Ray Dalio lancia l’allarme: il debito USA ha superato i 36.000 miliardi di dollari. Il rischio di una crisi economica è concreto e imminente se non si interviene subito. Ecco cosa sta accadendo.
Gli Stati Uniti devono prepararsi per affrontare una crisi economica senza precedenti.
A lanciare l’allarme è stato l’іnvеѕtіtоrе mіlіаrdаrіо Rау Dаlіо, fondatore del colosso finanziario Bridgewater Associates, che in una recente intervista a Fox Business ha sottolineato l’estrema fragilità della situazione fiscale americana. Il debito pubblico degli Stati Uniti ha ormai superato i 36.000 miliardi di dollari, una cifra che corrisponde a circa il 130% del Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale.
Dalio, uno degli analisti macroeconomici più ascoltati al mondo, ha parlato senza mezzi termini: se non verranno prese misure drastiche e rapide, l’America si troverà a fronteggiare un crollo economico nei prossimi due o tre anni. Il problema, spiega, non è solo nella cifra record, ma nell’intero sistema che sta diventando sempre più insostenibile: il crescente costo degli interessi, lo squilibrio tra domanda e offerta di debito e l’indifferenza politica verso una correzione strutturale.
Con il passare del tempo, il rischio latente diventa sempre più concreto. E secondo Dalio, proprio come una malattia che si sviluppa silenziosamente, anche questa crisi potrebbe esplodere all’improvviso, con conseguenze gravi non solo per gli Stati Uniti, ma per l’intera economia globale. Ecco cosa sta accadendo.
Debito Usa da 36.000 miliardi di dollari: rischio di crisi imminente
Ray Dalio ha descritto la situazione con una metafora forte e inquietante: il debito americano è come placca nelle arterie. All’inizio non si nota, non dà sintomi evidenti. Ma quando si accumula troppo, il rischio è letale. Lo scenario prospettato dall’investitore miliardario è quello di una crisi profonda, che potrebbe manifestarsi con gravi ripercussioni sui mercati finanziari, sul dollaro e sull’intero sistema di welfare statunitense.
I numeri parlano chiaro: 36.000 miliardi di dollari equivalgono al 130% del PIL, una soglia che per molti economisti rappresenta il punto di non ritorno. Oltre alla massa del debito, cresce anche il costo per interessi, che si stima arriverà a breve a 1.000 miliardi di dollari l’anno. Una somma immensa che prosciuga risorse pubbliche e limita la possibilità di investimento in settori chiave come infrastrutture, sanità ed educazione.
Le cause principali di questo indebitamento spropositato sono molteplici. Tra queste: politiche fiscali espansive, sgravi tributari come quelli introdotti dalla riforma Big Beautiful Bill di Donald Trump, e deficit commerciali cronici. A peggiorare il quadro, la crescente distanza tra offerta di titoli di Stato e domanda da parte degli investitori, sia domestici che esteri.
Secondo Dalio, se non si inverte questa tendenza, gli Stati Uniti potrebbero ritrovarsi a vivere una crisi simile, se non peggiore, di quella del 2008. Una crisi che partirebbe da Washington ma che avrebbe effetti sistemici a livello globale.
Debito USA da 36.000 miliardi di dollari: possibili soluzioni per scampare alla crisi
Nonostante il quadro allarmante, Ray Dalio non esclude la possibilità di evitare il disastro. La condizione è però una sola: agire subito. Le autorità statunitensi, sostiene, devono prendere decisioni rapide e coraggiose. Tra le prime misure indicate dall’investitore figura una riduzione della spesa pubblica accompagnata da un aumento delle entrate fiscali pari al 4% del PIL. Solo così, secondo Dalio, si potrà riportare il deficit annuo a un livello sostenibile del 3% del PIL.
Questa correzione però non è una novità. Negli anni Novanta, una simile strategia permise all’amministrazione Clinton di riportare il bilancio federale in equilibrio, generando surplus e stabilizzando il rapporto debito-PIL. Oggi, però, il contesto è più complesso: le tensioni politiche e la polarizzazione del Congresso rendono difficile attuare riforme strutturali.
Altri esperti sostengono che sia necessario intervenire anche sul fronte del commercio estero, riducendo il deficit commerciale attraverso nuove politiche industriali e tariffarie. Tuttavia, come ricordano molti economisti, nemmeno una riduzione drastica del disavanzo estero, oggi a 1.200 miliardi, basterebbe a compensare gli effetti negativi delle politiche fiscali espansive in corso.
Per Dalio, la vera sfida è recuperare la fiducia degli investitori e ripristinare una disciplina fiscale credibile. In caso contrario, il rischio è quello di un crollo improvviso, dove gli Stati Uniti non saranno più visti come porto sicuro, ma come epicentro di un terremoto economico globale.
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