Stipendi, aumenti confermati nel 2024? Arriva la risposta del governo

Simone Micocci

23 Giugno 2023 - 11:47

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Il bonus in busta paga riconosciuto grazie allo sgravio contributivo voluto dal governo Meloni verrà confermato anche il prossimo anno? Ecco qual è l’intenzione dell’esecutivo.

Stipendi, aumenti confermati nel 2024? Arriva la risposta del governo

Per quanto riguarda gli stipendi dei lavoratori italiani c’è un grande dubbio legato al 2024 quando verranno meno le risorse stanziate dal governo Meloni per il taglio del cuneo fiscale.

Per il 2023, infatti, l’esecutivo ha stanziato circa 8 miliardi di euro per introdurre lo sgravio contributivo per le buste paga con imponibile lordo fino a 2.692 euro, senza però prevedere altre risorse per il prossimo anno. Il che non significa che il bonus non verrà confermato, ma solo che se il governo intende farlo bisognerà mettere nuovamente mano al portafoglio.

Ricordiamo che proprio a luglio il bonus in oggetto verrà aumentato: agli sgravi attualmente in vigore, come definiti dalla legge di Bilancio 2023, infatti, si aggiungerà un ulteriore 4%. Ciò significa che a partire dalla busta paga del prossimo mese si applicherà uno sgravio del 7% per tutti coloro che hanno uno stipendio fino a 1.923 euro e del 6% per chi pur superando questa soglia rientra nel limite di 2.692 euro.

La domanda è: cosa farà il governo Meloni? Confermare lo sgravio nella misura che sarà in vigore tra luglio e dicembre 2023 (tredicesima esclusa) potrebbe costare fino a 10 miliardi di euro, cifra di cui al momento l’esecutivo non sembra disporre. Ma si è disposti ad accettare che tra dicembre 2023 e gennaio 2024 possa esserci un calo degli stipendi a causa di una maggior contribuzione? Il sottosegretario all’Economia, Maurizio Leo, sembra avere le idee chiare a riguardo.

Aumento stipendi anche nel 2024?

Maurizio Leo, sottosegretario al ministero dell’Economia, nel corso dell’ultima assemblea di Assonime ha rassicurato sulle intenzioni del governo in merito agli stipendi:

“Il lavoratore dipendente deve essere aiutato, noi guardiamo al lavoratore dipendente con la stessa attenzione con cui guardiamo alle imprese e agli autonomi”.

A tal proposito, ha spiegato che il governo ha in mente una serie di misure per intervenire sulle retribuzioni tutelandone il potere d’acquisto: dalle deduzioni per la formazione (e forse anche per le spese di trasporto) ai fringe benefit (per i quali verrà stabilizzato il nuovo tetto), fino alla possibilità che il taglio del cuneo venga reso strutturale.

Leo conferma, quindi, che l’intenzione del governo è di continuare con lo sgravio contributivo che solo nel 2023 garantirà un aumento complessivo che nel migliore dei casi può arrivare a circa 865 euro (per chi ha uno stipendio annuo di 25.000 euro).

C’è un problema risorse

Ma un conto è l’intenzione, un altro la riuscita: prima di tutto, infatti, bisognerà sciogliere il nodo risorse. Anche perché il tesoretto che il governo Meloni riuscirà a recuperare dovrà in larga parte essere destinato alla riforma del fisco - al margine della quale si comincia a parlare di detassazione per straordinari e tredicesima - e una piccola parte anche a quella delle pensioni. La coperta è corta quindi, anche perché nel frattempo si dovrà iniziare a discutere di rinnovo del contratto della Pubblica amministrazione (in scadenza proprio nel 2024).

Resta da vedere se alla luce di tutte le voci di spesa suddette il governo riuscirà a recuperare risorse per la conferma del taglio del cuneo fiscale: di certo è molto difficile che ci saranno ben 10 miliardi di euro a disposizione e per questo motivo è alto il rischio che la busta paga di gennaio possa comunque essere più bassa di quella percepita a dicembre.

Cosa può cambiare con la busta paga di gennaio 2024?

Come anticipato, sullo stipendio di luglio, e fino a dicembre 2023, si applicherà uno sgravio contributivo pari a:

  • 7% per le buste paga con imponibile lordo fino a 1.923 euro;
  • 6% per le buste paga con imponibile lordo fino a 2.692 euro.

Sgravio che, è bene sottolineare, non si applica per la tredicesima (per la quale valgono ancora le percentuali del 3% e 2% come definite dalla legge di Bilancio 2023).

Confermare uno sgravio di tale misura anche nel 2024 richiederebbe un esborso di circa 10 miliardi di euro. Ne basterebbero appena 4 miliardi, o poco più, per tornare invece allo sgravio applicato da gennaio a giugno 2023 (tredicesima compresa) pari al 3% per le buste paga fino a 1.923 euro (25 mila euro di reddito annuo in prospettiva) e al 2% per quelle fino a 2.692 euro (35 mila euro di reddito annuo).

Un’operazione di certo più fattibile ma che comporterebbe una riduzione dello stipendio di gennaio 2024 rispetto a quello di dicembre 2023. Tornare da uno sgravio del 7-6 per cento a uno del 3-2 per cento, infatti, ridurrebbe l’importo netto della retribuzione: circa 25 euro netti in meno per uno stipendio annuo di 10 mila euro, ben 55 euro per chi invece ne guadagna 25 mila.

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