Tasse stablecoin 2023: quando si pagano? Aliquota e dichiarazione

Claudia Cervi

23 Giugno 2023 - 17:50

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Stablecoin come criptovalute in dichiarazione? Una guida sulle tasse stablecoin con tutte le novità fiscali 2023 su aliquote, dichiarazione e tempistiche di pagamento.

Tasse stablecoin 2023: quando si pagano? Aliquota e dichiarazione

Nel 2023 arriva un’importante svolta per le tasse sulle stablecoin, con l’evoluzione di un quadro normativo specifico. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, permangono ancora alcune incertezze riguardo alle modalità di pagamento, all’aliquota fiscale applicabile e alle dichiarazioni da effettuare.

È fondamentale comprendere le scadenze e le responsabilità fiscali legate alle stablecoin per evitare sanzioni e garantire la conformità alle leggi vigenti. In questo contesto in continua evoluzione, è importante rimanere aggiornati sulle ultime novità e orientamenti dell’Agenzia delle Entrate.

Questo articolo offrirà una panoramica completa sulle tasse sulle stablecoin nel 2023, fornendo informazioni chiare e pratiche sulla tempistica dei pagamenti, sulle aliquote fiscali applicabili e sulle dichiarazioni necessarie.

Cosa sono le stablecoin

Le stablecoin sono valute digitali ancorate a un’attività di riserva stabile come il dollaro statunitense o l’oro. L’obiettivo principale delle stablecoin è offrire stabilità e ridurre la volatilità spesso associata alle criptovalute. Ciò le rende adatte per scopi come pagamenti, remittanze internazionali, trading e conservazione del valore.

In parole semplici, le stablecoin rappresentano un ponte tra il mondo delle criptovalute e le valute fiat usate quotidianamente, perché il loro prezzo è ancorato a un’attività di riserva come il dollaro statunitense o l’oro.

Le stablecoin, pertanto, sono molto meno volatili dei Bitcoin e rappresentano una forma di valuta digitale più adatta alle transazioni di ogni giorno e alle operazioni trasferimento tra valute diverse.

Tuttavia, le stablecoin non sono tutte uguali. Esistono diversi tipi di stablecoin, ognuno con un meccanismo unico per mantenere il prezzo stabile:

  • collateralizzate, sono stablecoin supportate da riserve di asset tradizionali o criptovalute, come il dollaro USA;
  • stablecoin algoritmiche, invece, si basano su algoritmi complessi per regolare l’offerta e la domanda e mantenere il prezzo stabile.

L’USD Coin (USDC) è una delle principali stablecoin collateralizzate (ancorata al dollaro USA). Ha raggiunto una straordinaria notorietà e successo nel mondo delle criptovalute, grazie ai suoi legami solidi con la valuta tradizionale, attirando investimenti per diversi miliardi di dollari e posizionandosi come uno strumento altamente apprezzato per la conservazione del valore e la negoziazione.

Il successo dell’USD Coin e di altre stablecoin ancorate a valute tradizionali sottolinea l’importanza in rapida crescita di queste forme di moneta digitale nel panorama finanziario globale, rendendo essenziale acquisire una chiara comprensione delle implicazioni normative e fiscali che le circondano.

Tasse stablecoin 2023

Fino al 2022, la mancanza di una regolamentazione specifica ha portato a errori da parte di molti investitori nella dichiarazione delle tasse sulle stablecoin e sulle criptovalute in generale. Tuttavia, nel 2023, si è assistito a una svolta grazie alle nuove normative fiscali a livello nazionale ed europeo. In Italia, la legge di Bilancio 2023 ha introdotto nuove disposizioni per la tassazione delle criptovalute. Tuttavia, il panorama normativo europeo in questo settore rimane estremamente frammentato e in costante evoluzione. Ogni Paese ha adottato le proprie leggi, rendendo difficile un’armonizzazione normativa completa a livello europeo. Ad esempio, la Francia ha una regolamentazione specifica per le ICO (Initial Coin Offering), mentre la Germania ha già da tempo tassato le criptovalute come valute digitali.

Novità fiscali 2023 per stablecoin

Secondo la definizione fornita dalla legge di Bilancio 2023, le stablecoin sono considerate «cripto attività». Questo termine si riferisce a una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia simile. Questa definizione è omnicomprensiva e si applica a qualsiasi asset digitale, indipendentemente dalla sua denominazione, che viene archiviato o scambiato su blockchain o tecnologie simili.

Questo significa che le tasse su stablecoin trovano spazio all’interno del Testo Unico Imposte sul Reddito (Tuir), all’art. 67, comma 1 letera c-sexies relativa alle cripto attività.

