Sono 25.000 secondo la Questura i manifestanti Sì Tav scesi in piazza Castello a Torino, per promuovere la nascita dell’Alta Velocità Torino-Lione. Anche la Lega in strada per il Sì
Sono in 25.000 i manifestanti Sì Tav arrivati da ogni parte d’Italia per affollare piazza Castello a Torino, chiedendo a gran voce che si vada avanti col progetto per la realizzazione dell’Alta Velocità Torino-Lione.
Una partecipazione importante anche se ridimensionata solo pochi minuti fa dai dati della Questura, che hanno quasi dimezzato le stime sulle presenze arrivate dagli stessi organizzatori (“siamo 45.000”).
Patrizia Chiazza e Roberta Castellina, le due principali organizzatrici dell’evento, hanno equiparato la manifestazione odierna a un referendum anticipato, giungendo a una sorta di compromesso con i dati ufficiali - “siamo in 30.000 come lo scorso novembre” - e dicendosi liete per la partecipazione della Lega.
Direttamente e indirettamente ha infatti preso parte alla giornata anche il partito guidato da Matteo Salvini, che più volte si è detto favorevole alla Tav. A calpestare il centro torinese c’era invece Riccardo Molinari, Capogruppo della Lega alla Camera dei deputati:
“Siamo qui a ribadire una posizione storica della Lega, che è sempre stata a favore delle grandi opere. Dimostrano questa nostra posizione i voti, le decisioni politiche, i programmi elettorali, come quello con cui siamo stati eletti il 4 marzo, che per il Piemonte punta sullo sviluppo del Terzo Valico e della Tav per il suo rilancio”.
Torino, i Sì Tav in piazza Castello: “La nostra presenza è già un referendum”
Oltre alla Lega, anche Forza Italia è scesa in piazza per il Sì alla Tav, con Anna Maria Bernini - capogruppo FI al Senato - che ha evidenziato la volontà del suo partito di abbracciare il futuro e andare incontro alle nuove opportunità in ottica commerciale portate dal progetto.
Distante anni luce la posizione del M5s, che proprio nella lotta all’infrastruttura ferroviaria aveva caratterizzato una buona porzione della sua campagna elettorale. Già nella serata di ieri Alessandro Di Battista, intervistato da Andrea Scanzi e Luca Sommi ad Accordi e Disaccordi, ha ribadito che “la Tav non si farà”.
Mentre Luigi Di Maio, interpellato riguardo i punti di vista opposti dei due partiti dell’esecutivo sulla questione, ha spiegato che è proprio per questo che esiste un contratto di governo, e che le diversità di pensiero tra le due forze politiche rientrano nella normalità e non devono quindi destare nessun clamore:
“C’è da dire che con la Lega abbiamo fatto la campagna contro le trivelle insieme per il referendum in tempi non sospetti, quando nel 2015 non avevamo nessuna intenzione neanche di firmare un contratto di governo. C’è solo da capire il fatto che queste sono due forze politiche che hanno convinzioni diverse”.
Si attende per fine gennaio la valutazione costi-benefici del progetto Tav, realizzata da una commissione incaricata dal governo al fine di garantire indicazioni fondamentali sulle decisioni future dell’esecutivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA