Taglio Irpef al ceto medio, si va verso l’aliquota al 33%

Patrizia Del Pidio

18 Settembre 2025 - 15:37

Il taglio Irpef annunciato ormai dal 2024 potrebbe essere una realtà già dal prossimo anno. Vediamo i dettagli e le ultime dichiarazioni.

Anche se voci di corridoio avevano cercato di smorzare gli entusiasmi sul taglio Irpef al ceto medio per mancanza di coperture, il Governo sta ancora concentrando i propri sforzi per raggiungere l’obiettivo di abbassare la seconda aliquota dell’Irpef dal 35% al 33% già dal 2026.

A confermare che si stanno cercando le risorse è il viceministro all’Economia Maurizio Leo, il quale non dà il taglio come certo, usando la cautela di sempre. Per ora, come nei mesi passati, si tratta solo di una dichiarazione di intenti. Se il taglio Irpef, però, appare quasi come una certezza, bisogna capire quanto inciderà e questo dipende dalle risorse che si riusciranno a reperire.

“Ci si vuole muovere soprattutto nella fascia da 28.000 a 50.000 euro e quindi portare l’aliquota dal 35 per cento al 33 per cento ed eventualmente allargarci a 60.000 euro”

A definire come agirà il taglio saranno le risorse disponibili. Leo, parlando della riduzione dell’Irpef, ha ipotizzato che potrebbe essere accompagnata da “un meccanismo di rivalutazione e rivisitazione delle detrazioni in relazione alla composizione del nucleo familiare”.

Il taglio dell’Irpef per chi guadagna più di 28.000 euro è stato annunciato ormai da due anni ed è atteso dai lavoratori. Tuttavia, il Governo Meloni deve ancora approvare due Leggi di Bilancio (quella di fine 2025 e quella del 2026) prima della fine della legislatura. Quanto contenuto nelle due manovre, tra l’altro, potrebbe influenzare anche il voto dei cittadini ed è proprio per questo, probabilmente, che in cantiere ci sono le misure per diminuire la pressione fiscale sul ceto medio che dovrebbero seguire ai tagli degli anni precedenti i quali hanno interessato solo le fasce più basse di reddito.

Con l’ultima Legge di Bilancio il taglio della seconda aliquota Irpef e l’accorpamento del primo e secondo scaglione di reddito sono diventati strutturali, ora si attende un intervento a favore di coloro che hanno redditi tra 28.000 e 50.000 euro.

L’abbassamento dell’Irpef per i redditi sopra i 28.000 euro nel 2025 era vincolato all’andamento del concordato preventivo biennale, ma è slittato per mancanza di coperture.

Da una parte il gettito del concordato non è riuscito a coprire i costi che la riduzione dell’aliquota comportava, dall’altra si è aggiunta la necessità di consolidare i conti pubblici. Il taglio dell’Irpef si farà, e sembra essere una delle priorità per il 2026.

Taglio Irpef, si cercano le risorse

Si ricorda che attualmente gli scaglioni Irpef sono 3:

  • redditi fino a 28.000 euro: 23%
  • redditi da 28.000 euro a 50.000 euro: 35%
  • redditi oltre 50.000 euro: 43%

L’obiettivo del Governo è ridurre l’aliquota della seconda fascia di reddito e/o estendere la seconda fascia di reddito fino a 60.000 euro. Il taglio dell’aliquota del secondo scaglione andrebbe a riguardare 11 milioni di contribuenti.

Il vantaggio economico per i contribuenti varia da 40 a 1.400 euro l’anno per redditi da 30.000 a 60.000 euro. Se si estende la seconda aliquota ai redditi fino a 60.000 euro il costo totale dell’operazione sarebbe di 4 miliardi di euro, ma l’asticella potrebbe scendere se si decide di mantenere il secondo scaglione fino a 50.000 euro.

Obiettivo aliquota unica

Ricordiamo che l’obiettivo della riforma fiscale è quello di arrivare all’aliquota unica e che il taglio dell’Irpef al ceto medio è solo un passo che porta verso quella direzione. La progressività dell’Irpef con un’unica aliquota, poi, si recupererebbe attraverso le detrazioni. La delega per l’attuazione della riforma fiscale scadeva ad agosto, ma è stata prorogata di 12 mesi e, quindi, c’è ancora tempo per l’approvazione dei relativi decreti attuativi.

Taglio Irpef al ceto medio, già nel 2026?

La modifica era stata annunciata dalla metà del 2024, ma essendo legata al maggior gettito portato dal concordato preventivo biennale, non è stata inserita nel testo della Manovra. La speranza era anche che potesse essere aggiunta nel testo durante l’iter parlamentare, ma così non è stato.

Quello che è certo è che il Governo è intenzionato a intervenire sull’aliquota al 35% e su questo non c’è nessun dubbio. Le intenzioni in tal senso sono state ribadite in più di un’occasione dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo. Si tratta di un percorso che proseguirebbe quello iniziato lo scorso anno quando da quattro aliquote e scaglioni si è passati a tre accorpando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a tutelare le fasce più deboli della popolazione. L’intervento a cui si mira nel futuro, quanto prossimo non si sa, riguarda una riduzione del peso dell’Irpef per gli scaglioni successivi al primo.

Meno tasse per chi guadagna più di 28.000 euro, le ipotesi avanzate

Una delle ipotesi avanzate a tal riguardo prevedeva una riduzione del secondo scaglione di reddito, quello che si riferisce a chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro. Per queste tipologie di reddito oggi è prevista un’aliquota al 35%.

L’ipotesi vorrebbe che questa aliquota sia abbassata di due punti percentuali portandola dal 35% al 33%. Si era parlato anche di un intervento che potesse ampliare l’attuale secondo scaglione di reddito (da 28.000 a 50.000 euro) fino ai 60.000 euro per sottoporre a tassazione del 43% solo chi guadagna oltre 60.000 euro.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO