A un anno dal titolo, solo il 61% degli occupati con una triennale e il 68% con una magistrale fanno un lavoro davvero in linea con il percorso di studi.
Nella migliore delle ipotesi, si dovrebbe svolgere un lavoro gratificante, o che sia quantomeno coerente con la propria preparazione o percorso di studi. Nella pratica si tratta però di una speranza che in molti casi non si concretizza, generando il classico mismatch. Il fenomeno ha più livelli e i primi a sperimentarlo sono i neolaureati, che in molti casi si ritrovano a fare i conti con un mercato del lavoro avaro di posizioni in linea con quanto hanno appreso negli anni universitari.
Lavorare al di fuori del proprio ambito è frequente soprattutto per chi ha in tasca una laurea triennale (anche perché è più probabile svolgere lavori, anche part-time, in parallelo alla specializzazione negli studi). Con un titolo di secondo livello, e con gli anni, il fenomeno tende ad attenuarsi, ma non del tutto. E così in tanti si ritrovano a svolgere, in via più o meno definitiva, un lavoro per il quale risultano “sovra-qualificati”, ossia con competenze superiori a quelle effettivamente richieste.
La laurea è davvero così rilevante nel lavoro?
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