Trump annuncia dazi al 50% sul rame. E scatta l’allarme inflazione

Violetta Silvestri

10 Luglio 2025 - 09:30

Dazi sul rame al 50% dal 1° agosto: cosa significa davvero l’ultimo annuncio di Trump? Gli esperti mettono in guardia gli USA da un caos inflazione.

Trump annuncia dazi al 50% sul rame. E scatta l’allarme inflazione

Donald Trump senza tregua nei suoi annunci tariffari. L’ultima mossa prende di mira una materia prima cruciale per molti settori economici e, secondo il tycoon, strategica per la sicurezza nazionale: il rame.

Il dazio del 50% sulle importazioni di rame entrerà in vigore il 1° agosto. “Annuncio un DAZIO del 50% sul rame, in vigore dal 1° agosto 2025, dopo aver ricevuto una solida VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA NAZIONALE”, si legge nel post del presidente.

Questo metallo è necessario per semiconduttori, aerei, navi, munizioni, data center, batterie agli ioni di litio, sistemi radar, sistemi di difesa missilistica e persino armi ipersoniche. Il rame è il secondo materiale più utilizzato dal Dipartimento della Difesa e rappresenta il terzo metallo più utilizzato a livello globale, dopo ferro e alluminio. Gli Stati Uniti importano quasi la metà del rame che utilizzano, la maggior parte del quale proviene dal Cile, secondo i dati dell’US Geological Survey .

I prezzi del rame sono saliti del 2,62% in seguito all’ultimo annuncio di Trump, estendendo i guadagni della sessione precedente, quando erano balzati del 13,12% e avevano registrato il miglior rialzo giornaliero dal 1989.

L’idea della Casa Bianca è di riportare “la produzione di rame in patria”. Tuttavia, gli esperti affermano che ci vorrà del tempo prima che la produzione aumenti e forse decenni per soddisfare pienamente la domanda. I dazi di Trump sul rame potrebbero quindi tradursi in una vera catastrofe economica e inflazionistica. Gli esperti hanno lanciato l’allerta.

Trump annuncia dazi sul rame al 50%. Cosa significa (davvero) per gli USA?

La decisione del presidente Trump di imporre un dazio del 50% sulle importazioni di rame dagli Stati Uniti colpisce un metallo vitale, ampiamente utilizzato in molti prodotti e settori.

Secondo economisti ed esperti del settore, questo potrebbe portare a un aumento dei prezzi per tutto, dagli elettrodomestici all’elettronica, dalle automobili alle riparazioni domestiche. Stando alle stime dell’agenzia londinese Benchmark Mineral Intelligence, entro agosto i consumatori statunitensi potrebbero pagare circa 15.000 dollari a tonnellata di rame, mentre nel resto del mondo il costo sarebbe intorno ai 10.000 dollari.

L’allarme è così spiegato dagli analisti. La dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni di rame è una “vulnerabilità, ma [gli Stati Uniti] al momento non hanno la capacità di compensare le importazioni, ha detto alla CNBC Carlos Miguel Gutierrez, che ha ricoperto il ruolo di Segretario al Commercio sotto il presidente George W. Bush. “Forse la capacità sarà operativa nel 2027 e nel 2028, supponendo che ci sia la garanzia che quelle tariffe rimarranno in vigore.”

Nel frattempo, negli Stati Uniti si verificherà una certa carenza di rame e i prezzi aumenteranno man mano che le aziende inizieranno a investire nella capacità produttiva, secondo Gutierrez.

Stesso tono di Ryan Young, economista senior del Competitive Enterprise Institute, un think tank apartitico. Il rame è un componente fondamentale nei cavi elettrici e negli impianti idraulici, oltre a essere utilizzato come conduttore di calore nei radiatori e negli elettrodomestici. Il timore è che un dazio elevato possa innescare l’inflazione.

“È una cattiva notizia per tutti”, ha detto Young. “Se i costi delle aziende aumentano, li scaricano sui consumatori, quindi vedremmo prezzi più alti per le riparazioni domestiche e per qualsiasi cosa che abbia il rame”.

