Sovranità digitale europea: a Roma nasce il Consensus

Niccolò Ellena

27 Giugno 2022 - 17:40

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I cittadini europei dovranno avere maggior controllo e maggiore sicurezza per i propri dati. OVHcloud testimone di un piano in quattro punti con regia francese.

Sovranità digitale europea: a Roma nasce il Consensus

Il digitale e la sicurezza dei dati, è risaputo, giocano un ruolo sempre più rilevante in Europa, è diventato perciò necessario coinvolgere un numero di attori significativo per fare in modo di trovare una linea comune su cui costruire il futuro dell’Europa digitale.

Rispetto agli altri attori, l’Europa si sta muovendo, secondo molti, con un certo ritardo, sono numerosi infatti gli ambiti su cui è necessario recuperare terreno, alcuni esempi sono l’intelligenza artificiale, la tecnologia quantum e la tutela dei dati.

È però necessario riconoscere i meriti di coloro che sono stati lungimiranti, come ad esempio OVHcloud, provider globale di servizi cloud.

L’azienda, come spiegato davanti all’ambasciata francese a Roma dal suo Chief Executive Officer Michel Paulin, ormai da molti anni è promotrice di un cloud europeo più indipendente non solo a parole, ma soprattutto a fatti. OVHcloud, come la Francia intera, sta investendo in maniera importante in questo ambito, tanto da essersi dotata, già dal 2018, di un ambasciatore per gli affari digitali.

L’ambasciatore in questione è Henri Verdier, imprenditore con un’esperienza consolidata nel settore digitale. Nel corso del suo intervento presso l’ambasciata francese in Italia, Verdier ha ricordato l’importanza di un azione europea che proceda nella stessa direzione, specialmente ora che la situazione geopolitica sta diventando maggiormente complessa, mettendo le infrastrutture europee a rischio.

Inviato a intervenire, anche Benjamin Brake, Responsabile del Dipartimento Digital & Data Policy presso Ministero Federale per il Digitale e i Trasporti della Germania si è allineato in questo senso esprimendo la volontà del governo tedesco di lavorare insieme agli altri per promuovere una maggiore sovranità digitale e un approccio sistemico per proteggere le infrastrutture da attacchi nemici.

Per promuovere una progressione coesa, a maggio 2021 si sono riuniti a Roma alcuni attori europei provenienti dal settore pubblico e privato, che hanno reso chiaro che il percorso verso la sovranità digitale stava mettendo un passo più rapido. Compresa la natura dell’importanza di questo percorso, la Francia, di turno alla presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, ha deciso di porre in cima alla propria agenda questa tematica.

Da quel momento sono seguiti numerosi incontri in numerosi Paesi europei organizzati da attori pubblici e privati che hanno contribuito a rendere il dibattito sempre più acceso e centrale.

Da questa consapevolezza è nato il Consensus di Roma, definito come «un approccio alla sovranità digitale basato sui valori e incentrato sul cittadino». Il nome trae evidente ispirazione dal Trattato di Roma, ossia il trattato istitutivo che ha dato vita alla Comunità Economica Europea (CEE), firmato nel 1957. Il rimando è dovuto e a tratti scontato: se nel 1957 si pensava a un’Europa unita da un punto di vista economico ora lo si fa da un punto di vista digitale, consapevoli dell’importanza che il dominio ricopre.

Per far ciò, sono stati stabiliti quattro pilastri per implementare correttamente il Consenso di Roma: le norme e i regolamenti, la ricerca e lo sviluppo, i finanziamenti e le gare d’appalto e l’istruzione.

Norme e regolamenti

È quasi scontato trovare le norme e i regolamenti in prima posizione: non è infatti possibile implementare delle politiche a livello europeo se prima non si creano le fondamenta su cui farle poggiare.

In un certo modo, l’Europa si è già mossa in questo senso; infatti, a dicembre 2020, sono stati proposti il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA), che sono in corso di approvazione da parte degli organi competenti.

