In India le ondate di calore si verificano solitamente da marzo a giugno e in alcuni casi anche a luglio. Per Delhi il clima estremo rappresenta una grande sfida economica.
Siamo preoccupati, a ragione, del caldo torrido che in queste settimane estive sta colpendo l’Europa. Ma che dire dell’India, probabilmente il Paese più esposto e vulnerabile del mondo agli eventi meteorologici estremi? Qui i cittadini combattono contro ondate di calore letteralmente estreme. In alcune aree le temperature diurne hanno sfiorato i 122 gradi Fahrenheit, ovvero 50 gradi Celsius.
Che cosa significa? Innanzitutto che tre quarti della popolazione locale - pari complessivamente a 1,4 miliardi di persone - è a “rischio caldo estremo”. E poi che, prendendo i dati ufficiali del 2024, il governo di Narendra Modi deve fare i conti con piaghe quali quasi 3mila persone morte per via di eventi meteorologici estremi, 2 milioni di ettari di raccolti andati in fumo e 80mila case distrutte.
Eventi climatici estremi si sono verificati nell’88% dei 365 giorni dello scorso anno provocando ingenti danni economici ad un Paese che sogna di trasformarsi definitivamente in un colosso globale. Come se non bastasse, le grandi città indiane registrano spesso i peggiori livelli di qualità dell’aria rispetto a qualsiasi altra parte del mondo. Nel 2021, per esempio, i residenti di 13 città indiane, tra cui Delhi, hanno respirato aria insalubre un giorno su tre. E ancora: l’aspettativa di vita nella capitale è di quasi otto anni più breve a causa dell’inquinamento atmosferico. [...]
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