TFR in busta paga, dove guardare per scoprire l’importo maturato

Simone Micocci

7 Novembre 2023 - 14:42

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Come scoprire quanto è stato maturato di Tfr? Spesso a rispondere è la busta paga: ecco dove guardare per essere costantemente informati.

TFR in busta paga, dove guardare per scoprire l’importo maturato

Scoprire a quanto ammonta il Tfr maturato in azienda, che dovrà quindi essere liquidato alla cessazione del rapporto di lavoro entro i termini indicati dal contratto collettivo di riferimento, è molto semplice in quanto indicato in busta paga.

A tal proposito, è bene sottolineare che quando si parla di Tfr in busta paga ci si riferisce alla somma mensilmente maturata dal lavoratore la quale a seconda della scelta da lui fatta può essere accantonata dall’azienda oppure in un fondo per la pensione complementare: non vi è invece nessuna possibilità, in quanto questa soluzione è stata abolita dal 1° luglio 2018, che il Tfr possa essere pagato mensilmente insieme allo stipendio.

In busta paga viene generalmente indicato tanto l’importo di Tfr maturato mensilmente quanto quello complessivo (il che è più raro), quindi per il dipendente è facile avere la situazione aggiornata. A tal proposito, ecco dove guardare per essere informati in tal senso, mentre per informazioni su altri emolumenti vi consigliamo di consultare la nostra guida su come leggere la busta paga.

Dove viene indicato il Tfr maturato in busta paga

Come prima cosa va detto che i cedolini della busta paga non sono tutti uguali in quanto dipende dal gestionale utilizzato da chi elabora le paghe. Potrebbe succedere quindi che le informazioni che trovate in questo articolo non valgano nel vostro caso specifico.

Possiamo comunque affermare che nella maggior parte dei casi le buste paga tendono a indicare tanto il Tfr maturato mensilmente (di cui di seguito trovate le regole di calcolo) quanto quello complessivamente accreditato in azienda. Su quest’ultimo punto però va fatta una precisazione: in molti cedolini, infatti, è presente la situazione aggiornata al 31 dicembre dell’anno precedente, escludendo quindi gli ultimi mesi di lavoro. In tal caso, quindi, bisognerà aggiungere all’importo indicato tutti i ratei mensili dell’ultimo anno, così da calcolare quanto effettivamente è stato maturato.

Nel dettaglio, queste informazioni si trovano nella zona bassa del cedolino, solitamente nell’ultima riga (quella immediatamente sopra alla tabella in cui vengono riepilogati i giorni di lavoro, con il relativo orario). Sotto alla parte riguardante ferie e permessi dovreste infatti trovare la voce “Accant. Tfr” che sta appunto a indicare quanto maturato nel mese di riferimento. Alcune volte immediatamente al fianco, altre invece in fondo alla riga, troviamo invece l’informazione relativa al Tfr complessivamente maturato, nella quale è indicato l’importo nonché la data da prendere come riferimento.

A tal proposito è bene precisare che gli importi indicati sono da considerare al lordo delle tasse (salvo il caso in cui venga specificato che si tratta del netto): per sapere quanto effettivamente spetta, bisogna quindi applicare le dovute imposte.

Come scoprire a quanto ammonta il Tfr se non è indicato in busta paga

Il problema sorge laddove in busta paga sia indicato il solo resoconto mensile, omettendo quindi l’informazione relativa a quanto complessivamente maturato.

In quel caso è semplice recuperare l’informazione di cui si ha bisogno qualora si sia optato per l’accredito in un fondo pensione, in quanto basta consultare il proprio resoconto per essere aggiornati costantemente sulla cifra accantonata.

È invece più complicato acquisire l’informazione ricercata nel caso di Tfr lasciato in azienda, in quanto l’unico a poter rispondere è il vostro datore di lavoro, ed è quindi a lui che dovete rivolgervi.

Come matura il Tfr

Come indicato dall’articolo 2120 del Codice civile, il Tfr si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5.

Di fatto, ogni anno si prende la retribuzione imponibile e la si divide per 13,5, al netto però del contributo aggiuntivo pari allo 0,50% dell’imponibile previdenziale dell’anno. Il che significa che mensilmente vale la stessa regola, dividendo appunto per 13,5 l’imponibile lordo.

Per quanto l’operazione matematica possa sembrare semplice, non lo è individuare l’imponibile su cui applicare il relativo divisore: nell’articolo 2120 del Codice civile viene infatti stabilito che per retribuzione utile ai fini del Tfr si considerano tutte le “somme, compreso l’equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese”.

Una definizione piuttosto generica, tanto che sono i Contratti collettivi a indicare quali sono le voci da considerare nel calcolo (e quali invece escludere). Solitamente comunque vengono considerati tutti gli elementi retributivi, comprese quindi anche le voci accessorie come possono essere straordinari e tredicesima (anch’essa maturata mensilmente), come pure superminimo e scatti di anzianità. E la buona notizia è che il Tfr viene maturato anche nei periodi di assenza per malattia, infortunio e gravidanza.

Va detto poi che il Tfr maturato è soggetto a rivalutazione periodica: quanto accantonato nel corso degli anni viene quindi aggiornato in base all’andamento dei prezzi, così da contrastarne la svalutazione.

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