TFR in fondo pensione o azienda, quale conviene?

Flavio Ferrara

3 Agosto 2023 - 14:06

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Meglio lasciare il TFR in azienda o dedicarlo a un fondo pensione? Ecco qual è la soluzione più conveniente per i lavoratori dipendenti.

TFR in fondo pensione o azienda, quale conviene?

Lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione: cosa conviene?

È questa una delle domande più ricorrenti tra i lavoratori italiani a partire dalla riforma della previdenza complementare varata durante il Governo Prodi II ed entrata in vigore il 1° gennaio 2007 (Legge 296/2006).

La nuova legislazione, introdotta per favorire l’investimento nei fondi pensione, prevede che entro sei mesi dalla prima assunzione si lavora in un settore privato debba essere presa la decisione se lasciare il TFR in azienda, oppure destinarlo a un fondo pensione.

Occorre tenere ben presente che volta presa la decisione di destinarlo a un fondo pensione non sarà più possibile modificarla, mentre, al contrario, se il lavoratore decide di lasciare il TFR in azienda, può sempre cambiare idea in un secondo momento e destinarlo ad un fondo pensione.

La scelta deve essere fatta tassativamente entro 6 mesi, altrimenti si innesca il meccanismo del silenzio-assenso, in base al quale il TFR viene automaticamente destinato al fondo pensione previsto dal contratto collettivo di lavoro.

Quali fattori occorre considerare nella scelta se aderire a un fondo pensione o lasciare il TFR in azienda?

Ecco cosa considerare nella scelta più conveniente tra lasciare il TFR in azienda oppure aderire ad un fondo pensione.

TFR in azienda o fondo pensione: quali fattori considerare?

In linea generale la scelta di lasciare il proprio TFR in azienda o no, aderendo ad un fondo pensione aperto o chiuso, è particolarmente complessa e richiede delle conoscenze approfondite sia in materia economico-finanziaria che normativa.
In estrema sintesi è possibile raggruppare i fattori di scelta in quattro macro categorie:

  • costi di gestione dei fondi pensione;
  • regole di tassazione sul TFR ed eventuali agevolazioni fiscali;
  • rendimenti dei fondi pensione o rivalutazione del TFR;
  • età del lavoratore al momento della scelta.

Costi di gestione

Il primo fattore da considerare nella scelta di destinare il TFR in azienda ovvero investire il proprio TFR nei fondi pensione è rappresentato dai costi di gestione della previdenza complementare.
Nel caso in cui, infatti, si scelga di destinare il proprio TFR ad un fondo pensione, i costi di gestione sono diversi a seconda che il fondo pensione considerato sia negoziale (chiuso) ovvero aperto. Solitamente i costi di gestione medi sono più bassi e convenienti per i fondi negoziali.

La scelta di lasciare il TFR in azienda, invece, non presenta alcun costo di gestione per il lavoratore.

Tassazione

L’imposta da pagare sul TFR tiene conto dell’aliquota media che il lavoratore ha pagato negli ultimi 5 anni ai fini della tassazione Irpef, con detrazioni agevolate per i rapporti di lavoro che abbiano avuti durata inferiore ai 2 anni e per i lavoratori con un reddito non superiore ai 30 mila euro.

Sarà cura degli uffici dell’Agenzia delle entrate ricalcolare l’imposta dovuta in base all’aliquota media di tassazione dei 5 anni anteriori alla cessazione del rapporto di lavoro.

In caso risulti un’imposta non pagata di oltre 100 euro, l’Agenzia delle Entrate emette un avviso di pagamento, mentre, in caso contrario, gli uffici finanziari rimborsano il maggiore credito.

Rendimento

Un terzo fattore da considerare nella scelta tra lasciare in TFR in azienda o no, aderendo ad un fondo di previdenza complementare, è rappresentato dal rendimento finanziario.

In questi ultimi anni i rendimenti dei fondi pensione, sia negoziali che aperti, sono stati sempre superiori rispetto a quelli del TFR in azienda.
Nel 2013, per esempio, i rendimenti medi dei fondi pensione italiani sono stati pari al 5,7% mentre il TFR in azienda si è rivalutato dell’1,9%.

