Separazione consensuale, procedura prevista, costi e tempi

Giorgia Dumitrascu

23 Ottobre 2024 - 13:41

Guida completa alla separazione consensuale per capire come funziona, quali sono i costi, i tempi e le leggi che regolano il passo finale della vita di coppia.

Separazione consensuale, procedura prevista, costi e tempi

La separazione non è mai una decisione facile. È un momento in cui due persone, che un tempo hanno condiviso un progetto di vita, si trovano a dover ridefinire le proprie esistenze e a tracciare nuovi confini. Tuttavia, se un tempo questo passaggio si limitava a una separazione di fatto, oggi il procedimento è definito da norme di legge. Con la legge n. 898 del 1970, la cosiddetta Legge Fortuna-Baslini, fu introdotto il divorzio in Italia, aprendo la strada a un cambiamento sociale di vasta portata.

A distanza di oltre cinquant’anni, il fenomeno delle separazioni continua a crescere: i dati ISTAT, nel 2022 in Italia registrano circa 97.000 separazioni, di cui più del 70% di natura consensuale. Questo incremento riflette una realtà familiare in trasformazione, influenzata da crisi economiche e difficoltà nel bilanciare lavoro e vita privata. In risposta a queste esigenze, il legislatore ha introdotto la Riforma Cartabia del 2022, che ha semplificato le procedure, rendendole più rapide e meno conflittuali.

Vediamo come funziona la separazione consensuale, quali sono le leggi di riferimento, quali passaggi seguire per avviare la procedura, i tempi necessari e i costi da considerare.

Cos’è la separazione consensuale

La separazione consensuale è un istituto giuridico mediante il quale i coniugi decidono, di comune accordo, di cessare la convivenza matrimoniale e regolare i rapporti futuri, sia personali che patrimoniali. A differenza della separazione giudiziale, che avviene quando le parti non riescono a trovare un’intesa e devono ricorrere all’intervento del giudice, la separazione consensuale si basa sull’accordo reciproco, presentato congiuntamente in tribunale.

La separazione consensuale presenta diversi vantaggi:

  1. minori costi: poiché non richiede lunghe cause giudiziarie, i costi per i coniugi sono inferiori rispetto alla separazione giudiziale. Le spese legali, infatti, si riducono significativamente grazie all’accordo preventivo su tutte le questioni fondamentali;
  2. tempi più rapidi: solitamente la separazione consensuale si conclude in pochi mesi, a differenza della separazione giudiziale che può durare anche anni, a seconda della complessità del caso;
  3. minore conflittualità: essendo basata su un accordo, riduce l’impatto emotivo sui coniugi e, soprattutto, sui figli, rispetto a una procedura giudiziale più conflittuale.

Occorre sottolineare che la separazione non rappresenta la fine del matrimonio. I coniugi restano formalmente sposati, ma cessano l’obbligo di convivenza e fedeltà. La separazione, infatti, è un requisito preliminare per il divorzio. Quindi, è solo con il divorzio che si scioglie definitivamente il vincolo matrimoniale.

La legge di riferimento

La separazione consensuale è disciplinata principalmente dal Codice Civile, in particolare dagli artt. 150. Vediamo nello specifico le principali disposizioni di legge che riguardano la separazione consensuale.

Disciplina della separazione consensuale: art. 150 c.c.

L’art. 150 c.c. definisce la separazione consensuale come un procedimento in cui i coniugi, attraverso un accordo reciproco, regolano gli effetti della separazione. In particolare, la norma stabilisce che l’accordo deve essere sottoposto al vaglio del giudice, il quale, se ritiene che l’accordo sia conforme agli interessi della famiglia e dei figli minori, lo omologa, rendendolo efficace. La norma del codice richiama il principio di volontarietà e consensualità delle parti, che permette loro di concordare autonomamente le condizioni della separazione, purché nel rispetto delle normative vigenti.

La Corte di Cassazione si è espressa a più riprese sulla separazione consensuale. Nella sentenza n. 18066 del 2020 ha ribadito che il giudice, nel valutare gli accordi raggiunti tra i coniugi, deve sempre tenere conto dell’interesse superiore dei figli e verificare che l’accordo non sia lesivo dei diritti di una delle parti.

Divorzio e separazione: legge n. 898 del 1970

La separazione consensuale è collegata alla legge n. 898 del 1970, meglio nota come legge divorzile. Come detto, la separazione legale è un passo propedeutico per ottenere il divorzio, poiché l’art. 3 l. div. prevede che i coniugi possano richiedere lo scioglimento definitivo del vincolo matrimoniale solo dopo aver vissuto in stato di separazione per un periodo minimo previsto per legge.

La riforma Cartabia: semplificazione delle procedure

La riforma Cartabia (D. lgs. n. 149 del 2022) ha introdotto una serie di modifiche al processo civile, tra cui:

  1. digitalizzazione del processo: la possibilità di gestire molti aspetti del procedimento di separazione on-line, accelerando i tempi e riducendo la necessità di udienze in presenza;
  2. ampliamento dell’uso della negoziazione assistita: rendendola ancora più accessibile e incentivando le parti a risolvere le controversie in modo stragiudiziale.

