Trading, cos’è il Flash Crash

David Pascucci

27/09/2022

11/11/2022 - 10:20

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Il Flash Crash, un fenomeno in aumento negli ultimi anni, ha una causa primaria solitamente non considerata dalla maggior parte degli operatori.

Trading, cos’è il Flash Crash

Il fenomeno del “Flash Crash”, da non confondere con il meccanismo più complesso del “Panic Selling”, è un fenomeno in aumento nel corso degli ultimi anni. Le dinamiche sono molto simili tra loro, con dei crolli di mercato molto forti ma che hanno una durata nel tempo sicuramente diversa.

Il Flash Crash è una situazione che mette molta paura agli operatori e solamente chi ha assistito a un Flash Crash in diretta può sapere quale sia la sensazione che si prova a vedere delle oscillazioni di mercato che, effettivamente, non sono paragonabili né al Panic Selling, né ai normali crolli.

Il Flash Crash è una situazione di mercato particolare che merita di essere precisata per capire meglio come il mercato, seppur in condizioni normali, potrebbe reagire in determinate situazioni. Vediamo ora quindi cosa è un Flash Crash, facendo anche degli esempi “storici”.

Che cosa è un “Flash Crash”

Il “Flash Crash” è letteralmente traducibile con “Crollo Fulmineo”: si tratta di una discesa delle quotazioni molto veloce e quasi istantanea, se mettiamo a confronto l’ampiezza del movimento con l’arco temporale preso in considerazione.

Solitamente il movimento da Flash Crash, in particolari condizioni, è accompagnato da una fase di recupero che si realizza nel brevissimo termine. La prima sensazione che si ha dinanzi a un Flash Crash è quella di “impotenza” nei confronti di quello che sta succedendo al mercato, in quanto il movimento è talmente forte che si rimane sostanzialmente bloccati nell’operare. Il Flash Crash, infatti, è tranquillamente ascrivibile a uno shock, in cui l’immobilità è dovuta proprio alla forte componente emotiva che scuote chi osserva il mercato in quel momento.

Fare valutazioni in questo ambito è possibile solo grazie a un buon distacco emotivo, “normale” nei professionisti del settore, e solo se si intuisce, attraverso analisi precedenti, dove rimbalzerà il mercato. In sintesi, solo per chi ha un vero e proprio piano operativo che evita l’entrata a mercato in situazioni di questo genere. La pericolosità dei Flash Crash è incredibile, peggiore forse delle situazioni di Panic Selling. Vediamo ora un esempio storico.

Il Flash Crash del 2010

Un crollo del 9% in circa 20 minuti di negoziazione: questo è quello che è avvenuto il 6 maggio del 2010 al mercato americano, un crollo così forte che ha coinvolto tutti i settori del mercato finanziario, dal mercato azionario ai futures, alle opzioni e agli Etf, ossia tutti strumenti collegati proprio all’andamento del mercato azionario. Il crollo del 9% è avvenuto tra le 14:42 e le 15:07 ora di New York, mentre il recupero nelle due ore successive ha portato il mercato a chiudere con una perdita media del 3%. In sostanza, il mercato è crollato del 9% per poi recuperare in poche ore un 6% dai minimi, un ottimo recupero considerando il fortissimo ribasso.

Inizialmente le cause erano ascrivibili alle cattive notizie che si erano diffuse circa la crisi greca e della zona euro, tant’è che i futures del mercato azionario americano erano già in negativo nella mattinata europea. La Sec e la Cftc, gli organi di controllo sulle negoziazioni di Borsa in Usa, non hanno trovato una causa unica o un solo responsabile. Tra le possibili cause: l’ordine in vendita di un trader molto importante che avrebbe venduto allo scoperto circa 75000 contratti di E-Mini S&P (il contratto future sull’indice S&P500), coprendo il rischio di una posizione rialzista già in essere con un controvalore pari a 4 miliardi di dollari; un trader autistico riconducibile a una società di prop trading londinese che, dalla sua cameretta, avrebbe causato il crash tramite l’utilizzo di sistemi di trading; e un trader che dal 2009 al 2015 (quindi anche dopo il crash) ha guadagnato circa 40 milioni di dollari.

In pratica, a provocare un Flash Crash è un insieme di cause contingenti, che però dipendono da un’unica causa primaria. Vediamo quale.

La causa primaria di un Flash Crash

La causa primaria di un Flash Crash risiede nel cosiddetto “Vuoto di Mercato”, ossia la mancanza di una notevole fetta di compratori su diversi livelli di prezzo, inferiori all’attuale prezzo di mercato. Non è un caso che il Flash Crash avvenga in situazioni dove solitamente il mercato ha già intrapreso la sua via ribassista, almeno nel breve.

Facciamo un esempio: immaginiamo che il mercato sia “pieno” di venditori, ossia con una palese supremazia di venditori rispetto ai compratori. Se la presenza resta maggioritaria, nel momento in cui i compratori finiscono inizia un crollo di mercato per alcuni livelli, fino a trovare nuovi compratori. Se i nuovi compratori non sono presenti per livelli di prezzo anche tecnicamente non validi, ecco che comprare diventa un azzardo e si scatena il vero Flash Crash, ossia una situazione dove i venditori spingono il prezzo al ribasso e dove quasi nessuno riesce a scambiare. In sostanza si crea un vero e proprio vuoto di mercato.

Le altre cause, ossia quelle ascrivibili a casi di “fat fingers”, traders che immettono pesanti ordini di mercato in vendita, sono da considerare degli iniziatori del processo di Flash Crash.

Il caso del Flash Crash della sterlina avvenuto nella notte del 26 settembre 2022 è l’esempio lampante di quanto detto sopra: con un vuoto di mercato enorme, il Flash Crash su un mercato europeo durante le 2:30 del mattino è normalissimo. Ovviamente, complice di questi movimenti, ci deve essere una situazione tecnica che sia predisposta a questi eventi, siano essi dei massimi storici o, come nel caso della sterlina, dei minimi storici.

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