Secondo la virologa Ilaria Capua il vaccino potrebbe non essere la soluzione alla pandemia. L’esperta continua a raccomandare di rispettare il distanziamento sociale e le misure di prevenzione.
Il vaccino per il coronavirus, che con buona probabilità sarà disponibile già il prossimo autunno, potrebbe essere completamente inutile. A dirlo è la nota virologa Ilaria Capua, tra gli esperti del settore più popolari in Italia.
La virologa è intervenuta nel corso del programma di Martedì, in onda su La7, e ha affermato che: “Non sarà il vaccino che ci porterà fuori dal coronavirus, dovrà essere sperimentato per molto tempo e con attenzione affinché possa essere veramente sicuro”.
Come ribadito dall’inizio della pandemia, quindi, saranno i cittadini gli unici responsabili del calo dei contagi, che dovranno seguire le misure di prevenzione nel modo più scrupoloso possibile.
Vaccino inutile ma pronti per la ripartenza
Il vaccino potrebbe non essere la soluzione in cui confidare tutte le nostre speranze di uscire dall’emergenza. Capua ricorda che, per il momento, l’unico trattamento efficace per bloccare il numero dei contagi è quello del distanziamento sociale.
La virologa afferma che “adesso siamo pronti per una ripartenza” ma durante la Fase 2 è richiesta un’attenzione maggiore per evitare un nuovo picco d’infezioni.
“Ognuno deve prendersi il suo pezzetto di responsabilità. Noi sappiamo ormai che questo virus si trasmette in determinate situazioni, nella stragrandissima maggioranza dei casi la trasmissione del virus avviene per contatto e vicinanza fisica con un infetto. Dobbiamo, quindi, comportarci da persone serie. La responsabilità è nelle nostre mani”.
Continua Capua e mette in guardia, per i prossimi giorni ricordando di mantenere la massima cautela senza allentare in modo prematuro le misure di lockdown, ipotizzando una maggiore libertà solo tra due settimane.
L’avvertimento sul plasma iperimmune
La virologa ha parlato anche del plasma iperimmune, uno degli ultimi ritrovati per la terapia nel coronavirus che sembra avere degli enormi benefici del trattamento della COVID-19, ma che presenta anche degli effetti collaterali. La sperimentazione in Italia è in corso negli ospedali di Mantova e Pavia.
“La somministrazione di plasma è una pratica vecchissima, una delle prime terapie utilizzate per combattere le malattie infettive. Somministrare il siero di una persona guarita si usa ancora oggi, per esempio, in caso di morso da vipera o quando una persona è contagiata dalla rabbia”.
Trattandosi di “un prodotto di derivazione umana” la somministrazione del plasma iperimmune presenta alcuni rischi tra cui la possibilità di contrarre l’epatite o andare incontro a uno shock anafilattico, per questo motivo è una terapia che deve essere utilizzata con “estrema ratio”.
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