Le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto attività, rappresentano dunque «redditi diversi», quando non costituiscono «redditi da capitale», e confluiscono nel reddito imponibile quando superano la soglia di 2.000 euro nell’anno di imposta.

La nuova normativa (art. 31 legge di Bilancio) chiarisce inoltre che la permuta tra cripto attività aventi medesime caratteristiche e funzioni non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante, pertanto non viene tassata. Per esempio, la permuta di un Bitcoin in Ethereum non è imponibile.

Ma cosa succede nel caso di uno scambio tra criptovalute e stablecoin?

In tal caso potrebbero sorgere incertezze e interrogativi, poiché si tratta di strumenti con diverse caratteristiche e funzioni.

In attesa di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, possiamo fare riferimento al MiCA, il nuovo regolamento sulle criptovalute nell’UE.

Definizione stablecoin del MiCA

Il MiCA (Markets in Crypto-Assets Regulation) rientra nell’ambito di un progetto di regolamentazione delle criptovalute e di tutto il settore finanziario-digitale nell’Eurozona.

Uno dei principali obiettivi del MiCA riguarda le stablecoin, che vengono considerate come criptovalute con un valore stabile legato a un altro asset o a una combinazione di asset, come le valute ufficiali o l’oro. Il titolo IV del MiCA definisce le stablecoin «token di moneta elettronica», quindi con una funzione monetaria.

Il regolamento introduce infatti una disciplina dettagliata per le stablecoin, che vengono chiaramente distinte dalle criptovalute e suddivise in due categorie ben definite: gli «electronic money tokens» (EMTs) e gli «asset-referenced tokens» (ARTs).

  • Gli EMTs sono simili alle monete digitali utilizzate per i pagamenti quotidiani e potrebbero includere le CBDC (Central Bank Digital Currencies) emesse dalle banche centrali.
  • Gli ARTs, invece, sono stablecoin che mantengono un valore stabile grazie a un ancoraggio a un altro asset, come le monete fiat o l’oro.

Questa distinzione nel quadro normativo MiCA implica che stablecoin e criptovalute abbiano caratteristiche e funzioni diverse. Pertanto, la permuta da una criptovaluta, come ad esempio Bitcoin, a una stablecoin come USDC, rappresenta una transazione di fiscalmente rilevante.

Nel caso in cui questa transazione generi una plusvalenza superiore a 2.000 euro, essa sarà soggetta a una tassazione con un’aliquota del 26%.

Quando pagare le tasse su stablecoin (aliquota e dichiarazione)

In conclusione, le nuove regolamentazioni introdotte dalla manovra fiscale italiana e dal MiCA rappresentano una vera e propria rivoluzione per il mercato europeo delle stablecoin e delle criptovalute. Il quadro normativo delle stablecoin risulta essere più chiaro e permette di stabilire quando pagare le tasse su stablecoin. Di seguito riassumiamo i punti chiave sulla tempistica dei pagamenti, sulle aliquote fiscali applicabili e sulle dichiarazioni necessarie:

  • le tasse su stablecoin sono calcolate in base all’aliquota del 26%, l’imposta sostitutiva per le attività finanziarie;
  • la plusvalenza è tassabile solo se supera i 2.000 euro per periodo di imposta;
  • la plusvalenza è calcolata come differenza tra il corrispettivo ricevuto o il valore normale delle cripto attività permutate o cedute e il costo o il valore di acquisto;
  • la plusvalenza costituisce reddito imponibile solo se l’operazione (di permuta o cessione) è fiscalmente rilevante;
  • la permuta tra cripto attività aventi medesime caratteristiche e funzioni non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante;
  • la compravendita o la permuta di stablecoin, così come di criptovalute, devono essere comunicate al Fisco con la dichiarazione dei redditi (modello redditi persone fisiche), compilando il quadro RW;
  • le stablecoin dichiarate sono soggette all’imposta di bollo pari allo 0,2% del loro valore a fine anno;
  • se ci sono plusvalenze (superiori a 2.000 euro), le tasse su stablecoin vanno dichiarate mediante la compilazione del quadro RT. Le tasse vengono pagate insieme all’imposta sul reddito, mediante F24.

Le nuove regole per le stablecoin mirano a garantire una maggiore protezione dei consumatori e a prevenire potenziali rischi per la stabilità finanziaria. Tuttavia, è ancora necessario un lavoro di approfondimento per definire in modo più preciso le tasse sulle stablecoin e gli aspetti fiscali correlati.

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