Verbali Fed: cosa ha spaventato le borse negli Stati Uniti?

Tommaso Scarpellini

17 Agosto 2023 - 11:24

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La comunicazione dei verbali della Fed ha alimentato il clima d’incertezza che caratterizza le borse in quest’ultimo periodo. Ecco cosa aspettarsi adesso dall’S&P 500.

Verbali Fed: cosa ha spaventato le borse negli Stati Uniti?

Agosto 2023 sta entrando nella sua seconda metà, evidenziando un marcato andamento ribassista che non si verificava da diversi mesi per i mercati azionari statunitensi. I canali mediatici stanno riportando una serie di notizie negative, le quali stanno contribuendo in modo significativo a intensificare l’incertezza che da tempo circonda il sentiment degli operatori di mercato. A pesare ulteriormente sulle diminuzioni di valore del mercato, vi è stata la diffusione degli ultimi verbali della Federal Reserve, noti come “minutes”, che sembrano indicare una rilevante probabilità che la banca centrale degli Stati Uniti possa continuare ad aumentare i tassi di interesse, a fronte di un tasso di inflazione ancora elevato.

Di fronte a questo scenario economico e tecnico, cosa aspettarsi dagli indici borsistici delle borse statunitensi? Qualche indizio possiamo trovarlo osservando l’S&P 500.

Verbali Fed: cosa ha spaventato le borse negli Stati Uniti?

Da quanto emerso, la Federal Reserve (Fed) non sta escludendo la prospettiva di ulteriori incrementi dei tassi d’interesse, in quanto alcuni membri del suo consiglio ritengono che l’inflazione continui a costituire una minaccia per l’andamento dell’economia. Allo stesso modo, i verbali della Fed, relativi al mese di luglio e quindi datati, non hanno riflettuto un consenso unanime tra tutti i suoi membri. Pur emergendo preoccupazioni da parte della maggioranza dei componenti del consiglio riguardo all’aspetto persistente dell’inflazione, non sono mancati allarmismi in merito alla possibilità che le misure restrittive adottate dalla Fed possano danneggiare l’integrità del sistema economico.

È da notare che l’inflazione è stata definita complessivamente “a livelli inaccettabili”, un’affermazione che suggerisce la possibilità di futuri incrementi dei tassi. La pubblicazione dei verbali ha inoltre influito sulla diminuzione della percentuale di operatori che prevedevano un mantenimento dell’attuale livello dei tassi d’interesse, come misurato dal Fed Watch Tool del Chicago Mercantile Exchange (CME), scendendo dall’88,0% all’86,5%, pur rimanendo ancora una maggioranza considerevole.

Quindi, gli operatori sembrano attualmente prospettare ancora un’assenza di variazioni durante l’incontro del Federal Open Market Committee (FOMC) di settembre, tuttavia non scartano la possibilità che nelle riunioni alla fine dell’anno potrebbero verificarsi ulteriori rialzi dei tassi. Questo ritarda ulteriormente le prospettive relative a potenziali riduzioni dei tassi.

S&P 500: la paura fa scendere i mercati finanziari

Dopo aver raggiunto i livelli di marzo 2022, corrispondenti a un punto di massimo anche nell’indicatore RSI su timeframe settimanale a 14 periodi, il prezzo dell’S&P 500, in chiara iperestensione tecnica, ha ceduto qualche punto percentuale, fra l’alimentarsi di un clima di incertezza fra gli operatori di mercato. La correzione arriva in prossimità di una zona tecnica che desta molta preoccupazione agli analisti in quanto abbastanza conveniente per i ribassisti, basti pensare alla scelta del rinomato investitore di fama internazionale Michael Burry, il quale ha scelto di spostare buona parte della liquidità del proprio fondo in opzioni put su S&P 500 e Nasdaq.

S&P500, 1W S&P500, 1W Grafico a candele settimanali dell'indice S&P500. Fonte: teletrader.com

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