Treni, quali sono le linee peggiori d’Italia: la classifica delle tratte con più ritardi e meno manutenzione

Giacomo Andreoli

22 Febbraio 2023 - 16:45

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Nel nuovo rapporto Pendolaria 2023 Legambiente fa il punto sul trasporto su ferro in Italia e aggiorna la classifica delle 10 linee peggiori d’Italia, sparse in tutto il Paese, da Nord a Sud.

Treni, quali sono le linee peggiori d’Italia: la classifica delle tratte con più ritardi e meno manutenzione

I treni in Italia sono più efficienti ed ecosostenibili, ma le linee ferroviarie hanno ancora troppi problemi strutturali, in alcuni casi con ancora importanti ritardi e poca manutenzione. A dipingere questo quadro è stata Legambiente nel nuovo rapporto Pendolaria 2023, secondo cui la transizione ecologica sui trasporti è ancora troppo lenta e sono avvenuti solo timidi miglioramenti.

In particolare pesa il trasporto su ferro del Sud Italia, con ancora importanti ritardi infrastrutturali, treni poco frequenti, lentezza di riattivazione delle linee interrotte e linee a binario unico. Non solo: nonostante i soldi del Pnrr e gli altri fondi europei le risorse sono ancora poche e spesso mal impiegate.

Guardando i numeri, poi, si coglie come l’attenzione da parte delle Regioni, con gli investimenti del Next Generation che ancora non hanno prodotto risultati evidenti, è scemata. Nel 2021 gli stanziamenti sono stati, in media, dello 0,57% dei bilanci regionali contro lo 0,65% del 2019. Come ogni anno poi, Legambiente ha stilato la classifica delle 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia.

Quali sono le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia

Secondo il report le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia sono: la Milano-Mortara in Lombardia, la Verona-Rovigo e la Rovigo-Chioggia in Veneto, la Genova-Acqui-Asti in Liguria, la Novara-Biella-Santhià in Piemonte, la Trento-Bassano Del Grappa in Trentino Alto Adige, la Portomaggiore-Bologna in Emilia Romagna, le ex linee Circumvesuviane in Campania, la Roma-Lido e la Roma Nord-Viterbo nel Lazio, la Bari-Bitritto in Puglia, la Catania-Caltagirone-Gela in Sicilia.

Treni, irrisolti i problemi storici del Sud

Considerando la situazione generale delle tratte ferroviarie, le disuguaglianze tra le varie aree del Paese sono evidenti, con il Sud particolarmente svantaggiato. Nel Mezzogiorno ci sono treni con un’età media più alta (18,5 anni, contro 11,9 anni del Nord), convogli più vecchi e molte linee a binario unico o non elettrificate.

La differenza nel numero di corse tra Sicilia e Lombardia è spaventosa: 506 contro 2.173, quattro volte tanto, mentre la popolazione dell’isola è solo la metà di quella lombarda. Insomma: ci sono la metà delle corse pro capite. Ci sono poi delle vere e proprie assurdità, come l’ancora inesistente collegamento tra Napoli e Bari.

Secondo Legambiente bisogna investire di più nell’elettrificazione e nell’efficientamento, anche in chiave di transizione ecologica, puntano in particolare sul miglioramento di queste tratte: Napoli-Reggio Calabria, Taranto-Reggio Calabria, Salerno-Taranto, Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania. L’associazione segnala poi come manchino collegamenti veloci e frequenti tra Sicilia, Calabria e il resto della Penisola.

Come migliorare il servizio ferroviario per i pendolari?

Servirebbe insomma una vera e propria “cura del ferro”, con 2 miliardi di euro da mettere in campo ogni anno fino al 2030 per rafforzare il servizio ferroviario regionale e realizzare le linee metropolitane, tranvie, linee suburbane necessarie alle varie città.

Soprattutto sulle metro, invece, l’Italia è pressoché ferma con un ritmo di un chilometro e mezzo all’anno di nuove tratte inaugurate dal 2018 al 2022.

L’associazione si rivolge poi al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e chiede una particolare attenzione per i pendolari, così come c’è stata attenzione per il rilancio dei cantieri delle grandi opere. Interessanti, poi, i dati del rapporto su chi fa avanti e indietro per il lavoro. In Puglia, in particolare, c’è stato un vero e proprio tonfo dei pendolari dopo la pandemia, con un calo del 65%.

Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente serve “investire in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, in linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity”.

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