Scudo penale per i reati fiscali, come funziona per chi si ravvede?

Chiara De Angelis

30 Marzo 2023 - 11:58

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Arriva dal governo Meloni l’ok nel DL Bollette allo scudo penale per i reati fiscali. Ma in cosa consiste e come funziona per chi si ravvede? Le ultime novità.

Scudo penale per i reati fiscali, come funziona per chi si ravvede?

Il Governo Meloni spiazza tutti in tema fiscale. Alcuni reati tributari, a seguito di un accordo con il Fisco e solo dietro il pagamento delle tasse, saranno non punibili.

Lo scudo penale per i reati fiscali non è certamente nuovo all’opinione pubblica e quella politica, anzi nel passato ha finito per creare diverse polemiche tra le file di maggioranza e opposizione. Ora però si appresta a diventare realtà dopo che il Governo Meloni ha più volte tentato di inserirlo nella Legge di Bilancio 2023.

Un tentativo questo non andato a buon fine a causa delle accese proteste scatenate ancora una volta dall’opposizione. Adesso però non ci sono più dubbi: la maggioranza di Governo ha sorpreso tutti includendo lo scudo penale per i reati fiscali all’interno del Decreto Bollette di recente approvato. Una vera è propria sorpresa se si pensa che nella bozza del provvedimento non se ne faceva neppure accenno.

Ma come funziona ora per chi si ravvede? Vediamo subito di dare un’esauriente risposta al quesito cercando di capire quali novità porta con sé l’introduzione della misura.

Scudo penale per i reati fiscali, come funziona per chi si ravvede?

Partiamo dal capire in cosa consiste la misura e come funziona. Lo scudo penale per i reati fiscali va ad interessare i cittadini evasori che optano per il pagamento degli importi non onorati a seguito dei controlli fatti dal Fisco.

Per alcuni reati fiscali scatta la non punibilità, ma solo in situazioni particolari. Il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi chiarisce che lo scudo penale per i reati fiscali scatta solo nei casi di:

  • indebita compensazione di crediti non spettanti di importo superiore a 50.000 euro;
  • mancato versamento di IVA di importo superiore a 250 euro per anno;
  • mancato versamento di ritenute dovute o certificate da più di 150.000 euro per annualità.

La differenza rispetto alle proposte fatte ai tempi della Manovra di Bilancio 2023 è che la misura non ingloba la dichiarazione infedele e omessa dichiarazione. In altre parole, nel caso in cui la violazione è stata accerta e l’importo dovuto pagato nel rispetto delle condizioni stabilite, il decreto su cui è arrivato ieri il via libera da parte del Governo, prevede uno scudo penale per le somme che superano i limiti monetari oltrepassati i quali, stando a quanto definito dalle più recenti regole, scatta il reato.

Per il senatore del Partito Democratico, Antonio Misiani, si tratta dell’ennesimo condono concesso dal Governo Meloni che sarebbe bene togliere dal Decreto Legge Bollette perché non necessario e urgente.

Lo scudo penale andrebbe, insomma, ad agire su quegli importi nettamente superiori a quella soglia di evasione definita di “necessità”, e che va a proteggere non chi si ritrova in una situazione di crisi, bensì gli evasori seriali. Per questo motivo non mancano i timori associati alla sua messa a punto.

Molti esperti e politici infatti sono del parere che una tale misura spingerebbe il contribuente più verso la strada dell’evasione fiscale piuttosto che verso il pagamento delle tasse.

Scudo penale per i reati fiscali, quali altre novità sugli avvisi

A dare man forte all’introduzione dello scudo penale per i reati fiscali nel Ddl Bollette è stato proprio il viceministro dell’Economia, con delega al Fisco, Maurizio Leo, il quale ha impresso la giusta spinta alla realizzazione di uno dei capisaldi più sentiti dei partiti di destra, quello cioè di assicurare la “salvezza” dai reati penali chi si trova a dover evadere il Fisco per pura necessità.

In base al provvedimento, la portata penale del reato viene quantificata prendendo in considerazione “le definizioni raggiunte in sede amministrativa o giudiziale”, vale a dire i casi in cui il contribuente aderisce all’accertamento e decide di pagare quando dovuto. Lo stesso vale se il pagamento dell’importo viene rateizzato.

Altre novità vanno ad interessare gli avvisi di accertamento, rettifica e liquidazione, nonché gli atti di recupero non impugnati ma che lo erano alla data del 1°gennaio 2023. Nella definizione agevolata vanno ad inserirsi quegli avvisi ormai diventati definitivi perché su di essi non è arrivata l’impugnazione entro il 15 febbraio. Stiamo parlando insomma di una rottamazione con effetti sugli avvisi che porta il contribuente a pagare esclusivamente l’imposta, ma non le sanzioni e gli interessi.

Diverso è il discorso per i gli avvisi con acquiescenza tributaria, da pagare a rate, per i quali si potranno contrattare condizioni migliori per le somme da versare.

Scudo penale per i reati fiscali, quali altre novità sugli avvisi

Oltre allo scudo penale per i reati fiscali, un capito a parte è dedicato dal decreto alle proroghe dei tempi per pagare le imposte. Nello specifico, viene stabilito un nuovo calendario:

La data del pagamento della prima rata per sanare le irregolarità e le inadempienze commesse fino al 31 ottobre 2022 slitta di sette mesi (dal 31 marzo 2023 al 31 ottobre 2023), mentre il ravvedimento speciale sulle dichiarazioni riferite al periodo d’imposta del 31 dicembre 2023 e precedenti viene posticipato al 30 settembre 2023 (la scadenza era fissata al 31 marzo 2023).

Cambiano anche le date per la definizione agevolata di controversie tributarie (conciliazione agevolata, liti pendenti, rinuncia in Cassazione). La domanda di adesione viene posticipata al 30 settembre. Nel caso di importi eccedenti i 1.000 euro, il pagamento può essere fatto in 20 rate, alla condizione che le prime tre siano versate entro fine settembre, ottobre e 20 dicembre.

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