Il Governo sta pensando di introdurre una nuova tassa sui pacchi provenienti da Paesi extra UE di importo inferiore a 150 euro per promuovere il mercato interno.
Nella prossima Legge di Bilancio 2026 potrebbe trovare spazio anche una nuova tassa sui pacchi provenienti da Paesi extra europei di valore inferiore a 150 euro. Il Governo, infatti, sta valutando l’introduzione di un contributo aggiuntivo per sfavorire gli acquisti da altri Paesi (in particolare dai colossi di e-commerce della Cina) e per premiare i prodotti Made in Italy o europei.
Basti pensare che nel solo 2024 sono transitati verso l’Unione 4,6 miliardi di pacchi sotto la soglia di 150 euro, con il 91% delle spedizioni provenienti dalla Cina e con Shein, Aliexpress e Temu tra i principali protagonisti. Una prima misura contro il fast-fashion era già stata abbozzata in Italia, ma non ha trovato applicazione concreta.
La misura, definita “plausibile” anche dal Governo, doveva rientrare nel ddl Concorrenza per contrastare le vendite dai colossi cinesi, ma per entrare in vigore ha bisogno dell’approvazione in ambito europeo. Il 13 novembre, i 27 ministri dell’Economia riuniti all’Ecofin, dovrebbero dare il via libera definitivo alla tassa.
Nuova tassa sui pacchi extra UE sotto i 150 euro
L’idea di introdurre una tassa sui piccoli pacchi extra UE nascerebbe dalla necessità di regolamentare un settore in forte espansione, ovvero quello dell’e-commerce online e degli acquisti dai grandi colossi cinesi che presentano prezzi bassi ed estremamente competitivi. Per questi motivi, i 27 ministri dell’Economia dovrebbero dare il via libera definitivo all’abolizione delle esenzioni doganali alla soglia dei 150 euro che consente oggi ai pacchetti più piccoli di entrare nel mercato unico senza pagare tariffe doganali all’Europa.
In altre parole, nei prossimi anni potrebbe essere meno conveniente effettuare acquisti su Shein, Temu e Aliexpress che, nonostante mantengano prezzi bassi e competitivi, saranno sottoposti a tassazione per poter entrare in Europa. Al contrario, effettuare acquisti nel mercato interno o in quello europeo potrebbe risultare più conveniente.
Secondo la Commissione europea, quasi il 65% dei piccoli pacchetti provenienti da Paesi extra europei risulta sottovalutato per evitare l’apposizione di dazi all’importazione. Con la nuova normativa, invece, il dazio verrà applicato dal primo euro di valore, così come avviene per l’applicazione dell’IVA per le merci importate.
Quando entrerà in vigore la nuova tassa sui pacchi extra UE?
La proposta di introduzione di una nuova tassa sui pacchetti extra UE era già emersa lo scorso maggio in Europa, ma aveva trovato l’opposizione di alcuni Stati membri. Le iniziative quindi avevano poi perso vigore. Ad oggi torna la necessità di frenare il fast-fashon e promuovere il commercio interno ed europeo.
A caldeggiare la proposta è stato anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che da tempo spinge per la sua approvazione: “Servono regole europee forti e veloci - ha detto il ministro - per arginare l’aggressione extraeuropea che sta invadendo con prodotti a basso costo e senza rispetto delle regole il nostro mercato ”.
Il percorso di approvazione della nuova tassa, però, è ancora lungo: dopo il via libera dell’Ecofin, la proposta passerà agli altri organi europei (Consiglio, Parlamento e Commissione) che dovrebbero concludere l’iter entro fine anno.
L’abolizione definitiva delle esenzioni doganali dovrebbe risultare attiva non appena sarà disponibile l’“Eu Customs Data Hub”, la nuova piattaforma informatica comune destinata a gestire in tempo reale i flussi di importazione. Secondo le prime ipotesi, l’Hub dovrebbe essere pronto per il 2028 ma diversi Paesi UE spingono per accelerare i tempi.
La Francia anticipa l’UE con una tassa di 2 euro sui pacchi
In attesa di una mossa comune a livello europeo, la Francia ha intenzione di inserire nella prossima manovra di bilancio una tassa fissa di 2 euro sui piccoli pacchi extra UE di importo ridotto. Questo prelievo, con finalità ambientali e di equità fiscale, si tradurrebbe in un’imposta interna sui consumi piuttosto che un vero e proprio dazio (che invece potrà introdurre l’Unione Europea).
L’Italia, seguendo l’esempio francese, potrebbe puntare almeno su un maggiore controllo dei pacchetti extra UE in entrata, soprattutto per difendere e promuovere il mercato interno e i produttori europei.
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