Come si rivaluta il TFR in azienda?
La regola della rivalutazione del TFR in azienda è fissata dall’articolo 2220 del codice civile.

In sostanza, il TFR in azienda si rivaluta ogni anno del 75% del tasso di inflazione più la misura fissa dell’1,5%. Di conseguenza, il TFR si rivaluta sempre salvo i casi (molto rari della realtà) di deflazione.

Quando si deve scegliere se destinare il proprio TFR in azienda o aderire ad un fondo pensione, occorre quindi valutare i rendimenti offerti da ciascuna opzione.

Età del lavoratore

Un ultimo fattore importante da considerare nella scelta di lasciare il TFR in azienda o aderire ad un fondo pensione è l’età in cui il lavoratore effettua questa scelta.
L’età conta molto poiché maggiore è il numero di anni che mancano alla pensione più grande è l’effetto moltiplicativo generato (in positivo o in negativo) da una corretta (o meno) gestione del fondo.

In questo senso, la maggior parte dei consulenti finanziari sconsiglia di aderire ai fondi pensione in età avanzata (e a pochi anni dalla pensione) poiché non si otterrebbero grandi vantaggi relativi rispetto a lasciare il TFR in azienda, mentre sarebbero più probabili le perdite.

Cos’è il TFR

Per capire bene il meccanismo più conveniente, occorre inquadrare bene cos’è il TFR.

Il TFR è il trattamento di fine rapporto, ossia una remunerazione posticipata che spetta al lavoratore dipendente all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, per qualsiasi motivo (raggiungimento della pensione, dimissioni, o licenziamento).

È sostanzialmente un salario accantonato e posticipato, che viene calcolato per quote annuali. Per determinare il TFR si calcola prima la retribuzione annua; quindi, si divide l’importo ottenuto per 13,5.

Questo ammontare, che costituisce la quota annuale del TFR, viene aggiornato annualmente in base ad un indice di rivalutazione pari al 75% dell’inflazione più 1,5% fisso.

Questo significa che al 31 dicembre di ogni anno, l’importo accumulato negli anni precedenti viene rivalutato con un tasso fisso dell’1,5% più il 75% dell’aumento dell’indice Istat dei prezzi al consumo dell’anno precedente.

Quanto rende il TFR in un fondo pensione o in azienda?

Il rendimento del TFR in un fondo pensione o in azienda varia a seconda di due variabili molto importanti:

  1. L’andamento dei mercati finanziari e dei tassi di interesse nel caso di TFR destinato al fondo pensione
  2. L’andamento dell’inflazione nel caso di TFR lasciato in azienda

Quindi a priori non si può calcolare la convenienza del rendimento di uno rispetto all’altro, perché dipenderà molto dal momento in cui parte il rapporto di lavoro e dal contesto macroeconomico degli anni successivi

TFR In Fondo Pensione o in azienda: quale conviene?

Il fondo pensione gode di un vantaggio fiscale perché gli iscritti a un fondo pensione hanno l’opportunità di dedurre fiscalmente i contributi versati, fino a un importo massimo di 5.164,57 euro annui e di una tassazione agevolata alla riscossione, che va da un minimo del 9% fino a un massimo del 15% a seconda degli anni in cui si è mantenuto l’investimento nel fondo pensione.

Invece, il TFR lasciato in azienda al momento della riscossione ha una tassazione da reddito con aliquote IRPEF che vanno da un minimo del 23% fino al 43%.

Nonostante l’evidente vantaggio fiscale a favore dell’investimento del TFR nel fondo pensione, ci sono 3 fattori importanti, che al di là delle apparenze possono far propendere per lasciare il TFR in azienda:

  1. Maggiore protezione dall’inflazione nel meccanismo di rivalutazione del TFR, come abbiamo descritto nei paragrafi precedenti.
  2. Maggiore flessibilità per chi tiene il TFR in azienda, sia perché può cambiare idea in un secondo momento, sia perché il TFR potrebbe rivelarsi una liquidità fondamentale in caso di perdita del lavoro e un lungo periodo di disoccupazione
  3. Non si pagano commissioni per il TFR lasciato in azienda e questo, nel medio lungo termine, va a compensare la maggiore aliquota che si pagherà al momento della riscossione del TFR.

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# TFR

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