Ecco cosa hanno ordinato queste persone per spendere 100.000 euro in una cena al ristorante (e perché è un problema).
Lo scontrino da 100.000 euro è diventato un caso mediatico in Francia, un clamore tutt’altro che sorprendente. Una cena costata quasi tre anni di stipendio per la media dei cittadini francesi e questo soltanto se si tiene conto dei 39.800 euro lordi annui stimati dall’Insee. Comprensibile che lo scontrino a cinque zeri, pubblicato da Nice-Matin, abbia suscitato in poco tempo migliaia di commenti. C’è chi è semplicemente curioso di sapere cos’hanno ordinato gli ospiti per arrivare a questa cifra da capogiro, 106.706 euro per la precisione, chi nota con amarezza le enormi differenze tra la popolazione.
Cosa hanno ordinato nella cena da 100.000 euro
L’interesse per gli scontrini dei ristoranti raggiunge livelli altissimi nella stagione estiva, quando le vacanze e il turismo apportano un elevato afflusso ai locali. Gli scontrini diventano così un termometro della società, mostrando le spese delle persone, le loro scelte soprattutto e anche i prezzi adottati dai ristoratori. Di scontrini che fanno clamore ce ne sono ogni anno moltissimi, ma questo particolare conto andato virale è molto più banale di quanto si possa immaginare. Per quanto sia una cifra considerevole, estremamente distante dai conti al ristorante cui è abituata la maggior parte della gente, è del tutto giustificata e comprensibile.
Innanzitutto bisogna contestualizzare: lo scontrino da 100.000 euro è stato emesso da La Môme, un ristorante di lusso a Cannes, per un tavolo da 40 commensali. La spesa a persona è quindi di circa 2.500 euro, di cui circa 500 (20.000 euro per l’intero tavolo) per il menù. Per arrivare al conto da capogiro bisogna però aggiungere lo champagne, per la precisione una bottiglia di Mathusalem Crystal Roederer da 18.000 euro e una di Crystal Roederer del 2015 da 15.000 euro, e ovviamente il caviale, al prezzo di 14.000 euro per 250 grammi. A questi ordini particolarmente costosi si devono aggiungere comunque pietanze e bevande con un costo molto più elevato rispetto alla media, in linea con il locale. Bottiglie d’acqua naturale e frizzante da 15 euro l’una, caffè da 8 euro e così via.
Nel complesso, ciò che ha fatto esplodere il conto - come spesso accade in questi casi - sono i vini o per meglio dire in questo caso lo champagne. Il costo delle pietanze, sicuramente alto, è comunque in linea con il servizio dato dal ristorante e il luogo. Non ci sono irregolarità, anche perché il prezzo non è soltanto esposto sul menù come richiesto dalla legge ma addirittura consultabile sul sito web del ristorante senza alcuno sforzo. Si può così notare che, sempre in un contesto di spese sopra la media appropriato al posto, la scelta è piuttosto ampia e così anche il budget.
Gli antipasti alla carta, per esempio, vanno da un costo minimo di 28 euro (per un piatto a base di burrata) a un massimo di 195 euro per le chele di granchio. A parte, il caviale, che parte da 150 euro per una porzione da 30 grammi. Guardando la carta dei vini è ancora più evidente, ci sono bottiglie per (quasi) tutte le tasche. A tal proposito, bisogna notare con piacere il frequente uso di prodotti made in Italy. Dalla burrata al Moscato d’Asti, le risorse del Belpaese vengono sapientemente sfruttate da tutti i ristoranti di fascia medio-alta.
Il problema della cena da 100.000 euro
Tornando allo scontrino, la spesa da 100.000 euro per la cena è coerente e ovviamente lecita. Moltissime persone che hanno commentato la notizia riportata dalla testata francese si sono però mostrate comunque indignate, lamentando la disparità economica fra le persone e quello che viene giudicato uno spreco di denaro. Di fatto, ognuno può spendere i propri soldi come meglio crede nell’ambito della legalità e in questo caso specifico non sono state sollevate nemmeno particolari considerazioni etiche.
Questi fatti, tuttavia, evidenziano dolorosamente la difficoltà economica della maggior parte della popolazione, che riceve da queste notizie un triste promemoria delle proprie fatiche. Secondo un’indagine di The European House – Ambrosetti, nel 2024 gli italiani hanno speso 85 miliardi di euro per pranzare e cenare fuori casa, un dato in calo continuo dalla pandemia.
Mangiare fuori è un lusso per buona parte delle famiglie, che limita le uscite mensili e cerca di tenere il costo a persona intorno ai 20 euro. Che non tutti possano permettersi caviale e champagne è normale, ma che gli altri debbano faticare per una pizza a testa non lo è affatto. Chiaramente, la responsabilità non va né ai ristoratori né ai commensali più facoltosi, ma queste dinamiche aiutano a sottolineare un problema ormai diffuso e sistemico in Europa.
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