Salario minimo europeo approvato: cosa succederà in Italia? Le conseguenze sullo stipendio dei lavoratori

Rosaria Imparato

14 Settembre 2022 - 17:13

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Salario minimo approvato dal Parlamento Europeo: cosa cambia per i lavoratori italiani? Vediamo qual è la situazione in Europa e le conseguenze in Italia.

Salario minimo europeo approvato: cosa succederà in Italia? Le conseguenze sullo stipendio dei lavoratori

Il salario minimo europeo è stato approvato in via definitiva dal Parlamento con 505 voti favorevoli, 92 contrari e 44 astensioni. Il Consiglio dovrebbe approvare formalmente l’accordo a settembre, e poi il testo diventerà legge. I Paesi Ue avranno due anni di tempo dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale europea per adeguarsi alla direttiva.

L’obiettivo è quello di garantire un tenore di vita dignitoso, tenendo conto del costo della vita e dei più ampi livelli di retribuzione. Le norme Ue rispetteranno le pratiche nazionali di fissazione dei salari. Inoltre, sarà rafforzata la contrattazione collettiva nei paesi in cui è coinvolto meno dell’80% dei lavoratori. Ma cosa cambia per lo stipendio degli italiani?

Salario minimo europeo approvato: cosa succederà in Italia? Le conseguenze sullo stipendio dei lavoratori

In realtà ancora non è chiaro cosa succederà in Italia. Le elezioni politiche del 25 settembre faranno da ago della bilancia. Di base, il Pd propone il salario minimo a 9 euro l’ora, la stessa cifra proposta anche dal Movimento 5 Stelle. Sinistra Italiana e Verdi propongono il salario minimo a 10 euro l’ora (corrispondenti a 1.200 euro al mese), mentre gli altri partiti rimangono su formule più vaghe, proponendo «salari adeguati ed equi».

La direttiva dispone che non è necessario fissare per legge un minimo se la copertura dei contratti collettivi raggiunge l’80% dei lavoratori, e in Italia il tetto è già raggiunto. Per questo motivo, continua la direttiva, si potrebbe optare per il rafforzamento e l’estensione a tutti i lavoratori dei minimi già stabiliti per settore.

Il ministro del Lavoro Orlando aveva già provato a farlo, anche con incontri con le parti sociali, ma l’accordo non è andato in porto con la caduta del governo.

Laura Ferrara, europarlamentare M5S, afferma in una nota:

“L’inflazione alle stelle e il caro energia stanno falcidiando il potere d’acquisto dei cittadini, non dobbiamo dunque perdere ulteriore tempo e puntare a recepire la direttiva il prima possibile. L’Italia ha due anni di tempo per farlo, per noi invece deve essere la priorità del nuovo Parlamento italiano. Il salario minimo va introdotto nel nostro ordinamento già entro fine anno. Questa direttiva rappresenta anche una misura anti-dumping a vantaggio delle imprese italiane perché individua criteri generali e condivisi per la fissazione dei salari e aumenta la copertura della contrattazione collettiva molto bassa in alcuni Paesi dell’est.”

Nel testo concordato viene introdotto l’obbligo per i Paesi UE di istituire un sistema di monitoraggio affidabile, controlli e ispezioni sul campo, per garantire conformità e contrastare i subappalti abusivi, il lavoro autonomo fittizio, gli straordinari non registrati o la maggiore intensità di lavoro.

Il salario minimo in Europa

Attualmente in Europa, su 27 Paesi ce ne sono 21 in cui sono previste retribuzioni minime nazionali, naturalmente di importo diverso. Gli altri sei (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) determinano i livelli salariali sulla base della contrattazione collettiva delle retribuzioni.

Secondo i dati Eurostat, il più basso è il salario minimo della Bulgaria (332 euro), quello più alto è in Lussemburgo (2.257 euro). In generale, i salari minimi più alti sono accordati in Lussemburgo, Irlanda e Germania; quelli più bassi in Bulgaria, Lettonia ed Estonia.

Il salario minimo rimane sotto i 1.000 euro in (Est, Baltici, Grecia, Portogallo), si alza leggermente rimanendo tra i 1.000 e i 1.500 euro in Slovenia e in Spagna.

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