Taglio Irpef, questo è l’unico modo per guadagnarci tutti (o quasi)

Patrizia Del Pidio

12 Settembre 2023 - 11:15

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Il taglio delle aliquote Irpef più equo sarebbe quello che porterebbe un reale vantaggio a tutti i contribuenti, o quasi. Tra le ipotesi avanzate vediamo quella più conveniente per tutti.

Taglio Irpef, questo è l’unico modo per guadagnarci tutti (o quasi)

Una delle misure più attese della riforma fiscale è, senza ombra di dubbio il taglio dell’Irpef. Per arrivare alla flat tax cui il Governo punta, infatti, gradualmente si vogliono ridurre gli scaglioni di reddito e le relative aliquote Irpef applicate. Un primo passo era stato già effettuato dal governo Draghi che aveva abbassato le aliquote Irpef nel 2022 da cinque alle attuali quattro.

Ora l’intento dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è quello di far scendere, nuovamente, gli scaglioni e le aliquote da quattro a tre. L’intento è quello di intervenire già nella Legge di Bilancio per far entrare in vigore la novità già dal 2024. Ancora non si sa nulla di come verranno ritoccati gli scaglioni di reddito e le relative aliquote ma le ipotesi sono diverse. Solo con una di quelle fino ad ora illustrate, però, ci guadagnerebbero quasi tutti.

Le attuali aliquote Irpef e gli scaglioni di reddito

Dopo il ritocco voluto dall’esecutivo guidato da Mario Draghi le aliquote Irpef si sono trasformate nel seguente modo:

  • per redditi fino a 15.000 euro Irpef al 23%
  • per redditi fino a 28.000 euro Irpef al 25%;
  • per redditi fino a 50.000 euro Irpef al 35%;
  • per reddito oltre i 50.000 euro Irpef al 43%.

L’intento del Governo attuale è quello di ridurre di uno scaglione e di un’aliquota le attuali. E le idee sono quelle di accorpare primo e secondo scaglione lasciando inalterati gli ultimi due, o di accorpare secondo e terzo lasciando inalterati primo e ultimo.

Accorpamento dei due scaglioni centrali

Una delle ipotesi vorrebbe accorpare l’attuale secondo e terzo scaglione con un’aliquota del 27% lasciando inalterato il primo scaglione al 23% e l’ultimo al 43%. Ci si troverebbe con i seguenti scaglioni e aliquote:

  • fino a 15.000 euro aliquota del 23%;
  • da 15.000 a 50.000 euro aliquota del 27%;
  • oltre 50.000 euro aliquota del 43%.

In questo modo, però, i redditi fino a 28.000 euro non beneficerebbero affatto del cambiamento e, anzi, i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro si troverebbero a pagare un’aliquota più alta visto che oggi pagano il 25% e si vedrebbero applicare il 27%.

Il vantaggio, in questo caso, si avrebbe per i redditi da 28.000 in poi, visto che tutti i redditi superiori a questa cifra beneficerebbero della riduzione prevista per lo scaglione da 28.000 a 50.000 che oggi versa l’Irpef pari al 35%.

Sarebbe un intervento poco equo, visto che le fasce medio basse di reddito non solo non avrebbero beneficio alcuno, ma in determinati casi si troverebbero a pagare anche di più.

La riforma Irpef con cui guadagneremmo tutti

La premier, in più di un’occasione, ha affermato che la riforma dell’Irpef deve servire per andare incontro alle esigenze delle fasce di reddito più deboli ed ha avanzato l’ipotesi di accorpare il primo e secondo scaglione di reddito. In questa ipotesi, tra l’altro, si prevede anche una riduzione dell’Irpef per lo scaglione successivo di un paio di punti percentuali e in questo modo tutti avrebbero un guadagno reale dal taglio. Tutti o quasi.

Si avrebbe l’Irpef a 23%-33%-43%, un aumento di 10 punti percentuali per ogni scaglione, una salita regolare e non sincopata come quella che c’è ora. Gli scaglioni e le aliquote sarebbero così ipotizzati:

  • fino a 28.000 euro Irpef al 23%;
  • fino a 50.000 euro Irpef al 33%;
  • oltre i 50.000 euro Irpef al 43%.

A beneficiarne, come detto quasi tutti perché nulla cambierebbe per i redditi compresi tra zero e 15.000 euro che già adesso versano il 23% e non avrebbero alcuno giovamento dal cambiamento.

Tutti gli altri scaglioni, anche l’ultimo, beneficerebbero, invece, della riduzione perché, ricordiamo, l’Irpef è un’imposta progressiva e anche chi guadagna oltre i 50.000 euro sui primi 28.000 verserebbe il 23% e sui successivi 22.000 il 33% con le diminuzioni che ne deriverebbero, pur rimanendo invariata l’aliquota per lo scaglione di reddito oltre i 50.000 euro che si applicherebbe solo alle eccedenze.

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