Smart working, occhio al rientro dalle vacanze: cosa cambia dall’1 settembre

Simone Micocci

23/08/2022

23/08/2022 - 12:33

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Smart working: dall’1 settembre ritorna la normativa pre Covid, con una sola eccezione: i datori di lavoro possono inviare i dati in maniera massiva, utilizzando il modello in allegato.

Smart working, occhio al rientro dalle vacanze: cosa cambia dall’1 settembre

Con il rientro dalle ferie cambiano anche le regole per lo smart working. La data da segnare in rosso sul calendario è quella dell’1 settembre 2022, quando per lo smart working ci sarà un ritorno integrale, o quasi, alle regole del passato.

Ne dà conferma il ministero del Lavoro che in queste ore, recependo le novità introdotte dal decreto Semplificazioni, ha fatto chiarezza su cosa cambia per lo smart working a partire dal prossimo settembre.

Fortunatamente la crisi pandemica sembra essere ormai alle spalle e la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che con l’arrivo dell’autunno potrebbero non esserci nuove ondate: ecco perché per lo smart working c’è un ritorno al periodo pre pandemia, con alcune eccezioni. Restano, infatti, alcune delle regole introdotte appositamente per la fase straordinaria che abbiamo vissuto negli ultimi anni; norme che hanno funzionato, semplificando il ricorso allo smart working quando necessario.

Smart working: le regole fino al 31 agosto 2022

Nonostante le richieste del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il consiglio dei Ministri nel varare il decreto Aiuti bis ha deciso di non prorogare ulteriormente il diritto al lavoro agile per i lavoratori fragili e per i genitori con figli minori di 14 anni.

Tale diritto è scaduto a inizio agosto, mentre fino al 31 del mese restano in vigore le norme che consentono al datore di lavoro di ricorrere allo smart working unilateralmente.

Dopodiché si ritornerà alla normativa originaria, a quella legge n. 81 del 2017 che stabilisce che per ricorrere allo smart working è necessario un accordo individuale tra azienda e lavoratore, anche quando tale possibilità è espressamente prevista da policy e accordi quadro a livello aziendale.

Smart working: cosa rimane della fase di emergenza

Dal prossimo 1° settembre, quindi, viene meno qualsiasi agevolazione lato smart working, con il ripristino della normativa pre Covid. Tuttavia, come previsto dal decreto Semplificazioni, resiste la possibilità per il datore di lavoro di comunicare esclusivamente gli estremi dei dipendenti che lavorano in modalità agile, senza che sia necessario inviare la copia di ogni singolo accordo individuale.

Dall’1 settembre, dunque, per il datore di lavoro ritorna l’obbligo di stipulare un accordo individuale con il dipendente impiegato in smart working, ma qualora ci fosse più di un lavoratore coinvolto sarà comunque possibile inviare i dati in modo massivo.

A tal proposito, nel decreto ministeriale è allegato anche il modulo per la trasmissione dei dati, che potete scaricare di seguito.

Comunicazione Accordo di Lavoro agile (Articolo 23, comma 1 della L. n. 81/2017)
Clicca qui per scaricare il modello per la comunicazione dell’accordo di smart working sottoscritto da azienda e lavoratore.

Smart working: nessuna svolta con la pandemia

I passi avanti fatti durante la pandemia, quindi, sono stati tutti azzerati. Chi pensava che la modalità di lavoro agile sarebbe rimasta anche con il ritorno alla normalità, infatti, dovrà ricredersi visto che a parte l’eccezione dell’invio massivo dei dati dei lavoratori impiegati in modalità agile c’è stato il pieno ritorno alle regole pre pandemia, quando il ricorso allo smart working era molto meno diffuso rispetto a oggi.

A confermare ciò ci sono anche i dati: come rilevato dall’Istat, infatti, in Italia la diffusione del lavoro agile è ferma al 13%, rispetto alla media europea del 20%. E il nostro Paese si colloca nelle ultime posizioni anche per quello che viene conosciuto come smart working intensivo, ossia per quei lavoratori impiegati in smart working per almeno metà dell’orario di lavoro: siamo sotto la media europea di 5 punti percentuali e il trend è in calo (mentre nel resto d’Europa gli altri Paesi accelerano).

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