Tasse su Bitcoin e Crypto, quanto si paga e come? Guida alla dichiarazione

Claudia Cervi

30 Dicembre 2023 - 12:01

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Tassazione di Bitcoin: quanto si paga, come calcolare la plusvalenza al netto della soglia di esenzione, quali operazioni sono tassate e come non pagare tasse su Bitcoin (legalmente)

Tasse su Bitcoin e Crypto, quanto si paga e come? Guida alla dichiarazione

La tassazione di Bitcoin e delle criptovalute in Italia è disciplinata dalla Legge di Bilancio 2023.

Ma quanto si paga e come? In questa guida alla dichiarazione 2024 vediamo come è cambiata la tassazione su Bitcoin, come si calcola la plusvalenza alla luce della nuova soglia di esenzione (fissata a 2.000 euro), quali sono i diversi casi in cui le operazioni con Bitcoin o con altre cripto-attività sono fiscalmente rilevanti (dallo staking all’acquisto di NFT) e come non pagare le tasse su Bitcoin, rispettando la legge.

Tassazione Bitcoin: quanto si paga di tasse?

La tassazione di Bitcoin e delle plusvalenze da cripto-attività in Italia è soggetta a un’imposta del 26% per le persone fisiche, enti non commerciali, società semplici ed equiparate, e soggetti non residenti senza stabile organizzazione. Tuttavia, questa aliquota si applica solo alle plusvalenze superiori a una franchigia di 2.000 euro. Secondo il Fisco, in caso di superamento di questa soglia, l’imposta sarà pagata solo sulla quota eccedente e non sull’intero guadagno realizzato.

La Legge di Bilancio 2023 stabilisce infatti che le criptovalute rientrano tra gli strumenti finanziari che generano redditi diversi, soggetti a imposta sostitutiva solo in presenza di capital gain.

Inoltre la legge stabilisce che la tassazione non è determinata dal possesso, ma dalle operazioni fiscalmente rilevanti, come la vendita delle criptovalute, l’acquisto di beni o servizi e l’acquisto di NFT tramite criptovalute.

Il calcolo dell’imposta tiene conto della base imponibile, calcolata sul risultato cumulato di tutte le operazioni e dopo aver compensato eventuali minusvalenze. I redditi derivati da staking e altre operazioni di messa a rendita delle cripto-attività sono inclusi nei redditi tassati al 26%, denominati «proventi da detenzione di cripto-attività».

Facciamo un esempio.
Supponiamo che un investitore abbia registrato queste operazioni:
1° febbraio 2023: acquisto di 1 Bitcoin a 21.000 euro;
1° marzo 2023: acquisto di 1 Bitcoin a 22.000 euro;
10 aprile 2023: vendita di 1 Bitcoin a 27.000 euro.

Per calcolare la plusvalenza con il metodo LIFO, si sottrae al controvalore della vendita il costo del Bitcoin acquisito più recentemente. Quindi, nel nostro esempio:

Plusvalenza = 27.000 euro - 22.000 euro= 5.000 euro
Plusvalenza tassabile al netto della franchigia = 5.000 euro - 2.000 euro= 3.000 euro
Tassa Bitcoin = 3.000 euro x 26% = 780 euro

È importante ricordare che sono considerati tassabili i redditi derivanti da cripto-attività prodotti in Italia, quando l’attività è svolta nel territorio dello Stato o se i beni sono situati in questo territorio. Anche i redditi da cripto-attività detenute in Italia presso prestatori di servizi o intermediari residenti rientrano nella nuova disciplina.

Tassazione Bitcoin: come si pagano le tasse?

Le tasse su Bitcoin devono essere pagate attraverso la dichiarazione dei redditi 2024. In particolare, le plusvalenze sulle cripto attività devono essere indicate nei Quadri RT e RW del Modello Redditi PF, necessari per il monitoraggio fiscale e il pagamento dell’IVAFE.

Il versamento delle tasse sulle plusvalenze deve avvenire entro la scadenza ordinaria di pagamento delle imposte sui redditi, fissata il 30 giugno. Per effettuare il pagamento, si utilizza il modello F24 indicando il codice tributo corrispondente:

Codice tributo 1100 - Imposta sostitutiva sulle plusvalenze di cui all’art. 67, comma 1, lett. da c-bis) a c-quinquies) del TUIR.

Nel campo anno di imposta deve essere indicato quello di riferimento della dichiarazione, in modo da associare correttamente l’imposta pagata alle plusvalenze relative a quell’anno.

Tassazione Bitcoin: quando vanno pagate le tasse?

Una delle questioni più complicate della tassazione di Bitcoin è quando vanno pagate le tasse,

Per rispondere a questa domanda occorre fare una distinzione tra le attività con cripto attività fiscalmente rilevanti e quelle non fiscalmente rilevanti.

Tra le attività fiscalmente rilevanti rientrano:

  • Conversioni da cripto-attività a fiat anche senza prelevare queste ultime.
  • Conversioni da cripto-attività a fiat su qualunque exchange o wallet sia italiano che estero.
  • Conversioni da cripto-attività di un tipo a cripto-attività di un altro, ad esempio acquisti o vendite di NFT con criptovaluta, oppure permuta di una cripto-attività in stablecoin (e-money token).
  • Acquisti di beni o servizi con cripto-attività.

