Truffa ChatGPT: attenzione a queste finte app che rubano i soldi

Giorgia Gabrielli

9 Gennaio 2024 - 15:31

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Attenzione a queste truffe su ChatGPT. Alcune finte app promettono funzioni simili ma addebitano senza preavviso costi altissimi.

Truffa ChatGPT: attenzione a queste finte app che rubano i soldi

Attenzione alle truffe legate a ChatGPT che stanno rubando soldi a diversi utenti in tutto il mondo.

Non è raro che i truffatori approfittino delle ultime tendenze o delle innovazioni tecnologiche per mettere in atto frodi finanziarie ai danni di utenti poco attenti o poco aggiornati. L’innovazione tecnologica presa di mira dai truffatori è in questo caso ChatGPT, un modello linguistico avanzato sviluppato da OpenAI, in grado di comprendere e generare testo in modo coerente. Con la crescente popolarità dell’intelligenza artificiale, infatti, sempre più spesso utenti curiosi e inesperti scaricano con disattenzione tutto ciò che somiglia a ChatGPT.

L’azienda specializzata in sicurezza informatica, Sophos X-Ops, ha rilevato la presenza negli store online di applicazioni simili a ChatGPT che attraverso strategie ingannevoli attirano gli utenti proponendo prove gratuite e poi addebitando costi per abbonamenti che l’utente non ha sottoscritto intenzionalmente. Ricordiamo, invece, che ChatGPT è gratuito.

Come funziona la truffa ChatGPT

La truffa di cui è protagonista ChatGPT è detta “fleeceware”. Questo termine fa riferimento a un tipo di comportamento truffaldino associato alle app disponibili negli store online. Si riferisce a pratiche ingannevoli con le quali gli sviluppatori di app cercano di sottrarre denaro agli utenti in modo ingannevole.

La truffa viene infatti perpetrata proprio attraverso alcune app disponibili su Play e Apple Store. Queste app promettono funzioni simili a quelle di ChatGPT e assicurano all’utente una prova gratuita del servizio che, appunto, è a pagamento.

Qui inizia la truffa. Queste app sono inizialmente offerte gratuitamente, senza alcun riferimento agli abbonamenti necessari per sbloccare le funzionalità di base. Dopo l’avvio di una prova gratuita, però, vengono addebitati senza preavviso costi altissimi per l’abbonamento e altri servizi aggiuntivi al quale l’utente è stato indotto a iscriversi attraverso tattiche fuorvianti e ingannevoli. Inoltre, gli abbonamenti sottoscritti sono difficili da annullare.

Per riuscire ad attirare gli utenti, queste app utilizzano recensioni false e annunci fuorvianti specialmente sulle piattaforme social. Qui fare pubblicità è economico e il pubblico raggiunto è vastissimo.

L’elenco delle app ChatGPT a cui fare attenzione

Nel rapporto “FleeceGPT Mobile Apps Target AI-Curious to Rake in Cash” Sophos X-Ops invita a fare attenzione ad AI Chat - Chatbot AI Assistant e Genie AI Chatbot, entrambe delle finte app basate su ChatGPT.

Altre app a cui consigliamo di fare attenzione sono:

  • Chat GBT italiano - IA Chatbot;
  • AI Chat Open Assistant Chatbot;
  • Chat AI - AI Chatbot Assistant;
  • Ask AI - Chat with Chatbot.

Nel caso dell’app di Chat GBT, i truffatori/sviluppatori utilizzano la somiglianza del nome con quello originale per migliorare il posizionamento dell’app negli store. Inoltre, gli errori di battitura nel nome dell’app come servono, come afferma Sophos, a escludere persone più esperte. Queste app non hanno nulla a che fare con OpenAI o ChatGPT e violano i termini e le condizioni di OpenAI.

Come difendersi dalle truffe legate a ChatGPT

OpenAI mette a disposizione ChatGPT gratuitamente, mentre queste app ostano tra i 10 e i 70 dollari al mese e non offrono alcun valore aggiunto.

Nonostante molte app fraudolente siano state rimosse, probabilmente ne verranno sviluppate di nuove. L’unica arma per difendersi è l’educazione e la conoscenza. Occorre essere consapevoli dell’esistenza di questo tipo di app truffa e leggere sempre attentamente le descrizioni e le recensioni prima di sottoscrizione qualsiasi cosa, anche una prova gratuita. Si consiglia inoltre di segnalare le app ad Apple e Google se ritenute fraudolente, in modo che vengano rimosse.

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