Falchi VS colombe. Se da un lato il solito falco tedesco minimizza i timori di un deterioramento dell’inflazione e della crescita, Panetta (Bankitalia) rimarca i rischi.
Che i falchi continuino a tenere sotto assedio la BCE di Christine Lagarde è qualcosa che va avanti da tempi ormai immemori, che si tratti di tassi e/o di vari bazooka monetari lanciati dalla istituzione ai tempi in cui a capitanare l’istituzione era l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi.
Atterriti dai presunti rischi di troppi tagli dei tassi, gli esponenti cosiddetti hawkish della Banca centrale europea non perdono occasione di ricordare a Lagarde lo spettro dell’inflazione.
BCE, il falco Schnabel minimizza rischio disinflazione area euro
Stavolta a farlo (di nuovo) è stata l’esponente del Comitato esecutivo della BCE, la tedesca Isabel Schnabel, illustre rappresentante dell’ala dei falchi della BCE, che ha rimandato al mittente il timore che l’inflazione dell’area euro finisca per trasformarsi in un processo disinflazionistico troppo marcato o, addirittura, per riportare il blocco ai tempi in cui la minaccia portava il nome di deflazione.
Timore che, ultimamente, è stato manifestato da diversi economisti, a causa del rafforzamento dell’euro, fenomeno che di per sé produce effetti disinflazionistici sull’economia.
E invece niente di tutto questo. Secondo Schnabel “non esiste il rischio che l’inflazione vada al di sotto del target (fissato dalla BCE, pari al 2%) in modo sostenibile” e “ le preoccupazioni sull’impatto della forza dell’euro sui prezzi sono esagerate ”.
Mentre si attende con trepidazione l’esito delle trattative tra l’Unione europea e l’amministrazione Trump per capire l’entità dei dazi che l’America imporrà sui beni importati dall’Europa l’economista tedesca non paventa neanche chissà quale scenario terribile per il PIL dell’Eurozona.
“L’economia è resiliente, i rischi sull’outlook della crescita sono equilibrati” e “ la politica (monetaria) si trova in una buona posizione ”: questo, mentre il countdown al giorno in cui la BCE farà il suo nuovo annuncio sui tassi di interesse, al termine della riunione prevista per il mese di luglio, è già scattato da un po’, accompagnato da diversi interrogativi sull’arrivo di una pausa o su una nuova sforbiciata dei tassi, quest’ultima ovviamente sponsorizzata dalle colombe. Colombe che, a dispetto di Schnabel, nel Consiglio direttivo della BCE ci sono eccome, e che stanno manifestando tra l’altro anche un bel po’ di preoccupazioni.
Ma il falco tedesco ha evidentemente una fiducia sconfinata nella resilienza dell’economia dell’area euro, anche nei tempi dei dazi di Trump, e sottolinea che, a suo avviso, “la BCE sta diventando più accomodante”. In poche parole, a suo avviso, l’Eurotower ha già dato.
Tutte parole che si scontrano con il tono decisamente più accomodante, è il caso di dirlo, del governatore di Bankitalia Fabio Panetta che, nella giornata di oggi, intervenendo all’Assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) in corso a Milano, nel riconoscere che in Eurozona “l’inflazione è tornata in linea con l’obiettivo del 2 per cento”, facendo sì che i tassi di interesse dell’area euro scendessero fino al 2% (riferimento al tasso sui depositi), ha avvertito che “ la questione centrale è ora se l’attuale livello dei tassi sia adeguato a mantenere l’inflazione in prossimità dell’obiettivo, evitando scostamenti persistenti in entrambe le direzioni”.
Tassi BCE, la tedesca Schnabel affossa speranze tagli, Panetta più flessibile e prudente
A fronte di Schnabel, che ha affermato che un ulteriore taglio dei tassi - dopo l’ottavo e l’ultimo dello scorso 5 giugno - sarebbe avallato solo da una “deviazione significativa dell’inflazione” e che, praticamente, l’asticella per continuare con le sforbiciate si è fatta più alta, Panetta ha usato toni improntati a una maggiore flessibilità, affermando piuttosto che, “ se i rischi al ribasso sulla crescita dovessero rafforzare le tendenze disinflazionistiche, sarà opportuno proseguire nell’allentamento monetario”.
