Startup, su quali settori conviene investire e quali sono gli sgravi fiscali, con o senza partita Iva

Giacomo Andreoli

15 Aprile 2023 - 09:58

Con l’allargamento del regime forfettario e i nuovi trend tecnologici diventa sempre più conveniente per i giovani puntare su startup innovative o sulla partita Iva: ecco tutti i vantaggi fiscali.

Startup, su quali settori conviene investire e quali sono gli sgravi fiscali, con o senza partita Iva

Aprire una startup quest’anno può essere molto conveniente. Allargamento della flat tax al 15% a tutte le partite Iva fino a 85mila euro di reddito e nuovi trend tecnologici sul mercato fanno sì che tra regime forfettario e startup innovative i giovani professionisti e chi ha un brevetto o un’idea innovativa possano usufruire di significativi incentivi fiscali.

Quando si parla di startup, però, il primo pensiero è un’idea romantica di investimento fresco, dinamico e che punta sull’ammodernamento di un determinato settore. Avviare un’impresa, invece, comporta sempre dei rischi e prima di farlo bisogna essere consapevoli della strada che si sta per intraprendere.

Per questo abbiamo chiesto alla commercialista e divulgatrice social di temi fiscali, Giorgia Salardi, di spiegarci la differenza tra startup con regime forfettario e startup innovative, quali sono i vantaggi fiscali per entrambi e quali i trend su cui potrebbe essere conveniente “buttarsi”.

Come si apre una startup innovativa: i requisiti

La prima grande differenza tra le due forme di startup, ci dice Salardi, è che “una start up innovativa per essere considerata tale deve avere la forma di una società, mentre il regime dei forfettari è legato alle ditte individuali, quando c’è un’unica persona fisica”.

La startup innovativa identifica una tipologia di società che ha come oggetto esclusivo la produzione, la commercializzazione e l’implementazione di prodotti ad alto contenuto tecnologico. “Per aprirla - chiarisce Salardi - è necessario rispettare almeno una tra tre condizioni: o la società è proprietaria o licenziataria di un brevetto industriale su un prodotto altamente tecnologico oppure ci sono altre due condizioni legate a dati da verificare tutti gli anni. Si tratta di: sostenere spese in ricerca e sviluppo pari ad almeno il 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione o impiegare personale altamente qualificato (almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 con laurea magistrale)”.

Una startup innovativa è quindi una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che rispetti i seguenti requisiti:

  • è un’impresa nuova o costituita da non più di 5 anni;
  • ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia;
  • ha fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro;
  • non è quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione;
  • non distribuisce e non ha distribuito utili;
  • ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico;
  • non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda.

Tutti i vantaggi economici della startup innovativa

I vantaggi della startup innovativa sono innanzitutto che “non si deve pagare alcuni diritti della Camera di commercio e ci sono agevolazioni economiche, anche se la tassazione è uguale: si paga sempre il 24% di Ires”. Ma il beneficio più importante è che, se sei un investitore, soggetto terzo rispetto alla startup che vuole investire in un progetto che dà fiducia “puoi detrarre dalla dichiarazione dei redditi il 30% di quello che investi, come fosse una spesa medica, ma con una percentuale maggiore”.

In questo modo c’è la possibilità di essere sostenuti con più facilità da soggetti che credono nell’iniziativa imprenditoriale. Un vantaggio importante soprattutto per i giovani che magari hanno pochi fondi a disposizione e si vogliono aprire al mercato.

Infine, a determinate condizioni, “potrebbe non essere tassato il capital gain, la plusvalenza sulla vendita”. Ovviamente, ricorda la commercialista, “ogni investimento in startup innovative rimane comunque molto rischioso”.

Cos’è la startup per le nuove partite Iva

Quanto al regime forfettario delle partite Iva, oggi portato a un limite di ricavi e compensi a 85mila euro, si tratta per Salardi di “un regime oggi molto agevolato, perché prevede una determinazione del reddito, come dice il nome, su base forfettaria. A seconda del codice Ateco aperto viene data una specifica aliquota di forfettizzazione che determina il reddito”.

Come reddito “viene poi riconosciuto e tassato ad esempio per un giovane avvocato il 78%, a prescindere dai costi avuti”. Per i giovani professionisti, quindi, può essere “scaricato” il 22% dei costi, che vengono dedotti forfettariamente. Questa partita Iva viene chiamata startup “perché per i primi 5 anni di vita dell’attività si paga solo il 5% di tasse sul reddito determinato forfettariamente”.

Per avere la tassazione al 5%, però:

  • l’attività non deve essere una continuazione del lavoro che si faceva eventualmente prima, come dipendente, per lo stesso datore di lavoro;
  • nel corso dei tre anni precedenti non si deve essere stati titolari di partita Iva e non bisogna aver svolto l’attività per cui si sta aprendo la startup;
  • se si prosegue l’attività già avviata da qualcun altro, lui o lei non deve aver superato gli 85mila euro di incassi annui.

Startup, su quali settori conviene investire

Quali sono i settori su cui conviene investire per le startup innovative e le neonate partite Iva? Salardi spiega, per il primo caso, di aver visto “molte iniziative nel mondo del gaming, che può sconfinare nel mondo del metaverso e della realtà virtuale, ma anche in piattaforme virtuali di wellness e fitness”. Quindi consiglia, se si vuole aprire una startup innovativa, di considerare in primis l’ambito del gaming.

Per quanto riguarda invece le startup da regime forfettario, per la commercialista, è il regime perfetto per qualsiasi “giovane professionista e per tutte le professioni ordinistiche”.

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