Come fare la separazione consensuale: la procedura completa

La separazione consensuale per avere effetti giuridici deve seguire un iter preciso e stabilito dalla legge. Vediamo passo dopo passo l’intero iter processuale.

Domanda congiunta

Il primo passo consiste nel raggiungere un accordo tra i coniugi su tutti gli aspetti principali della separazione. Che includono:

  1. affidamento e mantenimento dei figli: i coniugi devono decidere insieme se ricorrere all’affidamento condiviso (che è la regola generale, prevista dalla Legge n. 54/2006), oppure se optare per un altro regime di affidamento, sempre nel rispetto del superiore interesse dei minori. Inoltre, vengono stabilite le condizione e le modalità del diritto di visita;
  2. assegno di mantenimento dei figli e del coniuge: con importi definiti e modalità di pagamento;
  3. divisione del patrimonio e dei beni comuni: l’accordo deve includere la suddivisione di eventuali beni comuni, conti correnti bancari e altre proprietà devono essere regolamentati;
  4. l’assegnazione della casa coniugale: chi tra i coniugi manterrà il diritto di abitazione nella residenza familiare;
    Una volta definiti tutti questi aspetti, l’avvocato redige un ricorso congiunto di separazione, in cui vengono riportati tutti gli accordi.

La presentazione della domanda al tribunale

Il ricorso congiunto viene presentata al tribunale competente (normalmente quello del luogo di residenza dei coniugi o il luogo di la residenza dei figli minori). I coniugi compaiono in tribunale per una breve udienza. Durante l’udienza, confermano la loro volontà di separarsi e illustrano gli accordi raggiunti. Se il giudice ritiene che l’accordo non sia contrario agli interessi dei figli o a quelli di una delle parti, lo omologa e autorizza i coniugi a vivere separati.

Il decreto di omologa rende l’accordo giuridicamente vincolante. Se l’accordo presenta aspetti che potrebbero ledere i diritti dei figli o di uno dei coniugi, il giudice può chiedere delle modifiche. In casi estremi, se ritiene che l’accordo non sia sufficientemente equilibrato, può non omologare la separazione.

Negoziazione assistita: una procedura alternativa

La negoziazione assistita è una procedura semplificata e alternativa al ricorso in tribunale. I coniugi possono raggiungere un accordo sulle condizioni della separazione con l’assistenza obbligatoria di uno o più avvocati. Gli avvocati, una volta concluso l’accordo, lo sottoscrivono e lo depositano presso la Procura della Repubblica, che lo valida senza la necessità di un’udienza in tribunale. Questo procedimento è più rapido rispetto alla separazione tradizionale e consente di evitare ulteriori costi processuali.

Un vantaggio della negoziazione assistita è la tempistica ridotta, che può portare a una separazione formalizzata entro pochi mesi, a seconda della complessità degli accordi da negoziare. In ogni caso, se la separazione riguarda figli minori, l’accordo deve essere comunque trasmesso al giudice tutelare per una verifica più approfondita.

Omologazione dell’accordo e decorrenza della separazione

Una volta che l’accordo è stato approvato, tramite il giudice o il procuratore nel caso di negoziazione assistita, si procede all’omologazione.

Da quel momento, la separazione è legalmente effettiva, e i coniugi cessano di essere obbligati alla convivenza e agli altri doveri matrimoniali, tranne quelli di mantenimento e assistenza morale e materiale verso i figli.

I tempi necessari della separazione consensuale

Quando i coniugi optano per la procedura ordinaria in tribunale, il primo passo è la presentazione della domanda congiunta. Successivamente, il tribunale fissa un’udienza di comparizione che di solito avviene entro 1-3 mesi dalla presentazione dell’istanza, a seconda del carico di lavoro del tribunale stesso.

In media, l’intera procedura può richiedere da 1 a 4 mesi, con variazioni dovute principalmente alla velocità con cui viene fissata l’udienza e all’eventuale necessità di modificare alcuni aspetti dell’accordo, come richiesto dal giudice.

Tempi ridotti con la negoziazione assistita

La negoziazione assistita (l. n. 162/2014) è un’alternativa più rapida alla procedura ordinaria in tribunale. Una volta raggiunto l’accordo tra i coniugi, questo viene sottoscritto e trasmesso al Procuratore della Repubblica presso il tribunale, il quale ha il compito di verificarne la regolarità formale. In assenza di figli minori o di situazioni problematiche, la negoziazione assistita può concludersi entro 1-2 mesi, rendendola la soluzione preferita per chi cerca una separazione rapida e meno burocratica.

Tuttavia, se sono coinvolti figli minori o se l’accordo potrebbe ledere gli interessi di una delle parti, il Pubblico Ministero può richiedere ulteriori verifiche e inoltrare l’accordo al giudice tutelare per l’approvazione, allungando leggermente i tempi.

