquota del 20%.

Cosa significa? Chi, per esempio ha acquistato nei mesi scorsi azioni Generali spendendo 10 euro, oggi si ritroverà con titoli aventi un valore di 16 euro. Chiudendo l’operazione entro i prossimi 3 giorni, avrà la possibilità di applicare sui propri guadagni l’aliquota del 20%. Dal 1°luglio in poi invece, non ci sarà più scampo: l’imposta dovuta sarà pari al 26%.

Un’alternativa alla vendita del titolo è l’affrancamento, un meccanismo che permette di applicare la precedente aliquota sui guadagni calcolati in base al prezzo in vigore al 30 giugno 2014.; di fatto l’affrancamento equivale a una cessione «fittizia» del titolo, che consente di assoggettare all’imposta in vigore fino a quel momento (quindi il 20%) i plusvalori realizzati alla data dl 30 giugno. La cessione, essendo appunto «fittizia», permetterà comunque al risparmiatore di mantenere il titolo nel proprio portafogli e di portare avanti l’investimento. Dal 1°luglio il prezzo di carico del titolo ai fini fiscali sarà quello alla data dell’affrancamento e la tassazione futura sul capital gain riguarderà la differenza di prezzo rispetto al nuovo prezzo di carico.

L’opzione evita dunque al «contribuente - risparmiatore» di dover vendere e ricomprare i titoli, pagando due volte le commissioni d’intermediazione.

Ricordiamo però che l’affrancamento può essere effettuato solo su azioni, obbligazioni e strumenti derivati.

Affrancamento: conviene?
Quando nel 2011 il Governo Monti aumentò l’aliquota sulle rendite finanziarie dal 12,5% al 20% furono pochi coloro che scelsero l’affrancamento. Perchè? Perché i piccoli investitori italiani in quel periodo arrancavano tra una minusvalenza e l’altra, mentre le plusvalenze erano molte meno.

Oggi la situazione è cambiata e potrebbero essere parecchi gli italiani che decideranno di optare per questo meccanismo.

Gli esperti consigliano di non affrancare i titoli in perdita, mentre, al contrario, chi possiede titoli in guadagno, dovrebbe considerare serieamente questa opzione, soprattutto nella prospettiva futura di rivendere tutti i titoli a valori simili o superiori a quelli attuali.

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