Dopo i tappi attaccati, arriva un’altra novità che rivoluziona le bottiglie in plastica

Alessandro Nuzzo

11 Ottobre 2025 - 11:08

Le bottiglie di plastica sono uno dei materiali più inquinanti: ecco la prossima novità in arrivo dopo i tappi attaccati.

Dopo i tappi attaccati, arriva un’altra novità che rivoluziona le bottiglie in plastica

La plastica è uno dei materiali più inquinanti al mondo, capace di resistere per migliaia di anni nell’ambiente prima di decomporsi. Sulla Terra e soprattutto in mare rappresenta un problema serio da non sottovalutare, perché si accumula ovunque, soffocando gli ecosistemi e minacciando la fauna marina. Negli ultimi anni si sta cercando di fare qualcosa per limitarne l’uso e aumentare anche la quota di quella riciclata, così da reinserirla in un sistema di economia circolare più efficiente e sostenibile.

Una delle strategie messe in atto per ridurre la dispersione della plastica nell’ambiente può sembrare banale e ha irritato molte persone, ma in realtà è molto importante: stiamo parlando dei tappi attaccati alla bottiglia. Fino a pochi anni fa, infatti, il tappo era separato dalla bottiglia di plastica e contribuiva a inquinare l’ambiente perché spesso veniva disperso, finendo nei fiumi e poi in mare.

L’Unione Europea, dal 3 luglio 2024, ha reso obbligatorio che i tappi restino fissati alla bottiglia. Una vera rivoluzione alla quale molti cittadini hanno reagito con disappunto, giudicando scomoda la novità. Alcuni brevetti, infatti, non rendono il tappo rigido e, se non lo si tiene con la mano, tende a piegarsi sotto la bottiglia, rendendo difficile bere. Tuttavia, si tratta di una misura fondamentale verso la sostenibilità ambientale e la riduzione dei rifiuti plastici dispersi. I produttori stanno progressivamente sviluppando nuovi brevetti per migliorare l’esperienza e ridurre i disagi, trovando soluzioni più ergonomiche e pratiche.

Il futuro si chiama bioplastica

Ma c’è un’altra innovazione su cui si sta lavorando: il futuro si chiama bioplastica. L’obiettivo sarà abbandonare progressivamente la plastica tradizionale per produrre bottiglie in materiali biodegradabili o compostabili, come il PLA (acido polilattico) o i PHA (poliidrossialcanoati).

Questi materiali hanno origine vegetale, derivano ad esempio da amido di mais, canna da zucchero o patate, e si decompongono naturalmente, senza lasciare residui di microplastiche. Sebbene siano oggi più costosi da produrre rispetto al classico PET, nel lungo periodo diventeranno sempre più diffusi grazie ai loro vantaggi ambientali e al calo dei costi di produzione previsto con l’aumento della domanda.

L’Unione Europea ha stabilito che entro il 2030 tutti gli imballaggi monouso dovranno essere riciclabili o compostabili. Questa decisione segnerà un punto di svolta: i produttori non solo dovranno adottare materiali più sostenibili, ma ripensare anche l’intero processo produttivo, che inevitabilmente comporterà un aumento dei costi. Tuttavia, tornare indietro non sarà più possibile, perché la tutela dell’ambiente è ormai una priorità globale condivisa.

Per anni ambiente e oceani sono stati contaminati dalla plastica e ne subiremo gli effetti ancora a lungo. Particolare attenzione meritano le microplastiche, minuscole particelle presenti nei pesci e persino nell’acqua che ingeriamo quotidianamente. Non è ancora chiaro quali conseguenze possa avere l’assunzione costante di queste sostanze sull’organismo umano, ma diversi studi indicano che potrebbero interferire con il metabolismo e il sistema ormonale.

Infine, serve più buon senso civico: sostituire una bottiglia di plastica con una borraccia di metallo rappresenterebbe un enorme passo avanti per l’ambiente. Sempre più persone dovrebbero comprendere l’importanza di ridurre il consumo di plastica, e l’informazione pubblica può giocare un ruolo decisivo in questa battaglia, promuovendo comportamenti sostenibili e responsabili.

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