Chi per un motivo e chi per un altro, termosifoni e termoconvettori rappresentano una valida soluzione per il riscaldamento. Ma quale conviene di più?
Per riscaldarsi in inverno oggi le soluzioni sono tantissime. Abbiamo i classici camini a legna, le stufe - sia a legna che a pellet - ma anche soluzioni diverse come termoconvettori, condizionatori o i classici termosifoni. Non c’è dubbio che nelle case, soprattutto quelle più datate, i termosifoni collegati al camino, alla stufa o alla caldaia rappresentino la soluzione più adottata. I motivi sono presto detti: l’efficienza e i costi di manutenzione relativamente bassi. Tuttavia, nelle abitazioni più moderne, sono molto in voga soluzioni alternative come i termoconvettori.
Mettendo a paragone i due sistemi, qual è il più conveniente? Scopriamolo.
Come funziona un termosifone
Il termosifone richiede acqua calda - solitamente generata da una caldaia (o da una pompa di calore) - che, circolando all’interno dei pannelli (che possono essere in acciaio, alluminio o ghisa), li riscalda. A loro volta, questi pannelli trasferiscono il calore all’aria circostante per convezione naturale e un poco per irraggiamento.
L’aria riscaldata dal termosifone, che si diffonde nella stanza, è dunque una combinazione di calore convettivo e radiante.
Come funziona un termoconvettore
Il termoconvettore sfrutta invece il principio della convezione: aspira aria fredda dalla parte bassa, la riscalda e la espelle in alto, generando un flusso continuo di aria calda. Ne esistono vari tipi.
- Termoconvettori elettrici: i più diffusi e semplici da utilizzare, perché non richiedono collegamenti a gas o impianti idraulici. Sono ideali per riscaldare rapidamente stanze di dimensioni contenute, ma occorre fare attenzione al consumo elettrico elevato. Secondo le stime di ENGIE, ad esempio, i modelli in commercio consumano tipicamente tra 600 e 2.400 Wh a seconda della potenza attivata.
- Termoconvettori ad acqua: richiedono la presenza di una caldaia (o pompa di calore) che scalda l’acqua, la quale viene poi inviata al convettore. Il volume dell’acqua in circolo è inferiore rispetto ai termosifoni tradizionali, consentendo un riscaldamento più rapido e reattivo. Tuttavia, sono dispositivi più complessi e generalmente costosi rispetto ai radiatori convenzionali.
- Termoconvettori a gas: in questo caso, l’aria si riscalda tramite un bruciatore a gas in camera stagna. È necessario un tecnico qualificato per l’installazione, deve esserci uno scarico dei fumi e una presa d’aria esterna. Devono essere controllati periodicamente per motivi di sicurezza.
Qual è il più conveniente oggi?
Oltre al differente principio di funzionamento, ci sono altri fattori che possono far pendere la scelta verso uno o l’altro sistema. Molto dipende dalle esigenze personali.
Efficienza, qualità ed esigenze di spazio
In primis va valutata la capacità riscaldante e la relativa inerzia termica. Un termosifone impiega più tempo ad alzare la temperatura della stanza, ma una volta caldo, mantiene il calore anche quando la fonte si spegne. Al contrario, un termoconvettore riscalda rapidamente, ma la stanza tende a raffreddarsi più velocemente una volta spento.
Poi vanno valutate le dimensioni, quindi le caratteristiche di spazio e ingombro negli ambienti. Un termoconvettore può essere molto compatto e installato in spazi limitati. Il termosifone, specialmente nei modelli più vecchi, occupa più superficie e richiede pareti libere, ma è frequentemente anche usato per scopi secondari (ad esempio come “asciuga-indumenti”). Un esempio? In una stanza di 10-12 m², un termoconvettore da 1.000–1.500 W può bastare, mentre un termosifone tradizionale richiede una lunghezza maggiore e una potenza idonea all’impianto.
Altro aspetto da valutare è la qualità dell’aria, dato che i termoconvettori tendono a seccarla molto di più rispetto ai termosifoni. Alcuni modelli moderni integrano funzioni di umidificazione o regolazione per limitare questo effetto.
Consumi e costi
Poi ci sono i consumi. Qui entra in gioco il costo dell’energia. Prendiamo ad esempio una tariffa realistica di 0,15 €/kWh. I termoconvettori elettrici, come detto, oscillano fra 600 e 2.400 Wh (cioè 0,6–2,4 kW), quindi con consumi da 0,09 a 0,36 €/h (in base alla potenza e all’uso). Un esempio numerico? Se un termoconvettore da 1.500 W rimane acceso per 4 ore, consuma 6 kWh, che a 0,15 €/kWh significa 0,90 € totali.
In generale, radiatori tradizionali (con acqua calda) possono avere consumi più contenuti rispetto a convettori elettrici, soprattutto se integrati in un impianto efficiente.
Un ultimo aspetto è relativo ai costi d’installazione e durata. I termosifoni (e il relativo impianto idraulico) sono più costosi da installare in un’abitazione nuova, perché richiedono tubazioni, caldaia e posa dei radiatori. Però, l’impianto ben fatto può durare decenni. I termoconvettori elettrici, al contrario, hanno installazione più semplice (a volte “plug and play”) ma una vita utile generalmente inferiore e, per i modelli più sofisticati, un prezzo iniziale più alto.
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Sostenibilità ambientale e incentivi
Un tema sempre più centrale è l’impatto ambientale. Il settore elettrico nazionale, pur avendo fatto progressi, è ancora responsabile di una fetta significativa delle emissioni di CO₂. Secondo ISPRA, nel 2023 il fattore di emissione per la produzione elettrica era circa 414,9 g CO₂ per kWh.
Inoltre, secondo tantissimi studi, il gas naturale produce circa il 40 % in meno di CO₂ rispetto al carbone e circa il 20 % in meno rispetto al petrolio. Ciò significa che, se l’elettricità proviene da fonti rinnovabili, i sistemi elettrici (compresi i termoconvettori) diventano particolarmente vantaggiosi dal punto di vista ambientale.
Inoltre, in Italia ci sono vari incentivi (ecobonus, detrazioni fiscali per ristrutturazioni o installazione di pompe di calore), sebbene ridotti negli ultimi anni, che possono rendere meno gravoso il costo iniziale di impianti a maggiore efficienza.
In conclusione, cosa e come scegliere?
Come abbiamo visto, entrambi i sistemi (termosifoni e termoconvettori) presentano vantaggi e limiti. La scelta migliore dipende da vari fattori:
- la dimensione della stanza o dell’abitazione;
- il tipo di impianto disponibile (idrico, elettrico, a gas);
- il budget per installazione e consumi;
- la fonte energetica prevalente (elettricità, gas, fonti rinnovabili);
- la «sensibilità» ambientale e l’accesso agli incentivi statali.
Oggi, a differenza di qualche anno fa, non è più da escludere a priori il termoconvettore elettrico: grazie ai progressi tecnologici, i consumi si sono ridotti, e in un contesto energetico favorevole (con elettricità da fonti rinnovabili) può essere un’opzione competitiva. Del resto, con l’aumento della quota di elettricità da rinnovabili, l’elettrificazione dei riscaldamenti è una tendenza in crescita.
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