Dal controllo su Intel alla proposta di un fondo sovrano, il presidente miscela pragmatismo e azioni controverse, sfidando le ortodossie repubblicane e liberal per consolidare il consenso.
Non c’è disaccordo, tra gli analisti che hanno esaminato senza paraocchi le ragioni della vittoria elettorale di Trump del novembre scorso, che l’asso nella manica del Repubblicano è stata la lucidità (banale, a ben vedere) di cavalcare la linea del “buon senso”.
C’erano problemi evidenti nel Paese, e Trump ne ha proposto la soluzione. Con il suo stile, chiaramente. L’immigrazione clandestina era la piaga più evidente, e lui l’ha guarita chiudendo i confini, deportando i criminali, favorendo il rimpatrio volontario. Oggi sono oltre un milione i clandestini che sono tornati a casa per scelta, circa tanti quanti sono stati espulsi. Poi c’era la fissazione di Biden e dei liberal che lo manovravano di imporre la correttezza politica nella società (DEI, ossia la «diversità» sui posti di lavoro a scapito della qualità; Teoria Critica della Razza, ossia l’indottrinamento nell’educazione; lo sport “transessuale”, ossia (ex) maschi contro le femmine). E infine le tasse e le regolamentazioni asfissianti, con Trump che voleva tagliarle, e i DEM aumentarle. Con il senno di poi, come poteva Kamala Harris vincere?
E la prova che Trump si sia imposto con una linea di buonsenso è nel comportamento di Gavin Newsom. Si sa che il governatore Democratico della California punta alla presidenza nel 2028, e da ultra liberal che era fino al voto, da mesi sta cambiando pelle politica giorno per giorno. Si prepara ad essere un “moderato” credibile, quando la campagna entrerà nel vivo dopo le elezioni di medio termine per il Congresso fra 14 mesi. [...]
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