Il 15% delle morti per coronavirus in Italia è causato dall’inquinamento. Lo studio

Riccardo Lozzi

27 Ottobre 2020 - 14:54

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Il 15% delle morti di coronavirus in Italia e a livello mondiale è causato dall’inquinamento atmosferico. Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Cardiovascular Research.

Il 15% delle morti per coronavirus in Italia è causato dall’inquinamento. Lo studio

Il 15% delle morti per coronavirus a livello globale - stessa percentuale in Italia - è causato dall’inquinamento atmosferico, in assenza del quale avremmo quindi un tasso di mortalità inferiore.

Questo è quanto viene sostenuto da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cardiovascular Research da un team di ricercatori tedeschi e ciprioti.

Nella ricerca sono stati analizzati i dati sulla salute e la malattia della popolazione di Stati Uniti e Cina relativi ai livelli di inquinamento presenti nell’aria, al Covid-19 e alla SARS (malattia respiratoria simile a quella data dal nuovo coronavirus).

I risultati ottenuti sono stati poi trasferiti su scala internazionale, grazie ad un’indagine satellitare dell’atmosfera, osservando in che proporzione il livello di inquinamento sta impattando sui decessi nelle varie aree geografiche e nei diversi Paesi.

Il 15% delle morti per coronavirus è causato dall’inquinamento

I tassi più alti di decessi per coronavirus correlati al fattore ambientale sono stati registrati in Asia orientale, con il 27%, in Europa, con il 19% e in America del Nord, con il 17%.

Per quanto riguarda l’Italia, il tasso di mortalità da Covid-19 dovuta piuttosto alla presenza di polveri sottili è del 15%.

Le nazioni con le percentuali di morti per coronavirus legate all’inquinamento sopra la media mondiale sono:

  • Repubblica Ceca 29%
  • Cina 27%
  • Germania 26%
  • Svizzera 22%
  • Belgio 21%
  • Paesi Bassi 19%
  • Francia 18%
  • Svezia 16%

Agli ultimi posti vediamo:

  • Regno Unito 14%
  • Brasile 12%
  • Portogallo 11%
  • Irlanda 8%
  • Israele 6%
  • Australia 3%
  • Nuova Zelanda 1%

Lo studio su Cardiovascular Research

Come affermato da uno degli autori della ricerca, il professor Thomas Münzel, primario del reparto di Cardiologia dell’ospedale universitario di Mainz, le microscopiche particelle inquinanti che vengono inalate passano successivamente nel circolo sanguigno.

Queste vanno successivamente a ledere in modo particolare l’endotelio vascolare, ovvero l’insieme di cellule che riveste l’interno di arterie e vene, determinando danno e infiammazione al sistema vascolare.

Lo stesso processo si realizza con il Covid-19, il quale entra nei polmoni, per poi passare nel sangue e causando la malattia, considerata quindi endoteliale.

L’ingresso contemporaneo del coronavirus e delle particelle inquinanti produce un effetto sinergico, causando un danno più forte al corpo, soprattutto a persone affette da problemi cardiaci, aumentando di conseguenza l’indice di mortalità.

Ridurre subito l’inquinamento atmosferico

Il report si aggiunge agli studi realizzati nei mesi precedenti, secondo i quali le polveri sottili prolungano la vita atmosferica del virus, permettendogli di infettare più persone.

Per tali ragioni gli autori concludono il paper invitando i governi ad accelerare la transizione ecologica eliminando quanto prima la produzione di CO2.

Infatti, se si trovasse presto un rimedio al Covid-19, che può essere debellato solamente attraverso lo sviluppo di un vaccino o dell’immunità di gregge, rimarrebbe comunque il problema dell’inquinamento, il quale continuerebbe a causare diverse vittime.

Quindi, come affermato dai medici coinvolti nella ricerca, la salute delle persone è sempre più strettamente collegata alla qualità dell’aria. In caso quest’ultima non venisse migliorata ci troveremo presto ad affrontare nuove emergenze.

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