Userbot: la trasparenza per noi è fondamentale e ci aiuterà a crescere

Massimiliano Carrà

07/08/2019

Money.it ha intervistato Antonio Giarrusso, fondatore e CEO di Userbot. Con il manager della startup tecnologica specializzata nell’intelligenza artificiale abbiamo parlato degli obiettivi di crescita dopo la conclusione della seconda campagna di equity crowdfunding

Userbot: la trasparenza per noi è fondamentale e ci aiuterà a crescere

Nelle ultime settimane nel mondo del crowdfunding si è dibattuto molto di Userbot, startup tecnologica fondata da Antonio Giarrusso e Jacopo Paoletti. Terminata la campagna su Mamacrowd nella quale la società ha raccolto adesioni per 822.794 euro (al momento della scrittura l’ammontare confermato è di 679.307 euro) a fronte di un obiettivo minimo di 149.996 euro, Money.it ha intervistato Giarrusso per fare il punto sulla società e su alcune critiche avanzate in un’inchiesta di YOUng di inizio luglio.

Dott Giarrusso, nel mese di luglio siete stati protagonisti di un’inchiesta di YOUng. Come rispondete ai dubbi avanzati?

A seguito delle informazioni circolate online abbiamo subito rilasciato un comunicato ufficiale che chiarisce la nostra posizione e rende trasparente lo stato attuale della nostra azienda, dei clienti e del prodotto. Siamo stati costretti, per tutelare la società ed i suoi soci, ad inviare una diffida legale. In ogni caso riteniamo giusto e corretto mostrare, verso tutti i nostri stakeholder, totale apertura e piena trasparenza perché crediamo sia sempre legittimo essere sottoposti a verifiche da chiunque, soprattutto in fase di raccolta. Si tratta comunque di una prassi che abbiamo sempre seguito in ogni nostra campagna di equity crowdfunding. Avendo ferma intenzione di non lasciare in alcun modo spazio a dubbi o riserve sul nostro operato, abbiamo fornito fin da subito ai nostri soci principali e agli investitori che ne hanno fatto richiesta tutta la documentazione aziendale necessaria. Abbiamo inoltre deciso di organizzare a settembre un incontro aperto a tutti i nostri soci per mostrare nel dettaglio lo stato di avanzamento del prodotto, per conoscere di persona il team, aggiornarli sullo stato della nostra pipeline di clienti e sulla nostra roadmap.

Siete stati accusati di avere usato il nome di brand che poi nella realtà non erano vostri clienti. Come rispondete?

Sono felice di questa domanda perché ci tenevo davvero a chiarire una volta per tutte questo punto: come già ribadito, non abbiamo mai usato nomi di brand con cui non abbiamo avuto rapporti e la natura di ciascun rapporto è stata chiarita fin dal principio nel nostro comunicato. Abbiamo contratti, ordini d’acquisto, pagamenti e fatture a conferma, e abbiamo messo a disposizione il tutto ai nostri soci principali, oltre agli investitori che ce l’hanno richiesto, a dimostrazione della nostra più totale trasparenza e buona fede su questo punto.

Visti i dubbi emersi, avete previsto per i sottoscrittori dell’ultima campagna la possibilità di recedere?

Anche se la normativa non prevede la possibilità di recedere oltre i 14 giorni o attribuire diritti diversi rispetto a quanto stabilito nell’offerta pubblica su Mamacrowd, ci siamo sempre sempre resi disponibili a fornire chiarimenti a quanti ci hanno contattato, rispondendo punto per punto ad ogni domanda. Inoltre stiamo comunque valutando, di concerto con il portale, di dare la possibilità a quegli investitori che non si dovessero ritenere soddisfatti dei chiarimenti da noi dati pubblicamente, di ritirare la loro adesione. Gli investitori potranno decidere liberamente se rinnovarci la loro fiducia o meno, in piena autonomia e totale trasparenza.

Perché un investitore dovrebbe confermarvi la fiducia?

Perché i clienti ci sono davvero, così come un team motivato e competente e un prodotto basato su vera intelligenza artificiale, che è il frutto di anni di ricerca e sviluppo. Stiamo ottenendo un notevole interesse dal mercato e crediamo di poter davvero fare la differenza in questo settore.

Come mai avete lanciato un’altra campagna di equity crowdfunding pochi mesi dopo la prima?

Il nostro primo step è stato aprire il capitale tramite BackToWork24 a due Business Angel, entrati con un investimento di 300 mila euro e che ora fanno parte del nostro Advisory Board. Oltre al capitale, il nostro primo obiettivo era trovare competenze manageriali e questo è stato raggiunto visto che le persone in questione grazie alla loro esperienza come imprenditori e manager in grandi aziende ci forniscono supporto organizzativo e gestionale. Poi abbiamo lanciato le due campagne di crowdfunding. Nella prima su CrowdFundMe abbiamo raccolto altri 200 mila euro e l’obiettivo era sempre quello di avere la disponibilità per acquisire risorse umane per consolidare il prodotto e la tecnologia. La campagna appena chiusa su Mamacrowd aveva e ha invece lo scopo di velocizzare ulteriormente la penetrazione del mercato e l’acquisizione dei clienti.

