Tutta colpa dell’UE. Temu ha pagato “poche” tasse nel 2024 grazie a questa scappatoia

Giacomo Astaldi

16 Ottobre 2025 - 14:50

Un’esenzione fiscale europea ha permesso al colosso cinese dell’e-commerce di versare solo 18 milioni di dollari al fisco UE, nonostante profitti record da 120 milioni.

Tutta colpa dell’UE. Temu ha pagato “poche” tasse nel 2024 grazie a questa scappatoia

Temu continua a far discutere in Europa. Il marketplace cinese, di proprietà della PDD Holdings, ha chiuso il 2024 con quasi 120 milioni di dollari di utili nel mercato europeo, ma ha versato al fisco appena 18 milioni di dollari in tasse, di cui circa 3 milioni legati all’imposta minima globale introdotta dall’UE nel 2023. Una cifra che, pur rispettando le regole, appare esigua rispetto ai guadagni e che ha riacceso il dibattito sull’efficacia delle norme fiscali europee per le piattaforme extra-UE.

Alla base di questo vantaggio c’è una scappatoia legale che fino a oggi ha favorito i giganti cinesi dell’e-commerce come Temu e Shein: l’esenzione da dazi e IVA per le spedizioni di valore inferiore a 150 euro. Si tratta di una misura nata per semplificare il commercio transfrontaliero e ridurre la burocrazia per i piccoli pacchi, ma che si è trasformata in una falla sistemica, sfruttata per inviare milioni di articoli low cost ai consumatori europei quasi senza contributo fiscale.

I profitti record di Temu in Europa

Secondo i dati riportati da The Guardian, i conti di Whaleco Technology, la società irlandese che gestisce le operazioni europee di Temu, mostrano un incremento vertiginoso dei ricavi: 1,7 miliardi di dollari nel 2024, più del doppio rispetto ai 758 milioni dell’anno precedente. Tutto ciò con una struttura estremamente snella (solo otto dipendenti) che evidenzia come il cuore operativo resti in Cina, mentre l’Irlanda funge da hub fiscale.

Grazie all’esenzione per i pacchi sotto i 150 euro, le spedizioni provenienti dalla Cina possono entrare nell’Unione europea senza pagare dazi né IVA. Nel 2024, secondo le stime della Commissione europea, oltre 4,6 miliardi di pacchi di basso valore sono stati consegnati ai consumatori UE, di cui più del 90% proveniente dalla Cina. Temu, insieme a Shein e Alibaba, domina questo flusso di merci.

L’amministratore delegato della Fair Tax Foundation, Paul Monaghan, ha criticato duramente la situazione: “Bisogna porsi serie domande sul perché Temu abbia un impatto economico e fiscale così trascurabile nel Regno Unito e in tutta Europa, nonostante le sue enormi vendite”. Monaghan ha invitato i governi europei a mantenere “una posizione ferma sull’imposta minima globale e sull’imposta sui servizi digitali”, chiedendo di “rivedere le esenzioni dai dazi doganali” e imporre maggiore trasparenza sui dati fiscali delle multinazionali.

L’UE prepara la stretta: addio esenzioni dal 2028

Le istituzioni europee sono consapevoli della falla e stanno lavorando a una revisione complessiva delle regole doganali. Secondo quanto riportato dal Financial Times, dal 2028 l’Unione dovrebbe eliminare la soglia dei 150 euro e introdurre una tariffa di gestione europea per i pacchi importati, stimata in circa 2 euro per spedizione. Tuttavia, le divergenze tra gli Stati membri rischiano di rallentare il processo.

Alcuni Paesi non vogliono attendere Bruxelles: la Romania ha già introdotto una tassa nazionale di 5 euro sui pacchi provenienti da fuori UE, mentre Polonia e Paesi Bassi stanno valutando misure analoghe. “Solo soluzioni coordinate a livello europeo potranno essere davvero efficaci”, ha avvertito il viceministro polacco per la Digitalizzazione, Dariusz Standerski, evidenziando i rischi di un “border shopping” doganale, con i pacchi dirottati verso i Paesi con regole più favorevoli.

Il ministro delle Finanze tedesco Lars Klingbeil ha esortato la Commissione ad accelerare: “Le autorità doganali si trovano a fronteggiare un carico di lavoro crescente e rischi per la sicurezza e la concorrenza leale. Serve un’azione comune e urgente”.

La replica di Temu: “Paghiamo le tasse e creiamo valore in Europa”

Temu, da parte sua, respinge con forza le accuse di elusione fiscale. In una nota ufficiale, un portavoce dell’azienda ha sottolineato che le sue controllate europee sono “aziende operative reali che impiegano persone reali” e che “le cifre fiscali citate si riferiscono solo all’imposta pagata da una singola entità giuridica, senza includere IVA, dazi e altre imposte”.

La società ha inoltre rivendicato di aver “già versato miliardi di euro di tasse in tutte le giurisdizioni europee” e di aver “investito ingenti risorse nello sviluppo della piattaforma e nel sostegno ai venditori locali”. L’obiettivo, afferma Temu, è “costruire una piattaforma sostenibile, conforme e affidabile” che permetta ai consumatori europei di accedere a prodotti a prezzi accessibili.

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