Tradurre per i tribunali, come si fa a diventare traduttore giurato?

Caterina Gastaldi

11 Ottobre 2022 - 17:30

condividi

Il traduttore giurato è un traduttore che lavora con i tribunali, che risulta anche iscritto all’albo dei consulenti tecnici.

Tradurre per i tribunali, come si fa a diventare traduttore giurato?

Il lavoro del traduttore freelance permette di svolgere la propria occupazione in diversi ambiti, tra cui anche quello dei tribunali. In Italia solitamente i traduttori che si occupano di collaborazioni in questo ambito vengono detti “traduttori giurati” e sono iscritti al Ctu, ovvero l’albo dei consulenti tecnici, venendo così riconosciuti come collaboratori in ambito legale.

L’iter per diventare un traduttore giurato, pur concludendosi con l’iscrizione al Ctu, può avere partenze differenti a seconda della propria istruzione ed esperienza. Non è richiesta infatti una laurea in lingue, ma è comunque previsto il possesso di esperienza sul campo e certificazioni specifiche.

Chi è il traduttore giurato

Il ruolo del traduttore giurato, o certificato, è quello di un professionista che collabora con il tribunale, iscritto all’apposito albo riservato ai consulenti tecnici, ovvero il Ctu. Prima di tutto, per poter essere traduttori giurati è necessario svolgere questo compito in qualità di professionisti. Non è necessario invece essere in possesso di una laurea in lingue, ma è fondamentale avere competenze dimostrabili attraverso certificazioni ed esperienza.

Il traduttore giurato infatti si occupa di svolgere le “traduzioni asseverate”, ovvero traduzioni legalmente riconosciute dei documenti, necessarie quando la documentazione in questione deve essere utilizzata per scopi amministrativi, giudiziari, o governativi.

In Italia viene lasciata molta libertà ai singoli tribunali, che attraverso le proprie commissioni possono prevedere competenze, certificazioni, e livelli differenti per i singoli traduttori, così come per la durata delle singole collaborazioni. Anche per questo l’iscrizione all’albo del Ctu è valida solo per lo specifico tribunale per cui è stata fatta. Il traduttore giurato può infatti sempre svolgere traduzioni asseverate per i propri clienti, ma lavorerà solo per il tribunale (o i tribunali) nel cui albo è iscritto.

Cos’è la traduzione asseverata

In breve, la traduzione asseverata, a volte anche conosciuta come traduzione giurata, è una traduzione ufficiale di documenti legali o documenti necessari per accertare la situazione legale di una persona e mantengono lo stesso valore dell’originale, convalidando la conformità perfetta tra il testo originale e il testo tradotto.

Generalmente a venire tradotti in questa modalità sono:

  • certificati di nascita o di morte;
  • certificati di matrimonio e divorzio;
  • titoli di studio;
  • qualsiasi tipo di atto giudiziario;
  • documenti per la richiesta della cittadinanza.

Il traduttore del documento si rivolge a una delle realtà preposte (tribunale, notaio, o giudice di pace) affermando di aver tradotto fedelmente quanto richiesto e firma congiuntamente con l’Autorità in questione un verbale che lo certifichi e attesti l’avvenuto giuramento, da allegare alla documentazione in tutte le sue traduzioni.

Nel momento in cui viene sottoscritto il verbale relativo al documento, il traduttore assume responsabilità sia civile, sia penale.

La traduzione asseverata ha valere quando viene utilizzata in Italia, se invece è necessario presentarla all’estero per avere valore ufficiale deve essere timbrata e firmata da: traduttori iscritti all’albo Ctu, traduttori giurati riconosciuti dall’autorità estera, oppure traduttori certificati (quindi iscritti in un pubblico registro italiano o straniero come periti ed esperti traduttori).

Chi può essere traduttore per i tribunali

Se in passato a poter svolgere questo compito erano personalità diverse, situazione anche dovuta alla minor necessità di traduzioni giurate, ora è necessario essere traduttori di professione per poter svolgere questo compito.

Questa scelta è anche dovuta dal fatto che l’asseverazione viene ritenuta una perizia a tutti gli effetti, e il traduttore svolge così il ruolo di consulente tecnico per il tribunale, prendendosi come accennato responsabilità civile e penale di quanto tradotto. Non solo, la responsabilità è ad personam, quindi anche nel caso in cui il professionista lavorasse per un’agenzia, non sarà l’agenzia a svolgere il ruolo di personalità giuridica di fronte alla legge.

Il traduttore per il tribunale quindi deve essere:

  • traduttore iscritto al Ctu, le cui competenze sono riconosciute dal tribunale in questione, che lo ha inserito all’interno dell’albo dei consulenti;
  • professionista iscritto alle associazioni professionali di interpreti e traduttori, ai sensi della legge n. 4/2013 e/o in possesso di certificazioni di qualità;
  • iscritto in qualità di traduttore e/o interprete al Ruolo Periti ed Esperti della Camera di Commercio.

Come iscriversi al Ctu

L’iscrizione al Ctu è valida solo per il tribunale presso la cui si fa e, a seconda del tribunale in questione, le regole e le richieste possono variare, così come la tassa da pagare. Questa ammonta sempre a 168 euro e potrà essere richiesta annualmente o una tantum, sempre a seconda del tribunale.

Oltre a essere traduttori professionisti è necessario essere in possesso dei seguenti documenti:

  • fotocopia della carta di identità e codice fiscale;
  • CV aggiornato, sottoscritto in ogni pagina, in bollo, con dati di residenza e Pec;
  • tutti i titoli e i certificati di cui si è in possesso (diplomi, master, pubblicazioni, ecc) che dimostrino la propria competenza;
  • fatture degli ultimi 5 anni (3 per per i madrelingua) che dimostrino l’attività professionale continuativa in questo campo.

Sarà poi la commissione del tribunale ad analizzare e valutare i candidati. L’appartenenza ad associazioni professionali o il possesso di certificazioni particolarmente importanti possono facilitare l’entrata nell’albo del tribunale.

Argomenti

Iscriviti a Money.it