Turchia, tassi d’interesse al 15%: la neo governatrice avrà l’appoggio di Erdogan?

Claudia Cervi

22 Giugno 2023 - 16:56

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La Turchia alza i tassi di interesse al 15% per contrastare inflazione al 40%, ma non è chiaro se Erdogan approvi la politica monetaria restrittiva della neo governatrice. Ecco cosa sta succedendo.

Turchia, tassi d’interesse al 15%: la neo governatrice avrà l’appoggio di Erdogan?

Fine dei tassi bassi in Turchia: la nuova governatrice della banca centrale turca, Hafize Gaye Erkan, ha annunciato un aumento drastico dei tassi di interesse di 650 punti base. Questa mossa rappresenta un tentativo di ristabilire la credibilità della Turchia di fronte alla comunità finanziaria internazionale e di affrontare l’inflazione al 40% che minaccia l’economia del paese.

Nel corso della riunione del Comitato di politica monetaria svoltasi oggi, è stata presa la decisione di avviare un processo di inasprimento monetario, che si traduce nell’aumento del tasso di riferimento al 15%, quasi il doppio rispetto al precedente 8,5%. Questa scelta è finalizzata a iniziare un percorso di disinflazione il prima possibile: «L’andamento sostenuto della domanda interna, le pressioni sui costi e la viscosità dell’inflazione nel settore dei servizi sono i principali driver. Oltre a questi fattori, il Comitato prevede che un deterioramento sul fronte dei prezzi eserciterà ulteriori pressioni sull’inflazione», si legge nel report del Comitato di politica monetaria.

Sarà interessante vedere se il presidente Erdogan appoggerà questa strategia e se il suo sostegno contribuirà all’efficacia delle misure intraprese dalla banca centrale turca. L’aumento dei tassi d’interesse segna un punto di svolta significativo nella gestione economica della Turchia e rappresenta una sfida cruciale per il governo nella ricerca di una stabilità finanziaria duratura.

Svolta nella politica monetaria turca per contrastare l’inflazione

La banca centrale turca ha effettuato oggi un’importante stretta monetaria, segnando il primo cambiamento significativo dalla politica adottata a partire da marzo 2021. Nonostante rappresenti un chiaro cambiamento di rotta rispetto alle precedenti misure, l’aumento dei tassi è stato inferiore alle aspettative degli economisti che avevano previsto un incremento ancora più sostanziale, pari a un +1.150 punti base, che avrebbe portato i tassi al 20%.

In seguito all’annuncio, la lira turca ha registrato ulteriori perdite nei confronti del dollaro, raggiungendo un minimo storico di circa 24,1. Importanti istituzioni finanziarie come Morgan Stanley suggeriscono che i tassi dovrebbero continuare a salire, potenzialmente fino al 20%, al fine di avviare una discesa dell’inflazione. Allo stesso tempo, Goldman Sachs ha espresso proiezioni ancora più drastiche, suggerendo un aumento fino al 40%.

Nel comunicato stampa, la banca centrale turca ha chiarito che questo primo rialzo dei tassi segna solo l’inizio di un percorso graduale, mirato a riportare l’inflazione sotto il 5%. L’obiettivo è quello di adottare misure progressive per contenere l’aumento dei prezzi e stabilizzare l’economia del paese.

Questa svolta nella politica monetaria turca riflette la determinazione delle autorità a fronteggiare l’inflazione e a ripristinare la stabilità economica. Sarà interessante monitorare gli sviluppi futuri e osservare come l’aumento graduale dei tassi influenzerà l’inflazione e l’economia nel suo complesso, dopo anni di politiche economiche fortemente criticate dalla maggior parte degli economisti.

Turchia: chi sono i nuovi protagonisti che influenzano l’economia

Con la sua rielezione come presidente, Recep Tayyip Erdogan ha segnalato di voler cambiare le sue politiche economiche. Una mossa significativa è stata la nomina di Mehmet Simsek come ministro delle finanze, con l’obiettivo di ripristinare l’ortodossia economica nel paese dopo una lunga crisi. Simsek, ex vice primo ministro e ministro delle finanze, è rispettato dagli investitori e sembra avere maggiore autonomia nel prendere decisioni sulla politica monetaria.

Un’altra nomina rilevante è stata quella di Hafize Gaye Erkan come governatrice della Banca centrale turca. Erkan, una manager bancaria di 44 anni con una carriera di rilievo in diverse banche statunitensi, gode di un alto livello di rispetto nel settore. Si ritiene che sostenga politiche monetarie ortodosse, in contrasto con quelle adottate da Erdogan negli ultimi anni.

Erkan si distingue chiaramente dal suo predecessore, Sahap Kavcioglu, il quale aveva perso completamente la propria indipendenza decisionale, assoggettandosi al «volere» del Presidente. Durante il suo mandato, Kavcioglu aveva adottato una politica espansiva senza precedenti, che aveva provocato un drastico crollo del valore della lira turca.

Chi è Hafize Gaye Erkan, governatrice della banca centrale turca

Hafize Gaye Erkan è la prima donna nominata governatore della banca centrale della Turchia. La nomina ufficiale è arrivata lo scorso 9 giugno con un decreto del presidente Erdogan.

Hafize Gaye Erkan ha un impressionante formazione professionale. Dopo essersi laureata nel 2005, ha rapidamente scalato le posizioni presso Goldman Sachs, una delle principali banche americane. Nel 2014 è entrata a far parte di First Republic Bank, dove è stata nominata co-amministratrice delegata insieme al fondatore della banca, Jim Herbert. Si è poi dimessa dal ruolo nel 2021, a seguito delle dimizzioni di Herbert per motivi di salute.

Dopo aver lasciato First Republic Bank, Erkan ha ricoperto brevemente il ruolo di amministratrice delegata presso Greystone, un’azienda americana specializzata nei prestiti immobiliari. Ha anche fatto parte del consiglio di amministrazione di Tiffany, la rinomata azienda di gioielleria.

La nomina di Erkan alla presidenza della Banca Centrale della Turchia indica l’intenzione del governo di selezionare una figura tecnicamente competente, indipendente dalla politica, con una forte reputazione internazionale e credibilità.

Tuttavia, Erkan dovrà affrontare numerose sfide. Sebbene il presidente Erdogan sembri attualmente propenso a sostenere un aumento dei tassi di interesse, rimane incerto come reagirà di fronte agli effetti di questa politica sull’economia turca. Aumentare gradualmente e in modo coerente i tassi di interesse, come suggerito dalla Banca Centrale della Turchia, può contribuire a controllare gradualmente l’inflazione, ma potrebbe anche portare a un significativo rallentamento economico.

Tassi di interesse elevati scoraggiano le imprese e le persone dal prendere in prestito per investimenti o acquisti. Ciò può comportare una riduzione degli acquisti di case, meno opportunità di lavoro nel settore delle costruzioni e una minore circolazione di denaro. Sebbene ciò possa contribuire a contenere l’inflazione, potrebbe anche portare a una recessione economica, come avviene in alcuni paesi dell’area dell’euro. Tali risultati potrebbero generare scontento pubblico e spingere Erdogan a rivalutare le politiche monetarie adottate.

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