Vaiolo delle scimmie: ci si può vaccinare?

Chiara Esposito

24/07/2022

03/08/2022 - 10:33

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Domande e risposte sul vaiolo delle scimmie e sui trattamenti previsti per la cura di questa malattia; ci sono gruppi di persone più a rischio di altri.

Vaiolo delle scimmie: ci si può vaccinare?

L’Oms dichiara l’emergenza sanitaria globale per il vaiolo delle scimmie e l’Iss fornisce aggiornamenti e spiegazioni utili per comprendere l’estensione e lo sviluppo del fenomeno.

L’infezione zoonotica dall’inizio di maggio al 23 luglio ha fatto registrare casi di Mpx in 26 paesi dell’Ue e dello Spazio Economico Europeo con il superamento dei 10 mila casi totali. Per estensione e problematicità la malattia è oggi al centro della riflessione scientifica comunitaria e nazionale.

Sebbene esista infatti un vaccino mirato per intervenire verso questa patologia, in Italia non è possibile sottoporsi liberamente al trattamento. La ragione risiede nel ristretto bacino di utenza che, stando alle ricerche e agli studi condotti fino a oggi, risulta essere quello più vulnerabile e maggiormente colpito dal fenomeno.

Il criterio di priorità va quindi rispettato per evitare inoculazioni a chi, allo stato attuale, è meno soggetto a sviluppare questa forma di vaiolo.

Vaiolo delle scimmie: il vaccino è stato autorizzato

La Commissione Europea rende noto l’acquisto di altre 54.530 dosi del vaccino contro il vaiolo delle scimmie. Questi dati portando a 163.620 il numero totale di dosi acquistate per gli Stati membri per rispondere all’epidemia in corso.

A finalizzare l’acquisto è stata l’Autorità per la preparazione e la risposta sanitaria (Hera) e in una nota dell’esecutivo Ue si parla dell’assetto organizzativo interno che avverrà tramite un sistema di consegne attivo «nelle prossime settimane e mesi e per tutto il resto dell’anno» con dislocazione variabile in base al numero di casi presenti nei vari Paesi membri.

La dimensione del fenomeno desta infatti perplessità nei vertici Ue con la Commissaria Ue alla salute Stella Kyriakides che si dice preoccupata per il numero crescente di casi, un incremento che per la precisione tocca quasi il 50% rispetto a una settimana fa. Per rispondere a queste insorgenze le autorità europee stanno a oggi provvedendo alla distribuzione di 25mila dosi a 6 Stati membri.

La situazione in Italia

In relazione ai progressi gestionali continentali, in Italia è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero della Salute che autorizza all’immissione in commercio del vaccino JYNNEOS, prodotto dall’azienda Bavarian Nordic proprio contro il vaiolo delle scimmie. Il prodotto ha ottenuto il via libera ma si parla di una distribuzione temporanea, ossia con data di scadenza al 31 dicembre 2022.

Il provvedimento è entrato in vigore dopo l’assenso della Commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco che, per giungere a questo esito, ha preso in esame e valutato la documentazione disponibile trasmessa dal Ministero della salute in relazione al prodotto già autorizzato da FDA.

L’ok del Consiglio superiore di sanità comporta quindi l’emissione di “parere favorevole in merito all’utilizzo emergenziale del vaccino contro il Monkeypox «Jynneos»" anche se con qualche restrizione visto. La strategia vaccinale infatti, come si legge nelle carte, procederà «in relazione alle dosi fornite da HERA» e andrà quindi «prioritariamente orientata verso i soggetti a rischio per esposizione professionale e/o stili di vita».

Perché non possiamo vaccinarci?

Nei Paesi non endemici la maggior parte dei casi è stata identificata in una fascia specifica della popolazione: quella dei maschi tra 18 e 50 anni, principalmente tra gruppi Msm (men who have sex with men) con partner multipli. Si ipotizza infatti che a facilitare la trasmissione siano state particolari pratiche sessuali.

La diffusione della malattia nella popolazione generale è invece molto bassa e, pertanto, come riportato nella circolare del circolare del Ministero della Salute del 25/05/2022 e dall’Iss, nell’attuale contesto epidemiologico non è raccomandata la vaccinazione a tappeto.

L’eccezione, con vaccinazione post-esposizione (idealmente entro quattro giorni dall’esposizione), è invece rappresentata dai casi di contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici - demandata al Ministero.

Dagli studi attuali infine emerge anche che le persone che sono state precedentemente vaccinate contro il vaiolo si ritiene sono a minor rischio di infezione con il monkeypox per la similitudine del virus del vaiolo con il monkeypox. Ciò non esclude però la necessità di evitare il contatto stretto con persone con sintomi (febbre, rigonfiamento dei linfonodi, lesioni cutanee in particolare vescicole o croste) e, in caso contrario, sarà imposta dalle autorità sanitarie un periodo di 21 giorni di sorveglianza in cui vanno evitati contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni.

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