Come mai avete sempre cambiato la piattaforma di raccolta?

Il motivo è semplice: pensiamo che la platea di investitori possa essere diversa tra le varie piattaforme e che le campagne di equity crowdfunding sono anche un’occasione per far conoscere la propria azienda alla più vasta community di investitori. Il crowdfunding è probabilmente lo strumento più trasparente a disposizione delle startup per raccogliere capitali, tuttavia in Italia la raccolta di capitali è ancora molto difficile. La nostra raccolta può sembrare significativa, nella realtà ha numeri molto esigui rispetto agli investimenti ricevuti da alcuni nostri competitor nelle altre parti del mondo.

Come avete impiegato concretamente le risorse raccolte? Quali risultati sono stati ottenuti?

I fondi sono stati impiegati principalmente in risorse umane, acquisizione commerciale e ricerca e sviluppo. Basti pensare che a giugno 2018 eravamo 7 persone mentre ora siamo 12. Essendo un’azienda a stampo fortemente tecnologico abbiamo investito soprattutto su figure come sviluppatori back-end, sviluppatori front-end, data scientist, e per spingere sul delivery e l’acquisizione commerciale abbiamo investito su operations e account manager. Questo ha permesso di consolidare il prodotto, sviluppare nuovi motori di AI proprietari con performance migliori, proteggere i nostri asset facendo richiesta di brevetto per la nostra tecnologia, acquisire nuovi clienti e creare una pipeline prospettica solida.

Riguardo il fatturato, quali obiettivi reddituali concreti vi siete posti per questo 2019?

La nostra è un’azienda B2B ad elevato contenuto tecnologico, con dei tempi per l’acquisizione dei clienti che in genere vanno dai 3 ai 9 mesi, in linea con la media del mercato. Bisogna inoltre considerare i costi per attività costanti di ricerca e sviluppo, i tempi per il go-to-market dei prodotti innovativi, che non sono immediati avendo bisogno di testing e affinamento, soprattutto quando si parla di tecnologie basate su AI che imparano da ingenti quantità di dati. Ad ogni modo il 2018 è stato il nostro vero primo anno e, tenendo conto che abbiamo ricevuto i fondi a metà anno, riteniamo comunque un buon risultato aver chiuso il bilancio 2018 con ricavi pari a 116.225 euro, soprattutto tenendo conto che l’85% delle startup italiane non raggiunge i 100.000 euro di ricavi e solitamente, quando lo fanno, impiegano in media 28 mesi. Per il 2019 abbiamo fissato il nostro obiettivo di fatturato con un aumento di capitale da 1 milioni di euro a 570.348 euro per poi accelerare nel 2020 a 2,732 milioni di euro. Con le nuove risorse raccolte l’EBITDA dovrebbe iniziare a essere positivo, con una marginalità 2019 del 3-5% e a doppia cifra per gli anni a venire.

Rispetto alla roadmap indicata nelle campagne di crowdfunding come siete messi?

Rispetto alle attività previste nei nostri piani direi che siamo in linea: abbiamo sviluppato una tecnologia proprietaria di Reinforcement Learning e il prodotto SaaS è ora in fase di testing per poter essere rilasciato e reso pubblico. Abbiamo ancora in pipeline il prodotto Whitelabel e le API per gli sviluppatori che verranno completate entro l’anno. Ai nostri soci ovviamente inviamo informative periodiche sullo stato di avanzamento, fatturato, contrattualizzato, costi e pipeline.

Cosa vi ha insegnato questa inchiesta e come affronterete il futuro?

Abbiamo passato gli ultimi anni completamente su Userbot, lavorando sulla nostra Intelligenza Artificiale. Nella nostra comunicazione abbiamo sempre mostrato solo il bello dell’azienda, ma la realtà è molto più dura, complicata, difficile. Insomma, è fare impresa. Per questo, dopo aver letto le informazioni circolate online, tutto il nostro team si è sentito profondamente colpito, soprattutto in un momento come questo molto delicato per noi, dato che stavamo raccogliendo capitali per permettere all’azienda di crescere ulteriormente. Abbiamo sempre ritenuto di essere un’azienda trasparente, sia verso l’interno che verso l’esterno. Ma ciò che abbiamo imparato da questa vicenda è che non lo si è mai abbastanza. Per questo abbiamo deciso di dire e chiarire tutto, ma proprio tutto, anche su temi che solitamente non si è tenuti a rendere pubblici. Vogliamo che si sappia chi siamo e cosa facciamo, sia per chi già ci conosce ma soprattutto per chi non ci ha mai conosciuto in questi anni. Adesso il nostro unico interesse è poterci concentrare sulla ricerca e lo sviluppo del prodotto, sul delivery dei clienti e in generale sulla crescita dell’azienda, rimanendo ovviamente sempre aperti ad un confronto sereno ed equilibrato con chiunque.

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