Trump abbandona il realismo per un approccio neocon, appoggiando Kiev e cedendo a Netanyahu, mentre la diplomazia Usa vacilla
È un momento di grande confusione per il presidente Usa, Donald Trump, che in politica estera non sta raccogliendo nulla di quanto seminato - seppur con grandi contraddizioni - in questi 8 mesi alla Casa Bianca. In un alquanto sconcertante post pubblicato su Truth, e a seguito di un incontro bilaterale con Zelensky, Trump ha affermato che Kiev potrebbe «riconquistare tutta l’Ucraina nella sua forma originale», ossia ripristinare i confini precedenti all’invasione russa del 2022, con il supporto di Europa e NATO a causa delle pressioni sull’economia russa. Affermazioni - contraddette dalla realtà sul campo di battaglia - che segnano una decisa svolta rispetto ai suoi precedenti avvertimenti secondo cui la fine della guerra avrebbe probabilmente richiesto concessioni territoriali da parte ucraina.
Successivamente, a margine dell’Assemblea Onu, il Segretario di Stato Marco Rubio ha incontrato il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Ne è uscito un comunicato alquanto striminzito, segnale che l’incontro non è andato affatto bene. «Il Segretario Rubio ha ribadito l’appello del Presidente Trump affinché le uccisioni cessino e la necessità che Mosca intraprenda passi significativi verso una risoluzione duratura della guerra tra Russia e Ucraina». In precedenza Trump ha tenuto un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in cui ha criticato aspramente l’ONU per non aver risolto i conflitti internazionali. Dopo il discorso, ha incontrato Zelensky e ha affermato che i paesi della NATO dovrebbero abbattere gli aerei russi che entrano illegalmente nel loro spazio aereo.
Trump archivia realismo e diplomazia, avanzano le tesi neocon
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