“Le tariffe sul rame potrebbero anche rendere più costosa la manutenzione della rete elettrica nazionale e far salire i costi energetici delle famiglie”, ha affermato l’esperto. “Avrebbe un impatto negativo sul settore elettrico e su chiunque utilizzi l’elettricità.

Nazionalizzare la produzione di rame è l’obiettivo di Trump

Trump ha annunciato che i dazi sono come incentivi finanziari per incrementare la produzione nazionale, anche di materiali essenziali come il rame, e aiutano a creare posti di lavoro nel settore manifatturiero.

“L’America non può dipendere dalle importazioni straniere di rame, necessario per hardware militare, infrastrutture ed elettronica di uso quotidiano”, ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Kush Desai in una dichiarazione a CBS MoneyWatch.

“L’amministrazione Trump è impegnata a riportare in patria la produzione manifatturiera fondamentale per la nostra sicurezza nazionale ed economica, con un approccio a due punte basato su dazi e una serie completa di riforme dal lato dell’offerta, come la deregolamentazione e i tagli fiscali a favore della crescita previsti dall’One, Big, Beautiful Bill”.

Dazi sul rame ed effetti (negativi) a catena

Secondo i dati del settore, i maggiori utilizzatori di rame, e quindi i più esposti all’aumento delle tariffe, rientrano in una vasta gamma di settori, che spaziano dall’edilizia ai semiconduttori, dai veicoli elettrici ai componenti per le energie rinnovabili come i pannelli solari.

Daan de Jonge, analista capo della domanda e dei prezzi del rame presso Benchmark Mineral Intelligence, ha affermato in una nota di ricerca che un “aumento del 50% dei prezzi avrà inevitabili effetti a catena sul costo delle nuove infrastrutture, sul costo degli alloggi e sul costo di frigoriferi, automobili e aria condizionata”.

Secondo gli analisti, per i consumatori ciò significa che, se entrasse in vigore questa tariffa del 50%, il costo di elettrodomestici come frigoriferi e condizionatori, nonché dei veicoli elettrici, probabilmente aumenterebbe.

Il rame è un elemento importante nello sviluppo di semiconduttori e veicoli elettrici. E l’annuncio dei dazi ha causato un aumento dei prezzi piuttosto drastico, quindi si può dire che si tratti di un evento piuttosto significativo”, ha dichiarato a CBS MoneyWatch Veronique de Rugy, professoressa di economia politica e ricercatrice senior presso il Mercatus Center della George Mason University.

Gli Stati Uniti dipendono fortemente dalle importazioni di rame dal Cile, seguite dal Canada. Secondo una ricerca di Morgan Stanley, le importazioni nette di rame hanno soddisfatto il 53% della domanda statunitense del metallo lo scorso anno.

Gli esperti sottolineano che Trump non è certo di voler aumentare i dazi sul rame, affermando che la sua proposta potrebbe essere più mirata a ottenere concessioni dagli esportatori.

“Questi sono due esempi di Paesi a cui gli Stati Uniti potrebbero offrire una sorta di esenzione dalle quote o dalle restrizioni alle esportazioni nell’ambito di un accordo più ampio”, ha dichiarato a CBS MoneyWatch Kurt Reiman, responsabile della strategia di investimento di UBS, riferendosi a Canada e Cile.

“Sebbene gli Stati Uniti possano aumentare la produzione nazionale di rame, ci vorrebbero anni per incrementarla in modo significativo”, ha affermato Reiman. “Non siamo pronti. Le miniere dovrebbero essere ampliate, e questo è in genere un processo pluriennale”.

L’annuncio, quindi, potrebbe essere l’ennesimo tentativo da businessman, più che da Capo di Stato, di costringere le nazioni esportatrici a fare concessioni. Trump, intanto, sta innescando una macchina semore più pericolosa per la solidità economica USA.

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