L’appello del governatore di Bankitalia alla BCE è stato chiaro:
“Nei prossimi mesi la politica monetaria dovrà restare improntata a flessibilità e pragmatismo. Il quadro resta esposto a molteplici rischi. In questo contesto, sarà fondamentale continuare a valutare di volta in volta le prospettive e i rischi per la stabilità dei prezzi”.
I mercati sono tuttavia già rassegnati a uno scenario in cui la BCE premerà il pulsante stop ai tagli dei tassi nella imminente riunione di luglio, rimandando qualsiasi altra sforbiciata a dopo l’estate.
I trader prezzano infatti al momento un nulla di fatto nella imminente riunione di luglio con una probabilità decisamente alta, pari al 97%. E le scommesse su un taglio dei tassi nella riunione di settembre sono tra l’altro piuttosto risicate, visto che ammontano in questo momento solo al 38%.
Da Panetta l’attenti su conseguenze dazi Trump su PIL e inflazione euro
Il numero uno di Bankitalia Fabio Panetta si è mostrato inoltre decisamente più preoccupato della collega Schnabel per le conseguenze dei dazi di Trump sull’economia dell’area euro e sullo spettro della disinflazione:
“Il ripristino della stabilità dei prezzi e la disponibilità di un ampio spazio di manovra collocano il Consiglio in una posizione favorevole per valutare attentamente le sue prossime mosse. Le più recenti proiezioni dell’Eurosistema indicano una discesa dell’inflazione all’1,4 per cento all’inizio del 2026, seguita da un ritorno al 2 nell’anno successivo”, ha ricordato il numero uno di Palazzo Koch, aggiungendo che “si tratta di uno scenario soggetto a forti incertezze, in un contesto globale instabile e in rapida evoluzione ”.
“ Le proiezioni si basano su ipotesi relative ai prezzi dell’energia e al tasso di cambio euro-dollaro – due variabili notoriamente volatili – che gli sviluppi delle ultime settimane hanno già superato. L’incertezza geopolitica in Medio Oriente ha spinto il prezzo del petrolio oltre i livelli ipotizzati; al tempo stesso, l’euro si è apprezzato ben più del previsto rispetto al dollaro ”, ha sottolineato il governatore, ricordando ovviamente che “una ulteriore, significativa fonte di incertezza riguarda i dazi che saranno effettivamente applicati dagli Stati Uniti” e che, “in questa situazione, le proiezioni assumono il mantenimento delle misure oggi in vigore, che sottrarrebbero mezzo punto percentuale alla crescita nell’area dell’euro tra il 2025 e il 2027, con effetti contenuti sull’inflazione”.
Il punto è che “dazi più elevati e un’incertezza prolungata sulle politiche commerciali determinerebbero effetti ben peggiori sulla crescita e potrebbero influenzare le dinamiche inflazionistiche ” e che “un marcato calo della domanda di prodotti europei da parte degli Stati Uniti e il riorientamento delle merci cinesi sui nostri mercati eserciterebbero pressioni al ribasso sui prezzi. In scenari estremi, tuttavia, l’inasprimento delle barriere doganali potrebbe frammentare le filiere produttive globali, aumentando i costi di produzione e alimentando l’inflazione”, ha ricordato ancora Fabio Panetta.
Che già in passato, vale la pena di ricordare, si era concentrato sulla minaccia rappresentata non tanto da eventuali e nuove accelerazioni delle pressioni inflazionistiche, ma sul rischio che accadesse esattamente l’opposto, ovvero che l’inflazione finisse per scivolare al di sotto del target desiderato dalla BCE, decretando l’erosione dei fondamentali dell’Eurozona.
In quelle occasioni, che risalgono anche a diversi mesi fa, Panetta era stato rimesso in riga da un altro falco della BCE, che aveva risposto per le rime ai suoi timori, considerandoli praticamente infondati. Ma ora sono diversi gli economisti che danno a ragione al numero uno di Bankitalia. Il balzo dell’euro nei confronti del dollaro USA, tanto che già da un po’ qualcuno ha sentenziato che, addirittura, “il tempo sta per scadere”.
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