Successivamente alla presentazione di questi, è stato approvato lo European Chips Act, per promuovere una maggiore indipendenza europea nell’ambito dei semiconduttori, con l’obiettivo di scongiurare la crisi; e l’Artificial Intelligence Act, che è ancora in corso di approvazione. Infine, l’ultimo passo che l’Europa deve compiere in questo senso è l’adozione del Data Act, per colmare il divario normativo nell’ambito dei servizi cloud.

Ricerca e sviluppo

Il secondo passo da compiere congiuntamente a livello europeo è sicuramente quello di colmare il divario in ambito di ricerca e sviluppo rispetto ai Paesi extra europei. In senso ampio, sarà necessario sviluppare nuove sinergie tra i Paesi europei, ma ancor di più lo sarà tra settore pubblico e privato.

In termini pratici, sarà fondamentale promuovere progetti come Digital Europe e Horizon, di estrema importanza per la realizzazione di nuove tecnologie europee. Ma non solo, sarà nevralgico continuare a lavorare in maniera proattiva su progetti innovativi come Gaia-X, al centro del quale si trova Structura-X, il primo cloud europeo.

Raggiunti questi obiettivi sarà compito degli organismi competenti promuovere lo sviluppo di tecnologie nevralgiche come il quantum computing e l’intelligenza artificiale per creare dei campioni europei per il futuro e recuperare terreno sui competitor extra-europei.

Fondi e gare d’appalto

Sembra quasi scontato affermarlo, ma per partorire aziende leader nei loro segmenti, l’Unione Europea e gli Stati che la compongono devono mettere a disposizione maggiori finanziamenti. Troppo spesso infatti capita che realtà promettenti siano costrette a trasferirsi fuori dal continente per cercare investitori che credano in loro. Ne risulta che talvolta, una volta fuggite, queste startup non tornino più indietro.

È innanzitutto necessario far partire i progetti scelti nel contesto dell’Importante Progetto di Interesse Comune Europeo (IPCEI) dedicato a infrastrutture digitali e servizi cloud. Una volta lanciati questi progetti è necessario regolamentare maggiormente le gare d’appalto, strumento molto utile e molto spesso trascurato.

L’ultimo step di questo pilastro è quello di arrivare ad avere dieci aziende leader nel settore digitale grazie all’iniziativa Scale Up Europe mentre è in corso di avvio l’iniziativa di Euronext European Tech Leaders.

Istruzione e formazione

Per ultimi ma sicuramente non per importanza si trovano l’istruzione e la formazione. Fin troppo spesso si sente parlare in Italia di mancanza di competenze nel settore digitale e dell’impossibilità di riempire numerosissimi posti di lavoro. Per promuovere una maggior sovranità digitale è necessario favorire la crescita di talenti sia a livello scolastico che universitario nei settori dell’informatica sia in generale nelle materie STEM ossia Science, Technology, Engineering, Mathematics.

È inoltre fondamentale investire nel re-skilling di figure già formate, così da garantire una maggiore consapevolezza dell’importanza dei dati, specialmente nelle Pmi internazionalizzate.

Estonia: un caso di successo digitale europeo

Nel corso dell’ultimo Digital Sovereignty Roundtable è intervenuto l’ex Presidente della Repubblica di Estonia, Toomas Hendrik Ilves, il quale ha parlato di come l’Estonia ha raggiunto i suoi brillanti risultati in termini di innovazione tecnologica.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’Estonia ha conosciuto un periodo di crescente digitalizzazione, infatti, rispetto ad esempio all’Italia, che si classifica alla ventunesima posizione, l’Estonia si posiziona alla settima posizione del Digital, Economy and Society Index (DESI), dimostrando nuovamente quanto di buono fatto finora.

In questo senso, il Presidente ha voluto soffermarsi sull’importanza di mettere in atto meccanismi di cooperazione tra pubblico e privato, promuovendo un modo di pensare condiviso e soprattutto orientato al progresso.

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