Smart working, cosa cambia dal 1 ottobre in Italia

Ilena D’Errico

24 Settembre 2023 - 12:40

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Stop allo smart working per moltissimi lavoratori, ecco cosa cambia dal 1° ottobre in Italia e chi potrà continuare a lavorare da remoto.

Smart working, cosa cambia dal 1 ottobre in Italia

A meno che ci sia una proroga in extremis, il 1° ottobre cambiano le regole sullo smart working previsto dalla legge per tutelare i lavoratori fragili. Si tratta della prima di due scadenze previste per lo smart working, che pare proprio non vedranno ulteriori proroghe, visti il miglioramento del quadro epidemiologico e la carenza di risorse.

La necessità urgente di lavorare da remoto posta in essere dalla pandemia è ormai venuta meno, anche se in questo biennio le aziende e i lavoratori hanno potuto sperimentare diversi vantaggi non trascurabili del telelavoro, soprattutto in termini di costi.

Le leggi che hanno obbligato a consentire lo smart working per i lavoratori più a rischio sono state però mosse dalla situazione sanitaria e con carattere temporaneo. Continuano così a venir meno le tutele specifiche, finché entro la fine dell’anno non ci sarà alcun obbligo riguardante il lavoro a distanza. Come già detto, il primo appuntamento è domenica 1 ottobre, quando termineranno ufficialmente le disposizioni sullo smart working per alcune fasce di lavoratori.

Smart working, cosa cambia dal 1° ottobre

La legge di conversione del decreto Lavoro sullo smart working ha imposto la scadenza del 30 settembre per le direttive riguardanti i lavoratori fragili. In particolare, rientrano in questa categoria tutti i dipendenti affetti da patologie croniche gravi o con scarso compenso clinico, che presentano le condizioni individuate dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

Per questi lavoratori, impiegati nel settore pubblico o privato, la legge ha previsto la possibilità di usufruire del lavoro agile, indipendentemente dalla compatibilità della mansione svolta.

Nel dettaglio, per questa categoria di lavoratori la necessità di lavorare in smart working e limitare quanto più possibile i contagi da Covid è stata posta come priorità, obbligando i datori di lavoro a consentire lo smart working, cambiando se necessario la mansione ma preservando la categoria o area di inquadramento, oltre che la retribuzione.

Questa regola è stata prorogata fino al 30 settembre e smetterà quindi di avere valore alla fine del mese. Dal 1° ottobre, quindi, i lavoratori fragili – secondo le linee guida – potrebbero essere richiamati in sede. Il condizionale è d’obbligo, perché fino alla fine del 2023 restano in vigore le norme sullo smart working per i lavoratori fragili e genitori di figli sotto i 14 anni del settore privato.

I dipendenti fragili impiegati nel privato potranno infatti continuare in smart working dietro presentazione dell’apposita certificazione medica, purché la mansione a cui sono adibiti dal contratto sia compatibile con il lavoro a distanza. Naturalmente, è necessario che sia motivato clinicamente un alto rischio, ad esempio per immunodepressione, esiti di terapie oncologiche ed età avanzata.

Questo significa che chi ha usufruito del cambio di mansione previsto dalla legge per poter lavorare in smart working dovrà tornare all’occupazione originaria, salvo altri accordi individuali con il datore di lavoro o diverse previsioni del regolamento aziendale.

Lo stesso per i genitori di figli under 14 che, a patto di rientrare nelle condizioni previste, potranno proseguire lo smart working fino al 31 dicembre se la mansione svolta è compatibile con questa modalità di lavoro. Questo vale per quanto riguarda il settore privato, mentre per il pubblico si dovrà far riferimento ai Piao (Piani integrati di attività e organizzazione) degli enti e alle regole previste sullo smart working, fatta salva anche in questo caso la possibilità di accordi individuali.

Comincia così il ritorno alle discipline lavorative pre-Covid, con il rientro in presenza di numerosi lavoratori che culminerà il 31 dicembre. Resta dunque ai datori di lavoro applicare le soluzioni più idonee per gli interessi professionali e tutelando la salute dei dipendenti, ma senza più un obbligo specifico sullo smart working.

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