Tempi per ottenere il divorzio dopo la separazione

Una volta ottenuta la separazione consensuale, i coniugi devono rispettare un periodo di separazione legale prima di poter chiedere il divorzio. Con l’introduzione del divorzio breve (l. n. 55/2015), i tempi sono stati significativamente ridotti:

  1. in caso di separazione consensuale, il periodo di separazione richiesto è di 6 mesi;
  2. per la separazione giudiziale, invece, il periodo necessario è di 12 mesi.

Questo significa che, dopo sei mesi dalla separazione consensuale omologata, i coniugi possono presentare la domanda di divorzio per sciogliere definitivamente il vincolo matrimoniale.

Fattori che possono incidere sui tempi

In sintesi, sebbene la separazione consensuale sia rapida, ci sono alcuni fattori che possono influenzare la durata complessiva della procedura:

  1. carico di lavoro del tribunale: la disponibilità delle date d’udienza può variare da tribunale a tribunale, specialmente in città con elevato numero di cause pendenti;
  2. modifiche richieste dal giudice: se il giudice ritiene che alcuni aspetti dell’accordo siano non equi o non adeguati a tutelare i figli, potrebbe richiedere delle modifiche, prolungando i tempi;
  3. coinvolgimento di figli minori.

Separazione consensuale: quanto costa?

Uno degli aspetti principali che i coniugi devono considerare quando decidono di procedere con la separazione consensuale è il costo complessivo della procedura. Rispetto alla separazione giudiziale, la separazione consensuale è generalmente più economica, proprio perché si basa su un accordo tra le parti e non richiede lunghe e costose controversie in tribunale. Tuttavia, i costi possono variare a seconda di diversi fattori, come il coinvolgimento degli avvocati, il tipo di procedura utilizzata (tribunale o negoziazione assistita) e la complessità degli accordi.

Vediamo nel dettaglio quali sono i costi principali legati alla separazione consensuale.

Onorari degli avvocati

Anche nella separazione consensuale, l’assistenza di un avvocato è necessaria e serve a garantire che l’accordo sia redatto in modo corretto e conforme alla legge. È possibile che i coniugi decidano di essere rappresentati da un solo avvocato comune, oppure ognuno può scegliere il proprio legale. Gli onorari degli avvocati rappresentano quindi una delle principali voci di costo della separazione consensuale.

Il costo dell’avvocato può variare in base a diversi fattori:

  1. numero di avvocati coinvolti: se i coniugi decidono di avere un solo avvocato, il costo sarà inferiore rispetto a una situazione in cui ognuno è rappresentato da un proprio legale;
  2. complessità dell’accordo: se l’accordo riguarda solo pochi aspetti (ad esempio, non ci sono figli minori né beni immobili da dividere), il costo sarà inferiore rispetto a una separazione in cui devono essere regolamentati molti dettagli patrimoniali e di affidamento dei figli;
  3. parametri forensi previsti dal D.M. n. 55 del 2014, che stabilisce i parametri per la determinazione degli onorari, con margini di discrezionalità in base alla complessità della fattispecie.

In generale, per una separazione consensuale «standard», senza eccessiva complessità, gli onorari legali possono variare da 1.000 a 5.000 euro complessivi.

Contributo unificato e spese amministrative

Nel caso di separazione consensuale con ricorso al tribunale, le parti sono tenute al versamento del contributo unificato. E’ un costo fisso che copre le spese di gestione del procedimento giudiziario.

Se la separazione avviene mediante negoziazione assistita, non è previsto il pagamento del contributo unificato, in quanto la pratica non passa attraverso il tribunale. Altre spese burocratiche, come i diritti di cancelleria o le spese per il rilascio di copie di atti, sono solitamente molto contenute.

Costi della negoziazione assistita

I costi della negoziazione assistita dipendono esclusivamente dagli onorari degli avvocati, e in genere sono simili o leggermente inferiori a quelli della procedura tradizionale in tribunale, poiché si evitano le lungaggini processuali e non si paga il contributo unificato.

In media, i costi della negoziazione assistita variano tra 1.000 e 4.000 euro, a seconda della complessità degli accordi e del numero di avvocati coinvolti.

Gratuito patrocinio: separazione a costo zero

Per le persone che si trovano in difficoltà economica, la legge prevede la possibilità di accedere al gratuito patrocinio. Questo strumento consente di ottenere l’assistenza legale a spese dello Stato, purché il reddito familiare annuo del richiedente non superi una certa soglia, stabilita per il 2024 in circa 11.746,68 euro.

Il gratuito patrocinio copre sia i costi legali che quelli amministrativi, consentendo quindi una separazione consensuale a costo zero per chi rientra nei requisiti reddituali.

Altri costi

Oltre ai costi legali e burocratici, i coniugi possono dover affrontare altre spese legate alla separazione, ad esempio:

  1. eventuale consulenza patrimoniale o immobiliare: se ci sono beni immobili o proprietà da dividere, potrebbe essere necessaria una consulenza per valutare la divisione del patrimonio;
  2. mediazione familiare: in alcuni casi, può essere utile coinvolgere un mediatore familiare per facilitare il dialogo tra i coniugi, soprattutto quando ci sono figli minori. I costi della mediazione variano, ma si aggirano intorno ai 50-200 euro a seduta.

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