Una leva obbligatoria può ancora avere un senso nell’Italia del 2025? O si tratta di una proposta anacronistica? Il sondaggio di Money.it
Sei favorevole al ritorno della leva militare? Con questa domanda Money.it apre una discussione che, dopo anni di sostanziale silenzio, torna oggi centrale grazie alla proposta rilanciata dal ministro della Difesa Guido Crosetto. L’ipotesi di reintrodurre un servizio militare obbligatorio – in una forma rinnovata e adattata alle esigenze del 2025 – sta dividendo il Paese e sollevando interrogativi politici, economici e culturali.
Crosetto non parla di un semplice ritorno alla vecchia leva abolita nel 2005, ma di un modello “ibrido”, pensato per affrontare le nuove sfide della sicurezza nazionale. Secondo il ministro, l’Italia si trova di fronte a un contesto internazionale più instabile, segnato da conflitti a bassa intensità, cyberattacchi, disinformazione massiva e tensioni geopolitiche crescenti. In questo scenario, una forma obbligatoria di servizio potrebbe contribuire a creare una riserva più ampia e competente, rafforzando la capacità dello Stato di rispondere alle minacce non convenzionali.
L’idea si inserisce anche nel problema strutturale del reclutamento nelle forze armate. Da anni l’esercito segnala difficoltà nel reperire personale giovane e qualificato, mentre le missioni internazionali e i nuovi ruoli tecnici richiedono competenze sempre più specialistiche. Una leva moderna potrebbe quindi avere una funzione non solo difensiva ma anche formativa, introducendo percorsi utili nel mondo civile: protezione civile, cybersecurity, gestione delle emergenze, tutela del territorio, supporto logistico e sanitario.
I sostenitori della proposta vedono nella leva un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza, offrire ai giovani competenze spendibili nel mercato del lavoro e rilanciare il ruolo educativo dello Stato. Altri sottolineano che modelli simili, come quelli di Norvegia, Finlandia, Svezia e Svizzera, sono riusciti a combinare obbligatorietà e modernizzazione, garantendo un contributo reale alla difesa nazionale.
Le critiche, però, non mancano. Secondo molti oppositori, reintrodurre la leva sarebbe anacronistico, oltre che estremamente costoso. Richiederebbe nuove caserme, istruttori, attrezzature e un’organizzazione che oggi non esiste più. Altri ancora sollevano dubbi sull’efficacia di un servizio obbligatorio: costringere centinaia di migliaia di giovani all’arruolamento rischierebbe di trasformare la leva in un peso burocratico, anziché in un percorso di crescita.
C’è poi la questione sociale. Le nuove generazioni hanno un rapporto diverso con le istituzioni e molte preferirebbero percorsi volontari di servizio civile o esperienze professionali all’estero. Obbligarle potrebbe generare tensioni e alimentare un clima politico già polarizzato. Critiche arrivano anche da chi teme che la leva venga usata come strumento identitario più che come reale risposta alle esigenze della difesa.
In un mondo in cui la guerra non è più soltanto militare, ma digitale, economica e informativa, l’Italia deve decidere quale modello di sicurezza vuole adottare. E voi che ne pensate?
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