Con la separazione dei beni si ha diritto all’eredità?

Ilena D’Errico

3 Aprile 2023 - 20:50

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Cosa spetta al coniuge superstite in caso di separazione dei beni? Ecco come cambia l’eredità a seconda del regime patrimoniale scelto dai coniugi.

Con la separazione dei beni si ha diritto all’eredità?

Al coniuge superstite spetta sempre una quota dell’’eredità, variabile a seconda della presenza dei figli o dei genitori del defunto. Ci si chiede quindi che influenza ha su questa quota il regime patrimoniale scelto dai coniugi. Nel caso di separazione dei beni, infatti, ogni coniuge è titolare del proprio patrimonio. In pratica, alla morte del marito la moglie conserva automaticamente ciò che ha acquistato con i suoi soldi (e viceversa) perciò ci si domanda se anche con la separazione dei beni si ha diritto all’eredità.

Separazione dei beni o comunione, il rapporto tra il regime patrimoniale della famiglia e il diritto all’eredità

Nel momento in cui i coniugi si sposano hanno la possibilità di scegliere il regime patrimoniale, salvo poi la possibilità di cambiarlo anche durante il matrimonio con un apposito atto successivo. Nell’ordinamento italiano il regime legale, di default per così dire, è la comunione dei beni: ciò vuol dire che i coniugi sono in regime di separazione dei beni soltanto se lo hanno scelto espressamente (oppure se si sono sposati prima del 20 settembre 1975).

La separazione dei beni fa sì che ogni coniuge possa mantenere il proprio patrimonio distinto e determinato, di conseguenza i beni comprati durante il matrimonio saranno di proprietà del coniuge che li ha acquistati (salvo che l’acquisto sia stato suddiviso). Alla morte di uno dei due coniugi, dunque, ciò che forma il patrimonio ereditario è soltanto ciò che apparteneva al defunto.

Il coniuge superstite continua, ovviamente, a mantenere la proprietà di ciò che invece era suo, senza che ciò possa influire sull’eredità. I diritti successori spettanti tra i coniugi, infatti, non dipendono in alcun modo dal regime patrimoniale scelto per la famiglia. Aver scelto di mantenere distinti i propri patrimoni, dunque, non inficia minimamente sul diritto a ricevere l’eredità.

Di conseguenza, se la coppia aveva scelto il regime di separazione il coniuge superstite conserva tutto il patrimonio a lui/lei intestato e ha in più diritto a una quota dell’eredità. Quando i coniugi avevano lasciato la comunione dei beni, invece, al superstite spetta la metà del patrimonio (che è comune, a prescindere da chi vi abbia concorso), in aggiunta a una quota dell’eredità calcolata sul 50% spettante al defunto.

Come si divide l’eredità in caso di separazione dei beni

Il regime patrimoniale è indipendente dai diritti successori anche per quanto riguarda la quota ereditaria destinata al vedovo/a, la quale è modificata soltanto dalla concorrenza di altri eredi legittimari. Ciò significa che sia in caso di separazione dei beni che di comunione, al coniuge superstite spetta:

  • L’intero patrimonio del defunto in assenza di discendenti e ascendenti;
  • il 50% dell’eredità se il defunto aveva un figlio solo;
  • un terzo dell’eredità se il defunto aveva più figli;
  • 2/3 dell’eredità se il defunto non aveva figli ma i genitori sono in vita.

Le quote non dipendono dal regime patrimoniale scelto, ma quest’ultimo può comunque avere effetto sul loro effettivo importo, dato che cambia la base su cui calcolarle.

Per fare un esempio chiarificatore si può prendere in considerazione una situazione tipo molto semplice: nel complesso i coniugi hanno un patrimonio di 100.000 euro (ipotizzando non ci siano beni, crediti o debiti). In caso di comunione dei beni, alla moglie spettano per certo 50.000 euro, oltre alla quota ereditaria calcolata sulla metà restante, sostanzialmente 50.000 euro, 25.000 euro, quasi 17.000 euro o poco più di 30.000 (a seconda degli eredi concorrenti).

Se i coniugi dell’esempio avessero invece scelto la separazione dei beni, le quote ereditarie verrebbero calcolate su l’intero patrimonio del defunto. In questo caso non si prevede una divisione al 50%, ma tutto dipende da chi effettivamente avesse guadagnato i soldi e li avesse sul proprio conto corrente. Supponiamo quindi che il superstite abbia di suo 30.000 euro, ciò significa che l’eredità deve essere calcolata sui restanti 70.000 intestati al defunto e così via. Naturalmente, nella vita reale la situazione non è mai banalizzata in questo modo, ma il funzionamento è pressoché analogo.

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