La Terza Guerra Mondiale si fa più vicina dopo questa mossa di Putin

Ilena D’Errico

21 Ottobre 2025 - 00:10

Le scelte di Putin preoccupano in questo contesto fragile, quasi quanto quelle degli Stati che si sentono minacciati. Ogni mossa può essere il punto di non ritorno verso un’escalation globale.

La Terza Guerra Mondiale si fa più vicina dopo questa mossa di Putin

Chi non indulge in facili ottimismi lo sa quanta delicatezza richiedono gli incontri diplomatici e le trattative con un conflitto in corso. Ogni momento chiave che dovrebbe far sperare in una pace più vicina si trasforma in una pericolosa partita di poker con una posta troppo alta. E quando i protagonisti di questo scenario sono Putin e Trump ciò vale ancora di più. Ecco che infatti il vertice a Budapest tiene con il fiato sospeso tutto il mondo, come se il peggio potesse avere la meglio da un momento all’altro. Non servono più grandi sforzi a questo punto, in questo gioco di potere e forza basta il più piccolo pretesto per rompere i pochi equilibri rimasti, come la storia ci insegna.

Le motivazioni non sono neanche sempre delle più becere, visto che la paura per la sicurezza di intere nazioni e per l’incolumità dei loro rappresentanti porta la tensione a un livello insopportabile, rendendo la responsabilità ancora più pesante. Ma mentre la maggior parte degli esperti discute del modo per portare a termine l’incontro Russia-Usa di Budapest nel migliore dei modi, c’è pure chi lancia allarmi inquietanti. L’ombra di un attentato incombe sul vertice e con lei quella di una guerra mondiale? Conclusioni affrettate, forse, ma non si può negare che ci troviamo in uno scenario ben poco rassicurante.

Attentato a Putin da parte del Regno Unito?

Molti esprimono dubbi sull’opportunità di tenere il vertice a Budapest o di tenerlo affatto, ma quanto a motivazioni nessuno può competere con Andrey Bezrukov. Colonnello, membro dell’intelligence russa, professore presso l’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca (Mgimo), consulente per il gigante petrolifero statale Rosneft, ma anche ex spia del programma “illegali”, tornato in Russia dopo l’arresto da parte dell’Fbi nel 2010. Un passato turbolento e controverso, ma anche una mente analitica e una preparazione non indifferenti. Secondo Bezrukov, comunque, l’incontro con Donald Trump dovrebbe essere spostato (preferibilmente a Dubai), per evitare di finire nell’operazione assolutamente traditrice degli inglesi.

Bezrukov ritiene infatti che il Regno Unito abbia orchestrato una trappola, un attentato in piena regola per colpire Putin in Ungheria e così eliminare il problema alla radice. L’ex spia dormiente ritiene infatti che la mentalità inglese porti a considerare l’eliminazione di Putin come una soluzione pratica e incolpa i cambiamenti affrontati dal Regno Unito per la pressione sulla classe dirigente, consapevole - a suo dire - di una fine inevitabile. "Lo prenderanno. Rischieranno tutto, perché stanno rischiando tutto ora” ha dichiarato Bezrukov, seppur senza fornire alcuno stralcio di prova per le sue argomentazioni e cogliendo l’occasione per elogiare il leader del Cremlino.

Nella stessa intervista resa a Vladimir Solovyov, infatti, l’ex spia ha descritto Putin tanto coraggioso da esser capace di correre il rischio e andare a Budapest. Una scelta che Bezrukov sconsiglia vivamente, cercando senza successo di far spostare l’incontro negli Emirati Arabi Uniti. Nel frattempo, anche l’Europa è divisa sulla tappa in Ungheria, che per arrivare a compimento richiede un impegno senza precedenti. Non ci sono soltanto i problemi di sicurezza legati al volo e alla tratta più sicura da percorrere evitando i Paesi apertamente ostili, ma anche una complessa decisione da prendere circa il mandato di arresto internazionale che pende su Putin, ritenuto responsabile di crimini di guerra dalla Corte penale internazionale.

Linea che l’Ungheria intende ignorare, riconoscendo al presidente russo un’ospitalità rispettosa, come fatto con l’omologo turco. Intanto, i Paesi occidentali appaiono frammentati e i rapporti con il Regno Uniti appaiono effettivamente deteriorati ancora. Alla ministeriale Nato di qualche giorno fa, il ministro della Difesa britannico John Healey non ha usato mezzi termini:

Le incursioni di Vladimir Putin all’interno del territorio alleato sono avventate e pericolose: deliberate o no, Putin ci guarda e non deve avere dubbi, se minacciati agiremo.

La presenza di Putin all’incontro è una mossa che dobbiamo attendere con attenzione, perché proprio da qui può cominciare a delinearsi concretamente un’estensione del conflitto. Esporsi pubblicamente, anche solo per accusare uno Stato alleato, potrebbe essere la fatidica miccia, anche se tutti gli altri esperti mondiali non vedono un’estensione della guerra su scala mondiale prima di qualche tempo.

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