Non rientrano tra le attività fiscalmente rilevanti:

  • Conversioni da cripto-attività a cripto-attività dello stesso tipo, ad esempio da BTC a ETH, oppure un NFT con un altro NFT.
    Infatti: “Non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante la permuta tra cripto-attività aventi eguali caratteristiche e funzioni”. In altre parole, Agenzia delle Entrate ritiene che la permuta di una criptovaluta con un asset-referenced token è fiscalmente irrilevante.

Il pagamento delle tasse su Bitcoin o su altre cripto attività avviene contestualmente a quello delle tasse sui redditi durante la presentazione della dichiarazione dei redditi. È di vitale importanza essere consapevoli delle scadenze di pagamento specifiche e rispettare puntualmente gli obblighi fiscali per evitare l’applicazione di sanzioni o interessi di mora.
La prima scadenza utile per il pagamento delle tasse su Bitcoin è dunque il 30 giugno dell’anno in cui si presenta la dichiarazione.

Tuttavia il contribuente ha tempo per regolarizzare la sua posizione fino al 30 novembre 2023, nonché il 28 febbraio 2024, termine ultimo per l’invio della dichiarazione dei redditi e del Quadro RW relativamente alle cripto-attività detenute alla data del 31 Dicembre 2022.

Come non pagare le tasse su Bitcoin

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto una interessante opportunità per non pagare le tasse su Bitcoin e sulle criptovalute, stabilendo una soglia di esenzione di 2.000 euro per le plusvalenze nell’anno di imposta.

Tale disposizione costituisce una deroga all’articolo 67, comma 1 del TUIR, mirando a non tassare redditi di entità limitata. Tuttavia, è fondamentale dichiarare accuratamente i guadagni derivanti dalle criptovalute, poiché le criptovalute non dichiarate possono comportare sanzioni che oscillano tra il 3% e il 15% dell’importo non dichiarato. Quindi, mentre la nuova legge offre un vantaggio per plusvalenze al di sotto della soglia stabilita, la corretta e trasparente dichiarazione rimane essenziale per evitare conseguenze finanziarie indesiderate.

Monitoraggio fiscale di Bitcoin e di altre criptovalute (quadro RW)

La compilazione del Quadro RW è obbligatoria solo se le criptovalute sono conservate in un wallet digitale situato all’estero o se sono archiviate su dispositivi come chiavette USB o computer. Questo processo rientra nel quadro normativo che assicura la trasparenza delle transazioni e la corretta applicazione delle tasse, garantendo che le cripto-attività siano correttamente considerate ai fini fiscali, soprattutto in contesti internazionali o di conservazione su supporti esterni.

Il monitoraggio deve essere fatto anche in assenza di tasse dirette sul possesso di criptovalute, per garantire la trasparenza e rispettare le norme fiscali. È importante registrare il valore delle criptovalute possedute e adempiere agli eventuali obblighi di dichiarazione stabiliti dalla legislazione vigente.

Anche nel caso in cui la giacenza media non superi i 15.000 euro, è necessario adempiere agli obblighi di monitoraggio fiscale compilando il quadro RW, seguendo le istruzioni fornite dall’Agenzia delle Entrate:

  • colonna 1: indicare 1 per segnalare la proprietà;
  • colonna 2: lasciare vuota;
  • colonna 3: inserire il codice 14 (altre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali);
  • colonna 4, relativa allo stato estero: vuota;
  • colonna 5: indicare 100 se si possiede la quota del 100% di criptovalute;
  • colonna 6: si indica 1 se il valore di riferimento è quello di mercato;
  • colonne 7 e 8: inserire l’importo in euro della criptovaluta al valore del 31 dicembre dell’anno precedente e quello del 31 dicembre dell’anno di riferimento.

Il monitoraggio fiscale delle criptovalute è un aspetto cruciale per garantire la trasparenza e la conformità nelle transazioni digitali. Tenere traccia del valore delle criptovalute possedute e seguire le direttive fornite dall’Agenzia delle Entrate contribuirà a evitare sanzioni fiscali e problemi legali nel contesto delle criptovalute. Assicurarsi di adempiere correttamente agli obblighi dichiarativi aiuterà a mantenere un ambiente regolamentato e a garantire una gestione finanziaria responsabile delle criptovalute.

Imposta di bollo su Bitcoin e criptovalute

Una volta che le cripto-attività sono state dichiarate correttamente, diventano soggette all’imposta di bollo. Similmente ad altri strumenti finanziari, si applicherà un’aliquota dello 0,2% sul loro valore al termine dell’anno.

Come semplificare la gestione fiscale di Bitcoin e Crypto

Come abbiamo visto in questa guida non è facile gestire gli aspetti fiscali legati alla luce della nuova normativa: tipicamente, per la natura stessa degli strumenti, gli acquisti sono eseguiti a più riprese, su piattaforme diverse e a prezzi anche molto diversi per gli stessi asset.
Per chiunque non si limiti quindi a poche operazioni all’anno diventa fondamentale l’utilizzo di software specializzati possibilmente integrati con l’exchange che si utilizza per le proprie operazioni.
In questo senso una novità interessante è stata annunciata dall’exchange Cryptosmart che ha anche il vantaggio di essere gestito da una compagine totalmente italiana con sede legale e regolamentazione italiane.

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