A Marinaleda non esiste la disoccupazione. Un modello di utopia esportabile?

Valentina Pennacchio

5 Marzo 2014 - 13:00

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Marinaleda: il paese spagnolo dove non esistono disoccupazione e crisi. Perché? Qual è il suo modello vincente?

A Marinaleda non esiste la disoccupazione. Un modello di utopia esportabile?

Marinaleda: un’utopia verso la pace. Ne avete mai sentito parlare? E’ un paese nel cuore dell’Andalusia, una comunità rurale con poco più di 2700-2800 anime, a 100 km da Siviglia. Un paese che potrebbe restare anonimo se non fosse per una caratteristica importante in tempo di crisi: a Marinaleda non esiste la disoccupazione. Come è possibile?

Il sindaco di Marinaleda, Juan Manuel Sánchez Gordillo, sindaco dal 1979 dalle prime elezioni democratiche del post franchismo, ha sperimentato un modello vincente che ha fatto della piccola comunità un paradiso ideale, un modello utopistico tutto di sinistra, raccontato in questo servizio di Luigi Politano di Repubblica.

Qual è il modello di Marinaleda?

A Marinaleda vince la cooperazione. Quali sono gli elementi vincenti del suo modello? Ne citiamo alcuni:

  • oltre il 70% degli abitanti è impiegato in cooperative agricole (l’impegno è di circa 6 ore, contro le 8 ore di chi lavora invece nell’industria, ma il salario è unico - poco meno di 50 euro al giorno - non esistono differenze in base alla mansione), la percentuale restante nel settore pubblico;
  • tutti possono conoscere il bilancio comunale;
  • è possibile ottenere una casa con un anticipo di soli 15 euro. Come funziona? Il Governo andaluso anticipa i fondi, il Comune mette a disposizione terreni e progetto e i cittadini partecipano alla costruzione. Il prestito viene poi restituito senza alcun interesse o speculazione perché il denaro non viene gestito dalle banche, bensì dal Comune;
  • il sindaco e i consiglieri non percepiscono retribuzione per i loro incarichi perché gli incarichi politici sono visti come servizio alla comunità.

Questi pochi elementi rendono chiaro come il modello sia in totale controtendenza rispetto al modello economico dominante e, secondo la consigliera del Comune, sicuramente esportabile, sia per un piccolo Paese che per uno Stato più grande, purché ci sia la volontà politica di agire diversamente e non per l’interesse personale. Peccato che in Italia è proprio quest’ultimo il motore della politica e il motivo della discesa in campo di tutti i nostri politici, giovani e maturi, conservatori o rottamatori...

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